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Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

Un imputato, dopo aver ottenuto una riduzione di pena tramite un concordato in appello per reati legati agli stupefacenti, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la mancata valutazione di possibili cause di assoluzione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che l’accordo sulla pena preclude la possibilità di sollevare questioni di merito, poiché l’adesione al concordato in appello implica una rinuncia a tali doglianze.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Limiti e Conseguenze del Ricorso in Cassazione

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che consente alle parti di accordarsi sulla rideterminazione della pena in secondo grado. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo netto i confini dell’impugnabilità delle sentenze emesse a seguito di tale accordo, sottolineando la natura quasi definitiva della scelta processuale compiuta dall’imputato. Analizziamo la decisione per comprendere le implicazioni pratiche di questo istituto.

I Fatti del Caso

Nel caso di specie, un imputato, condannato per reati legati agli stupefacenti, aveva raggiunto un accordo con la Procura Generale presso la Corte di Appello per una rideterminazione della pena. La Corte territoriale, ratificando l’accordo, aveva ridotto la sanzione a due anni e quattro mesi di reclusione e 6.666,00 euro di multa.

Nonostante l’accordo, l’imputato ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo che la Corte di Appello avesse errato nel non motivare l’assenza delle cause di proscioglimento previste dall’art. 129 c.p.p. (le cosiddette formule assolutorie immediate). In pratica, pur avendo concordato la pena, l’imputato chiedeva alla Suprema Corte di annullare la sentenza per un vizio relativo all’accertamento della sua responsabilità.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: l’impugnazione di una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. è consentita solo per motivi estremamente specifici e non può rimettere in discussione il merito della vicenda.

Secondo gli Ermellini, il ricorso è ammissibile unicamente se contesta:
1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Problemi relativi al consenso del pubblico ministero.
3. Un contenuto della pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.

Qualsiasi altra doglianza, specialmente se relativa a motivi a cui la parte ha implicitamente rinunciato con l’accordo, è da considerarsi inammissibile.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Suprema Corte è chiara e rigorosa. L’adesione al concordato in appello comporta una rinuncia a far valere questioni che sarebbero altrimenti esaminabili, comprese quelle rilevabili d’ufficio come le cause di proscioglimento dell’art. 129 c.p.p. Questo perché il potere dispositivo riconosciuto alle parti dall’art. 599-bis non si limita a influenzare la decisione del giudice di secondo grado, ma ha “effetti preclusivi sull’intero svolgimento processuale”, incluso il giudizio di legittimità.

In altre parole, l’accordo sulla pena è un “pacchetto chiuso”. Accettandolo, l’imputato accetta anche la qualificazione giuridica del fatto e la sua responsabilità, rinunciando a contestarle ulteriormente. Tentare di farlo in Cassazione equivale a contraddire la scelta processuale precedentemente compiuta. La Corte ha ribadito che la richiesta concordata è vincolante nella sua integralità e il giudice non può modificarla, ma solo accoglierla o rigettarla in toto, previa condivisione della qualificazione giuridica del fatto.

Conclusioni: L’Effetto Preclusivo del Concordato in Appello

Questa pronuncia conferma la natura tombale della scelta di aderire al concordato in appello. Per l’imputato, si tratta di una valutazione strategica fondamentale: ottenere uno sconto di pena certo a fronte della rinuncia a contestare l’affermazione di responsabilità. Il ricorso in Cassazione rimane una via percorribile solo per vizi “genetici” dell’accordo, ma non per ripensamenti sul merito della condanna. La decisione della Corte ha anche conseguenze economiche: dichiarando inammissibile il ricorso, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 4.000 euro alla cassa delle ammende, a sottolineare la futilità dell’impugnazione proposta.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Sì, ma solo per motivi molto specifici che riguardano la formazione della volontà delle parti, il consenso del pubblico ministero o la difformità tra l’accordo e la sentenza. Non è possibile contestare questioni di merito o la valutazione della responsabilità, poiché si considerano rinunciate.

Accettare un concordato in appello significa rinunciare alla possibilità di un’assoluzione?
Sì. Secondo la sentenza, la scelta di accedere al concordato sulla pena implica la rinuncia a far valere questioni, anche quelle rilevabili d’ufficio come le cause di proscioglimento dell’art. 129 c.p.p., che sono incompatibili con l’accettazione della pena stessa.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione contro un concordato in appello viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende. Nel caso esaminato, la sanzione è stata fissata in 4.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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