LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una sentenza emessa a seguito di un ‘concordato in appello’. L’imputato aveva contestato la determinazione della pena, nonostante l’accordo con il Pubblico Ministero. La Corte ha ribadito che il ricorso è possibile solo per vizi specifici dell’accordo o per illegalità della pena, non per una semplice rinegoziazione della sua entità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Limiti e Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

Il concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, permettendo alle parti di accordarsi sulla pena e chiudere più rapidamente il processo di secondo grado. Tuttavia, quali sono i limiti per impugnare in Cassazione una sentenza frutto di tale accordo? Una recente ordinanza della Suprema Corte fa luce sui confini di ammissibilità, confermando un orientamento consolidato.

I Fatti del Caso: L’Accordo sulla Pena e il Successivo Ricorso

Nel caso di specie, un imputato aveva proposto ricorso avverso una sentenza della Corte d’Appello. In quella sede, la difesa aveva raggiunto un accordo con il Procuratore Generale, rinunciando a tutti i motivi di appello ad eccezione di quelli relativi alla determinazione della pena. La Corte d’Appello, recependo l’accordo, aveva emesso la sentenza. Nonostante ciò, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, deducendo un vizio di motivazione proprio sulla determinazione della pena che era stata oggetto del patto.

Concordato in Appello: L’Analisi della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire i principi che regolano l’impugnazione delle sentenze emesse ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale stabile che limita fortemente la possibilità di contestare in sede di legittimità gli esiti di un accordo processuale.

La Regola Generale sull’Ammissibilità del Ricorso

Secondo la Suprema Corte, il ricorso in Cassazione contro una sentenza che recepisce un concordato in appello è ammissibile solo in casi tassativamente previsti. Questi includono:

* Vizi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere all’accordo.
* Vizi nel consenso prestato dal Pubblico Ministero.
* Un contenuto della pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.

I Motivi di Inammissibilità nel Caso Specifico

Al di fuori delle ipotesi sopra menzionate, sono considerate inammissibili tutte le altre doglianze. In particolare, non è possibile contestare:

1. I motivi di appello a cui si è espressamente rinunciato.
2. La mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p.
3. Vizi relativi alla determinazione della pena.

Su quest’ultimo punto, la Corte precisa che l’unica eccezione si verifica quando la sanzione inflitta sia illegale, ovvero non rientri nei limiti edittali previsti dalla legge per quel reato, o sia di una specie diversa da quella prescritta. Un semplice disaccordo sulla quantificazione della pena, già accettata in sede di concordato, non costituisce motivo valido di ricorso.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si basano sulla natura stessa del concordato in appello. Si tratta di un patto processuale attraverso il quale l’imputato accetta una determinata pena in cambio di una definizione più celere del processo e della rinuncia ad altri motivi di gravame. Permettere un successivo ricorso sulla misura della pena, senza che questa sia illegale, svuoterebbe di significato l’istituto stesso, poiché riaprirebbe una discussione che le parti avevano volontariamente chiuso con l’accordo. La rinuncia ai motivi di appello, eccetto quello sulla pena oggetto di accordo, implica un’accettazione del rischio processuale e una valutazione di convenienza. La pena concordata, se non manifestamente illegale, diventa quindi il risultato di una negoziazione che non può essere rimessa in discussione in Cassazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

L’ordinanza in esame conferma un principio fondamentale per la pratica legale: la scelta di aderire a un concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive. La difesa deve ponderare attentamente i benefici dell’accordo rispetto alla possibilità di far valere altri motivi di impugnazione. Una volta siglato il patto e ottenuta la sentenza, le porte della Cassazione si chiudono per quasi tutte le questioni, in particolare per quelle relative alla quantificazione della pena. Il ricorso resta un’opzione percorribile solo per vizi genetici dell’accordo o per sanzioni palesemente contrarie alla legge, un’ipotesi, quest’ultima, assai rara.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa con “concordato in appello”?
No, non è sempre possibile. Il ricorso è ammesso solo per specifici vizi, come quelli relativi alla formazione della volontà delle parti, al consenso del pubblico ministero, a una sentenza difforme dall’accordo o all’illegalità della sanzione inflitta.

Contestare la misura della pena concordata è un motivo valido per il ricorso in Cassazione?
No. Secondo l’ordinanza, le doglianze relative alla semplice determinazione della pena, se questa non è illegale (cioè non eccede i limiti di legge o non è di tipo diverso da quello previsto), non sono un motivo ammissibile per il ricorso, poiché si presume che la parte abbia accettato tale determinazione con l’accordo.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente in questo caso?
Il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati