Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 45630 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 2 Num. 45630 Anno 2024
Presidente: NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 30/10/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOMECOGNOME nata a Padova il giorno 24/7/1988 assistita e difesa dall’avv. NOME COGNOME di fiducia
avverso la sentenza in data 29/2/2024 della Corte di appello di Venezia
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; sentita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO
Con sentenza in data 29 aprile 2024, la Corte di appello di Venezia, in accoglimento del concordato ex art. 599-bis cod. proc. pen., in parziale riforma della sentenza in data 17 gennaio 2023 del Tribunale di Rovigo ha confermato l’affermazione della penale responsabilità di NOME COGNOME in relazione al reato di cui agli artt. 110 cod. pen., 55, comma 6, d.lgs. 231/2007 (ora art. 493-ter cod. pen.) commesso in Porto Viro il 23 agosto 2017, procedendo alla sola rideterminazione del relativo trattamento sanzionatorio.
Ricorre per Cassazione avverso il predetto provvedimento il difensore dell’imputata deducendo violazione di legge e vizi di motivazione della sentenza
impugnata ai sensi dell’art. 606, lett. e), cod. proc. pen. non avendo provveduto la Corte d’appello a valutare adeguatamente la sussistenza di eventuali cause di non punibilità ai sensi dell’art. 129 cod. proc. pen.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Deve, innanzitutto essere ricordato che le Sezioni Unite hanno precisato che l’art. 610, comma 5-bis non ha introdotto un regime speciale di ricorribilità della sentenza pronunciata all’esito di concordato delle parti ex art. 599-bis cod. proc. pen. in quanto l’operazione ermeneutica volta a superare il regime generale di ricorribilità, estendendo i principi dall’istituto di cui all’art. 444 cod. proc. non è consentita per il principio di tassatività che governa i mezzi di impugnazione ed in relazione alla specialità del regime previsto dall’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen., che è di stretta interpretazione. Non merita, quindi, alcuna condivisione l’orientamento secondo il quale l’art. 610, comma 5-bis, cod. proc. pen. esclude la ricorribilità della sentenza ex art. 599-bis cod. proc. pen. (Sez. U, n. 19415 del 27/10/2022, dep. 2023, COGNOME, Rv. 28448 in motivazione; Sez. 2, Ord. n. 50062 del 16/11/2023, COGNOME, Rv. 285619).
Ciò doverosamente premesso, deve però evidenziarsi che «In tema di concordato in appello, è ammissibile il ricorso in cassazione avverso la sentenza emessa ex art. 599-bis cod. proc. pen. che deduca motivi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere al concordato, al consenso del pubblico ministero sulla richiesta ed al contenuto difforme della pronuncia del giudice, mentre sono inammissibili le doglianze relative a motivi rinunciati, alla mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento ex art. 129 cod. proc. pen. e, altresì, a vizi attinenti alla determinazione della pena che non si siano trasfusi nella illegalità della sanzione inflitta, in quanto non rientrante nei limiti edittali ovv diversa dal quella prevista dalla legge» (Sez. 1, n. 944 del 23/10/2019, dep. 2020, M., Rv. 278170).
Per le considerazioni or ora esposte, dunque, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con procedura de plano ex art. 610 comma 5-bis cod. proc. pen.
Segue, a norma dell’articolo 616 c.p.p., la condanna della ricorrente al pagamento delle spese del procedimento ed al versamento in favore della Cassa delle Ammende, non emergendo ragioni di esonero, della somma ritenuta equa di C 3.000,00 (tremila) a titolo di sanzione pecuniaria.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 30 ottobre 2024.