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Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato avverso una sentenza basata su un concordato in appello. L’imputato lamentava la mancata esclusione esplicita di alcune aggravanti, ma la Corte ha stabilito che l’esclusione della norma di legge che le contiene (art. 628, co. 3, n. 1 c.p.) è sufficiente, rendendo la decisione del giudice conforme all’accordo e il ricorso, basato su una mera richiesta di maggiore dettaglio, non ammissibile.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: la Cassazione Fissa i Paletti per il Ricorso

Il concordato in appello, noto anche come ‘patteggiamento in appello’, è uno strumento processuale che consente alle parti di accordarsi per una soluzione più rapida del secondo grado di giudizio. Ma quali sono i limiti per contestare in Cassazione una sentenza che recepisce tale accordo? Una recente ordinanza della Suprema Corte fa chiarezza, stabilendo che le doglianze sulla mera formulazione letterale della sentenza, se questa rispetta la sostanza dell’accordo, sono inammissibili.

I Fatti del Caso: un Accordo in Appello Messo in Discussione

Nel caso in esame, la Corte di Appello, su richiesta concorde delle parti, aveva riformato una sentenza di primo grado. L’accordo prevedeva l’esclusione di una specifica circostanza aggravante (prevista dall’art. 628, comma 3, n. 1 del codice penale), la prevalenza delle attenuanti generiche e la conseguente rideterminazione della pena.

Nonostante l’accordo, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione. Il motivo? Sosteneva che la sentenza d’appello, pur escludendo l’aggravante nel suo complesso, non avesse specificato a chiare lettere l’esclusione dei singoli elementi che la compongono, come l’uso delle armi e il travisamento. Questa omissione, a dire del ricorrente, avrebbe potuto generare conseguenze negative in fase di esecuzione della pena.

La Decisione della Cassazione: i Limiti del Ricorso sul Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: il ricorso contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello è consentito solo in casi molto specifici.

L’interpretazione dell’accordo e l’inammissibilità

L’impugnazione è ammissibile se riguarda:
1. Vizi nella formazione della volontà della parte di aderire all’accordo.
2. Problemi relativi al consenso del pubblico ministero.
3. Un contenuto della sentenza diverso da quello pattuito nell’accordo.

Al di fuori di queste ipotesi, non è possibile contestare la decisione, specialmente per motivi a cui si era rinunciato con l’accordo stesso o per lamentare una presunta mancata valutazione di cause di proscioglimento. Il ricorso dell’imputato non rientrava in nessuna di queste categorie, poiché non contestava l’accordo in sé, ma si limitava a criticarne la formulazione nella sentenza.

Le Motivazioni della Corte sul Concordato in Appello

La Corte ha spiegato che la doglianza del ricorrente era priva di fondamento. Il dispositivo della sentenza di appello era chiarissimo: escludeva la circostanza aggravante di cui all’art. 628, comma 3, n. 1, c.p. Secondo la Cassazione, questa dicitura è onnicomprensiva. La norma citata descrive infatti una serie di condotte (violenza con armi, azione di persona travisata, ecc.) che costituiscono l’aggravante.

Di conseguenza, escludere la norma significa escludere tutte le condotte che essa contempla. Non è necessaria una specificazione analitica di ogni singolo elemento. La decisione della Corte di Appello ha quindi rispettato pienamente il contenuto del concordato in appello raggiunto tra le parti. La richiesta di una “maggiore esplicitazione” letterale non costituisce un valido motivo di ricorso.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza rafforza la stabilità delle decisioni basate su un accordo processuale. Stabilisce che, una volta raggiunto un concordato in appello, le parti non possono successivamente impugnarlo sulla base di cavilli formali o interpretativi se la sostanza dell’accordo è stata rispettata dal giudice. La decisione deve essere conforme al patto, e se lo è, l’esame della Cassazione si ferma. Questo principio garantisce l’efficienza dello strumento del concordato, evitando ricorsi dilatori basati su pretese di pignoleria formale che non intaccano la legalità o il contenuto effettivo della decisione.

È possibile presentare ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di un concordato in appello?
Sì, ma solo per motivi specifici, come vizi nella formazione della volontà delle parti, problemi sul consenso del pubblico ministero, o se la decisione del giudice è difforme dall’accordo. Non è ammesso per contestare valutazioni di merito o per lamentare una motivazione ritenuta non sufficientemente esplicita, se il dispositivo è conforme all’accordo.

Se un giudice esclude una circostanza aggravante descritta da un articolo di legge, si intendono escluse tutte le singole condotte che quell’articolo prevede?
Sì. La Corte ha chiarito che l’esclusione della circostanza aggravante di cui all’art. 628, comma 3, n. 1, c.p., comprende implicitamente ma inequivocabilmente tutte le condotte in essa previste, come l’uso di armi o l’agire da persona travisata, senza necessità di un’esplicita menzione di ciascuna.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, stabilita equitativamente dalla Corte, in favore della cassa delle ammende. Nel caso di specie, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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