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Concordato in appello: quando il ricorso è nullo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza emessa a seguito di un concordato in appello. La decisione ribadisce che tale ricorso è consentito solo per vizi specifici legati alla formazione della volontà delle parti o a un contenuto difforme della pronuncia, e non per riesaminare il merito della causa o motivi a cui si è rinunciato con l’accordo.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, introdotto dall’articolo 599 bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che permette alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Tuttavia, scegliere questa via processuale ha conseguenze significative sulla possibilità di impugnare la decisione successiva. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti invalicabili del ricorso avverso una sentenza emessa a seguito di tale accordo.

Il Caso in Esame

Nel caso di specie, un imputato aveva proposto ricorso per cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello che, su richiesta concorde delle parti, aveva ridotto la sua pena. L’imputato, attraverso il suo difensore, aveva quindi aderito a un concordato in appello, ottenendo una pena finale di sei anni, due mesi e venti giorni di reclusione. Nonostante l’accordo, ha successivamente tentato di contestare la sentenza di fronte alla Suprema Corte.

I Limiti Imposti al Ricorso dopo un Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire un principio consolidato nella sua giurisprudenza. La scelta di accedere al concordato in appello implica una rinuncia a far valere determinate censure. Di conseguenza, il successivo ricorso per cassazione non può essere utilizzato per riaprire una discussione sul merito della vicenda o su motivi che sono stati implicitamente abbandonati con l’accordo.

I Motivi Ammissibili di Ricorso

La giurisprudenza ha delineato un perimetro molto ristretto per l’ammissibilità del ricorso. È possibile contestare la sentenza emessa ex art. 599 bis c.p.p. solo per motivi che attengono a:
1. La formazione della volontà: Se si dimostra che il consenso dell’imputato all’accordo era viziato.
2. Il consenso del Procuratore Generale: Qualora vi siano state irregolarità nel consenso prestato dall’accusa.
3. Il contenuto difforme della pronuncia: Se la decisione del giudice si discosta da quanto concordato tra le parti.

I Motivi Sistematicamente Inammissibili

Al di fuori delle ipotesi sopra menzionate, il ricorso è inammissibile. In particolare, non è possibile lamentare:
Motivi rinunciati: Tutte le doglianze relative al merito della responsabilità penale, che si considerano superate dall’accordo sulla pena.
Mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento: L’omessa valutazione da parte del giudice d’appello di eventuali cause di non punibilità (ex art. 129 c.p.p.), a meno che non emergano in modo evidente dagli atti senza necessità di approfondimenti.
Prescrizione del reato: Anche la deduzione della prescrizione maturata prima della sentenza di appello, se non eccepita, non può essere sollevata per la prima volta in Cassazione.

Le Motivazioni della Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità basandosi sulla sua giurisprudenza costante. Richiamando una sentenza del 2018 (n. 30990), ha affermato che le doglianze ammissibili sono solo quelle relative a vizi del consenso o a una decisione del giudice non conforme all’accordo. Nel caso in esame, il ricorrente sollevava censure che non rientravano in queste categorie, ma che vertevano su profili di merito per i quali il giudice d’appello non era tenuto a fornire ulteriore motivazione, proprio in virtù dell’accordo raggiunto. La Corte ha inoltre specificato, citando una decisione delle Sezioni Unite del 2022 (n. 19415), che persino l’omessa dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione, se non dedotta specificamente, non costituisce un motivo valido di ricorso. Poiché i motivi del ricorrente erano estranei a questo perimetro, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma che la scelta del concordato in appello è una decisione strategica con effetti preclusivi importanti. L’imputato e il suo difensore devono ponderare attentamente i benefici di una pena ridotta contro la quasi totale rinuncia a future impugnazioni. La sentenza diventa, di fatto, quasi inattaccabile, salvo vizi procedurali gravissimi legati alla formazione dell’accordo. Per i professionisti legali, ciò significa dover illustrare con estrema chiarezza al proprio assistito le conseguenze definitive di tale scelta, che chiude le porte a un riesame della colpevolezza da parte della Corte di Cassazione.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa con “concordato in appello”?
No. Il ricorso è ammissibile solo per un numero molto limitato di motivi, come vizi nella formazione della volontà di aderire all’accordo, irregolarità nel consenso del Procuratore Generale, o una decisione del giudice non conforme a quanto pattuito.

Quali motivi di ricorso sono considerati inammissibili dopo un concordato in appello?
Sono inammissibili le doglianze relative a motivi a cui si è rinunciato con l’accordo, come la valutazione della colpevolezza, e quelle sulla mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.), a meno che non siano palesi ed evidenti.

Cosa succede se il ricorso contro un concordato in appello viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, stabilita discrezionalmente dalla Corte, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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