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Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con ordinanza 303/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver raggiunto un **concordato in appello** sulla pena per detenzione di stupefacenti, ha tentato di impugnare la sentenza per motivi a cui aveva precedentemente rinunciato. La decisione ribadisce che il ricorso è limitato a vizi del consenso o della procedura dell’accordo.

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Pubblicato il 16 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Limiti e Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

L’istituto del concordato in appello, previsto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, offrendo una via per la rideterminazione della pena in secondo grado. Tuttavia, la scelta di aderirvi comporta conseguenze precise, soprattutto per quanto riguarda le successive possibilità di impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini di ammissibilità del ricorso avverso una sentenza emessa a seguito di tale accordo.

I Fatti del Caso

Il caso analizzato riguarda un imputato che, dopo una condanna in primo grado, aveva proposto appello. In sede di giudizio di secondo grado, la difesa e il Procuratore Generale raggiungevano un accordo sulla pena da applicare. Contestualmente alla stipula del concordato in appello, l’imputato rinunciava espressamente ai motivi di impugnazione diversi da quello relativo alla sanzione, inclusi quelli riguardanti l’elemento soggettivo del reato e l’aggravante dell’ingente quantità di sostanza stupefacente.

Nonostante l’accordo e la successiva sentenza della Corte d’Appello che ne recepiva i contenuti, l’imputato proponeva comunque ricorso per Cassazione, sollevando nuovamente questioni di merito legate proprio ai motivi a cui aveva esplicitamente rinunciato.

La Decisione della Corte sul Concordato in Appello

La Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato, che limita strettamente le possibilità di impugnare una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. La Corte ha ribadito che la scelta di accedere al concordato in appello implica una rinuncia irrevocabile ai motivi non strettamente legati alla pena concordata.

Di conseguenza, il ricorso in Cassazione è ammissibile solo in casi eccezionali e specifici, quali:
1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo.
2. Mancanza di consenso da parte del Procuratore Generale.
3. Contenuto della sentenza difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.

Poiché il ricorso dell’imputato si basava su motivi di merito precedentemente abbandonati, e non su uno dei vizi sopra elencati, è stato ritenuto privo dei requisiti di ammissibilità.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono chiare e lineari. L’istituto del concordato in appello si basa su una logica negoziale: l’imputato ottiene una possibile riduzione della pena in cambio della certezza e rapidità della definizione del processo. Questo scambio si concretizza nella rinuncia ai motivi di appello che non riguardano la quantificazione della pena. Permettere un successivo ricorso per Cassazione su motivi rinunciati svuoterebbe di significato l’istituto stesso, tradendone la finalità deflattiva e premiando un comportamento processualmente incoerente.

La Corte ha specificato che sono inammissibili le doglianze relative ai motivi rinunciati o alla mancata valutazione da parte del giudice delle condizioni per un proscioglimento secondo l’art. 129 c.p.p., poiché tale valutazione è assorbita dall’accordo stesso. L’imputato, accettando il concordato, accetta implicitamente che non sussistono i presupposti per un esito più favorevole.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un principio fondamentale: la scelta del concordato in appello è una decisione strategica con effetti processuali definitivi. L’imputato e il suo difensore devono ponderare attentamente i benefici di un accordo sulla pena rispetto alla perdita della possibilità di far valere altri motivi di impugnazione. Una volta perfezionato l’accordo, le vie per contestare la sentenza si restringono drasticamente ai soli vizi che inficiano la validità del consenso o la corretta trasposizione dell’accordo nella decisione del giudice. Qualsiasi tentativo di ‘ripensamento’ su motivi di merito rinunciati è destinato, come in questo caso, a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile fare ricorso in Cassazione dopo aver accettato un ‘concordato in appello’?
Sì, ma solo per motivi specifici. Il ricorso è ammissibile se riguarda vizi nella formazione della volontà di aderire all’accordo, il mancato consenso del Procuratore Generale o una decisione del giudice non conforme all’accordo raggiunto. Non è possibile ricorrere per motivi ai quali si è rinunciato.

Per quali motivi l’imputato ha fatto ricorso in Cassazione in questo caso specifico?
L’imputato ha fatto ricorso lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione riguardo all’elemento soggettivo del reato e all’aggravante dell’ingente quantità dello stupefacente, ovvero proprio i motivi a cui aveva rinunciato accettando il concordato in appello.

Qual è stata la conseguenza della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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