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Concordato in appello: quando il ricorso è nullo

Un imputato, dopo aver stipulato un concordato in appello per un’accusa di tentato furto, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un’errata valutazione dei fatti. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che, a seguito di un concordato in appello, non è possibile contestare i punti oggetto di rinuncia, come la ricostruzione della vicenda. Il ricorrente è stato quindi condannato al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento per deflazionare il carico giudiziario, permettendo all’imputato e alla Procura Generale di accordarsi sulla pena. Tuttavia, questa scelta processuale comporta conseguenze significative sulla possibilità di impugnare ulteriormente la decisione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti invalicabili del ricorso successivo a un accordo di questo tipo.

I Fatti del Caso

Nel caso in esame, un imputato era stato accusato di concorso in tentato furto aggravato. Giunto dinanzi alla Corte d’Appello, attraverso il suo difensore, decideva di rinunciare a tutti i motivi di gravame, ad eccezione di quelli relativi alla quantificazione della pena e alla concessione delle attenuanti generiche. Su questi unici punti, raggiungeva un accordo con il Procuratore Generale per una pena finale di dieci mesi e venti giorni di reclusione, oltre a una multa di 200 euro.

La Corte d’Appello, preso atto dell’accordo, rideterminava la pena come concordato. Nonostante ciò, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione, sostenendo che la Corte territoriale non avesse considerato elementi fondamentali per una diversa ricostruzione dei fatti.

La Decisione della Corte e i Limiti del Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso palesemente inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: la scelta di accedere al concordato in appello implica una rinuncia implicita a contestare i punti non inclusi nell’accordo. L’imputato aveva rinunciato a tutti i motivi di appello tranne quelli sul trattamento sanzionatorio. Di conseguenza, non poteva più sollevare in Cassazione questioni relative alla ricostruzione dei fatti, poiché tale argomento era stato definitivamente abbandonato con l’accordo in appello.

Le Motivazioni

I giudici della Suprema Corte hanno ribadito che il ricorso avverso una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è consentito solo per motivi specifici e tassativi. Citando un proprio precedente (Sez. 2, n. 22002 del 2019), la Corte ha chiarito che sono ammissibili solo le doglianze relative a:

1. Vizi della volontà: se la decisione dell’imputato di accedere al concordato non è stata libera e consapevole.
2. Mancato consenso del pubblico ministero: se l’accordo è stato ratificato dal giudice senza il necessario consenso della Procura.
3. Pena illegale o difforme: se la pena applicata dal giudice è diversa da quella concordata o è illegale, ovvero non rientra nei limiti previsti dalla legge per quel reato.

Sono, al contrario, inammissibili tutti i ricorsi basati sui motivi a cui si è rinunciato, sulla mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) o su presunti vizi nella determinazione della pena che non ne comportino l’illegalità. Poiché il ricorso dell’imputato mirava a una riconsiderazione dei fatti, materia a cui aveva espressamente rinunciato, è stato ritenuto inammissibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma la natura tombale del concordato in appello sulla maggior parte delle questioni processuali. La decisione di accordarsi sulla pena è una scelta strategica che preclude quasi ogni possibilità di un ulteriore grado di giudizio nel merito. Gli imputati e i loro difensori devono ponderare attentamente questa opzione, consapevoli che, una volta siglato l’accordo, le porte della Cassazione si chiudono per tutte le questioni oggetto di rinuncia. La conseguenza di un ricorso infondato, come in questo caso, non è solo la conferma della condanna, ma anche l’aggiunta di ulteriori spese processuali e di una sanzione pecuniaria, qui fissata in 4.000 euro.

È possibile fare ricorso in Cassazione dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (concordato in appello)?
Sì, ma solo per motivi molto specifici e limitati. Non si possono riproporre i motivi di appello a cui si è rinunciato, come la ricostruzione dei fatti, né chiedere una nuova valutazione del merito della vicenda.

Quali sono i motivi validi per un ricorso in Cassazione dopo un concordato in appello?
Secondo la sentenza, i motivi ammissibili riguardano esclusivamente vizi nella formazione della volontà di raggiungere l’accordo, il mancato consenso del pubblico ministero, oppure l’applicazione da parte del giudice di una pena illegale o diversa da quella concordata.

Cosa succede se si presenta un ricorso inammissibile dopo un concordato in appello?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile senza che la Corte esamini il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata di 4.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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