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Concordato in appello: quando il ricorso è nullo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato avverso una sentenza di patteggiamento in appello. L’ordinanza chiarisce che il cosiddetto ‘concordato in appello’ è un negozio processuale e può essere impugnato solo per vizi specifici, come difetti nella formazione della volontà o illegalità della pena, e non per motivi legati a una presunta mancata valutazione dei presupposti per il proscioglimento. Il ricorso è stato quindi respinto, con condanna del ricorrente alle spese processuali e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: i limiti stretti del ricorso in Cassazione

Il concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo con cui le parti possono accordarsi per una rideterminazione della pena nel secondo grado di giudizio. Ma cosa succede se, dopo aver raggiunto l’accordo, una delle parti decide di impugnare la sentenza che ne deriva? Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha ribadito con chiarezza i confini molto ristretti di tale possibilità, dichiarando inammissibile un ricorso proposto per motivi non consentiti dalla legge.

I fatti di causa

Nel caso in esame, la Corte di Appello di Bari, su richiesta concorde delle parti, aveva applicato a un imputato la pena di 2 anni e 8 mesi di reclusione, oltre a una multa di 2.800 euro. Nonostante l’accordo raggiunto, il difensore dell’imputato proponeva ricorso per cassazione, lamentando la violazione degli articoli 129 e 546 del codice di procedura penale. In sostanza, si contestava una presunta carenza di motivazione riguardo all’assenza dei presupposti per una sentenza di proscioglimento, che il giudice avrebbe dovuto valutare prima di ratificare l’accordo sulla pena.

La decisione della Cassazione sul concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, poiché basato su motivi diversi da quelli eccezionalmente ammessi dalla legge per questo tipo di sentenze. La Corte ha sottolineato che il ricorso avverso una sentenza emessa a seguito di concordato in appello è ammissibile solo in casi specifici e tassativi. Questo strumento processuale, infatti, dà vita a un vero e proprio negozio giuridico processuale, un patto liberamente stipulato tra le parti.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha ribadito un principio consolidato, anche a Sezioni Unite: una volta che l’accordo tra le parti viene consacrato nella decisione del giudice, esso non può essere modificato unilateralmente da chi lo ha promosso o vi ha aderito. L’impugnazione è consentita solo per motivi che attengono a vizi genetici dell’accordo stesso, quali:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Problemi relativi al consenso del pubblico ministero sulla richiesta.
3. Un contenuto della sentenza difforme rispetto a quanto concordato tra le parti.

Un’ulteriore eccezione è rappresentata dall’ipotesi di illegalità della pena concordata. Nel caso di specie, il motivo del ricorso – la presunta mancata valutazione di cause di proscioglimento – non rientrava in nessuna di queste categorie. La scelta di accedere al concordato implica una rinuncia a far valere altre doglianze. Pertanto, il ricorso è stato giudicato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende, a causa della colpa ravvisata nella proposizione di un’impugnazione palesemente infondata.

Conclusioni

Questa pronuncia conferma la natura vincolante del concordato in appello. Le parti che scelgono questa via devono essere consapevoli che stanno esercitando un potere dispositivo che limita fortemente le successive possibilità di impugnazione. La sentenza che ratifica l’accordo può essere contestata solo per vizi che ne inficiano la validità originaria o per palese illegalità della pena, ma non per riesaminare questioni di merito che si presumono superate dalla volontà stessa delle parti di definire il processo con un accordo. Si tratta di un importante monito sulla ponderazione necessaria prima di accedere a istituti di giustizia negoziata.

Quando è possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza basata su un ‘concordato in appello’?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici: vizi nella formazione della volontà della parte, problemi nel consenso del pubblico ministero, difformità tra l’accordo e la pronuncia del giudice, o illegalità della pena concordata.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Perché è stato proposto per motivi diversi da quelli consentiti dalla legge. Il ricorrente lamentava una carenza di motivazione sull’insussistenza di cause di proscioglimento, un motivo che non rientra tra le eccezioni previste per impugnare una sentenza ex art. 599-bis c.p.p.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
L’inammissibilità del ricorso comporta, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, qualora si ravvisi una colpa, al versamento di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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