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Concordato in appello: quando il ricorso è nullo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 42874/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di “concordato in appello” (ex art. 599-bis c.p.p.). L’imputato lamentava la mancata verifica di cause di proscioglimento e l’incongruità della pena. La Corte ha ribadito che, in caso di accordo sulla pena, il ricorso è consentito solo per vizi specifici (come problemi nella formazione della volontà o consenso del PM) e non per riesaminare il merito della decisione o la congruità della sanzione patteggiata.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello e Ricorso per Cassazione: I Limiti dell’Impugnazione

L’istituto del concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, consentendo alle parti di accordarsi sulla determinazione della pena. Tuttavia, una volta raggiunto tale accordo e ratificato dal giudice, quali sono i margini per un’ulteriore impugnazione? Con la recente ordinanza n. 42874 del 2024, la Corte di Cassazione torna a ribadire i rigidi paletti che delimitano l’ammissibilità del ricorso avverso una sentenza di questo tipo.

I Fatti del Caso: Dalla Riforma della Pena all’Impugnazione

La vicenda processuale ha origine da una sentenza della Corte di appello di Genova che, in parziale riforma della decisione di primo grado, accoglieva la richiesta di concordato formulata dalle parti. La pena per i reati di rapina e lesioni veniva così rideterminata in due anni, dieci mesi e venti giorni di reclusione, oltre a una multa di 1.400,00 euro.

Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una presunta violazione di legge. In particolare, sosteneva che il giudice d’appello avesse omesso di verificare la sussistenza di eventuali cause di proscioglimento (come previsto dall’art. 129 c.p.p.) e non avesse valutato la congruità della pena concordata.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Concordato in Appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della cassa delle ammende. La decisione si fonda su un principio consolidato in giurisprudenza, che limita drasticamente i motivi per cui è possibile impugnare una sentenza emessa a seguito di concordato in appello.

Le Motivazioni della Suprema Corte

I giudici di legittimità hanno chiarito che l’accesso a un rito premiale come il concordato in appello implica una rinuncia implicita a far valere determinate censure. Il ricorso per Cassazione, in questi casi, non può diventare un’occasione per rimettere in discussione il merito della decisione o la convenienza dell’accordo.

I Motivi Ammissibili di Ricorso

La Corte ha ricordato che, secondo l’orientamento delle Sezioni Unite (sentenza n. 19415/2022), il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici, quali:
1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Problemi relativi al consenso del pubblico ministero.
3. Una pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.
4. L’omessa dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione, qualora questa fosse già maturata prima della sentenza.

Perché le Doglianze dell’Imputato sono state Respinte?

Le critiche mosse dal ricorrente non rientravano in nessuna delle categorie ammissibili. La Corte ha specificato che sono inammissibili le doglianze relative a:
* La mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento ex art. 129 c.p.p.
* L’applicazione o il diniego di circostanze attenuanti o aggravanti.
* Vizi nella determinazione della pena che non si traducano in una palese illegalità della sanzione (ad esempio, una pena fuori dai limiti edittali).

In sostanza, accettando il concordato, l’imputato rinuncia a contestare questi aspetti, che rientrano nel nucleo dell’accordo stesso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame conferma la natura ‘tombale’ del concordato in appello rispetto alla gran parte delle questioni di merito e di commisurazione della pena. Per i difensori e gli imputati, ciò significa che la decisione di accedere a questo istituto deve essere ponderata con estrema attenzione, poiché preclude quasi ogni possibilità di successiva impugnazione, salvo vizi genetici dell’accordo o errori macroscopici come la mancata declaratoria di prescrizione. La sentenza rafforza l’efficienza del sistema processuale, evitando che i riti alternativi vengano utilizzati in modo strumentale per poi tentare di rimettere tutto in discussione in sede di legittimità.

È sempre possibile ricorrere in Cassazione dopo un ‘concordato in appello’?
No, non è sempre possibile. Il ricorso è ammesso solo per motivi tassativamente indicati, come vizi nella formazione della volontà delle parti, nel consenso del PM, difformità della sentenza rispetto all’accordo o omessa declaratoria di prescrizione del reato maturata prima della sentenza.

Perché la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’imputato?
Perché i motivi proposti – ossia la mancata verifica di cause di proscioglimento e la presunta incongruità della pena – non rientrano tra quelli consentiti dalla legge per impugnare una sentenza emessa a seguito di concordato. Accettando l’accordo, l’imputato rinuncia a sollevare tali questioni.

Quali sono le conseguenze per chi propone un ricorso inammissibile?
Come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che propone un ricorso dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e, se si ravvisa una colpa, anche al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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