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Concordato in Appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati avverso una sentenza della Corte d’Appello, emessa a seguito di un “concordato in appello”. I ricorrenti lamentavano errori nel calcolo della pena e la mancata applicazione di pene sostitutive. La Suprema Corte ha stabilito che l’accordo sulla pena preclude la possibilità di sollevare tali questioni in sede di legittimità, poiché l’adesione al rito speciale implica una rinuncia ai relativi motivi di doglianza. Il ricorso dopo un concordato in appello è ammesso solo per vizi legati alla formazione della volontà delle parti o alla conformità della sentenza all’accordo stesso. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: La Cassazione e i Limiti dell’Impugnazione

L’istituto del Concordato in Appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento per accelerare la definizione dei processi, ma quali sono le conseguenze per chi, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena, decide di impugnare la sentenza in Cassazione? Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito i confini molto stretti di tale possibilità, dichiarando inammissibili i ricorsi che non rispettano precise condizioni.

Il Caso: Ricorso Dopo un Accordo sulla Pena

Nel caso di specie, due imputati avevano concordato la pena con la Procura Generale presso la Corte d’Appello. Nonostante l’accordo, i loro difensori hanno presentato ricorso per Cassazione, lamentando due principali violazioni di legge: un’errata dosimetria della pena, ovvero un calcolo non corretto della sanzione applicata, e la mancata applicazione delle pene sostitutive alla detenzione per uno dei ricorrenti. In sostanza, pur avendo accettato un patto sulla pena, contestavano successivamente alcuni aspetti della sua applicazione.

La Decisione della Cassazione e il Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi manifestamente infondati e, di conseguenza, inammissibili. La decisione si fonda su un principio consolidato: l’accordo sulla pena nel giudizio d’appello comporta una rinuncia implicita a far valere determinate doglianze. Il potere dispositivo riconosciuto alle parti limita non solo la cognizione del giudice di secondo grado, ma preclude anche la possibilità di sollevare successivamente questioni su cui si è, di fatto, già trovato un accordo.

le motivazioni

La Suprema Corte ha chiarito che il ricorso avverso una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è ammissibile solo per motivi molto specifici. Questi includono:

* Vizi nella formazione della volontà: Ad esempio, se una delle parti ha aderito all’accordo per errore, violenza o dolo.
* Mancanza del consenso del Procuratore Generale: Se l’accordo non ha ricevuto la necessaria approvazione dell’accusa.
* Contenuto difforme della pronuncia: Se la sentenza del giudice si discosta da quanto pattuito tra le parti.

Al di fuori di queste ipotesi, le doglianze relative a questioni di merito, come la valutazione delle prove, la sussistenza di cause di non punibilità (ex art. 129 c.p.p.) o, come nel caso in esame, la dosimetria della pena, sono da considerarsi rinunciate. Scegliendo la via del Concordato in Appello, l’imputato accetta la pena proposta e non può, in un secondo momento, rimetterla in discussione davanti al giudice di legittimità.

La Questione delle Pene Sostitutive

Per quanto riguarda la richiesta di pene sostitutive, la Corte ha rilevato due profili di inammissibilità. In primo luogo, la richiesta era stata avanzata per la prima volta in sede di Cassazione, risultando tardiva. In secondo luogo, la pena concordata era superiore ai quattro anni di reclusione, soglia massima prevista dalla legge (art. 545-bis c.p.p.) per poter accedere a tali benefici.

le conclusioni

Questa ordinanza conferma che il Concordato in Appello è un atto dispositivo che produce effetti preclusivi significativi. La scelta di percorrere questa strada processuale deve essere ponderata attentamente, poiché limita drasticamente le successive possibilità di impugnazione. La sentenza può essere contestata solo per vizi che attengono alla validità e alla correttezza formale dell’accordo stesso, non per riesaminare il merito della decisione. La conseguenza di un ricorso inammissibile, come in questo caso, è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, a testimonianza della serietà con cui l’ordinamento tratta l’abuso dello strumento impugnatorio.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza frutto di “concordato in appello” per motivi relativi al calcolo della pena?
No. Secondo la Corte, l’accordo sulla pena in appello comporta una rinuncia a tali motivi. Il ricorso è ammissibile solo se contesta la formazione della volontà delle parti, il consenso del Procuratore o la difformità della sentenza rispetto all’accordo.

Si possono richiedere per la prima volta le pene sostitutive con un ricorso in Cassazione?
No, la richiesta è ritenuta improponibile e tardiva. Inoltre, l’applicazione di tali pene è vincolata a limiti edittali specifici, e nel caso di specie la pena concordata superava la soglia massima di quattro anni di reclusione prevista dalla legge.

Cosa succede quando un ricorso contro una sentenza di “concordato in appello” viene dichiarato inammissibile?
Se non viene ravvisata un’assenza di colpa nel determinare l’inammissibilità, la parte ricorrente viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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