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Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato avverso una sentenza di concordato in appello. La decisione ribadisce che tale sentenza può essere impugnata solo per vizi relativi alla formazione dell’accordo, e non per contestare la mancata valutazione di cause di proscioglimento o la motivazione della pena, a meno che questa non sia illegale.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: I Limiti del Ricorso in Cassazione

L’istituto del concordato in appello, previsto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta una scelta strategica per l’imputato, che può ottenere una riduzione della pena in cambio della rinuncia a contestare la propria colpevolezza nel merito. Tuttavia, questa scelta comporta delle conseguenze significative sui possibili mezzi di impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce, ancora una volta, i ristrettissimi confini entro cui è possibile ricorrere contro una sentenza frutto di tale accordo.

I Fatti del Caso

Nel caso in esame, un imputato aveva raggiunto un accordo con il Pubblico Ministero per una pena di un anno e sei mesi di reclusione, ratificato dalla Corte d’Appello di Lecce. Nonostante l’accordo, la difesa decideva di presentare ricorso per cassazione, sollevando due questioni principali.

I Motivi del Ricorso: Perché l’Imputato ha Fatto Appello?

Il ricorrente lamentava principalmente due vizi:
1. Mancata valutazione di cause di proscioglimento: Secondo la difesa, la Corte d’Appello non avrebbe motivato adeguatamente le ragioni per cui non sussistevano le condizioni per un proscioglimento immediato dell’imputato, come previsto dall’art. 129 del codice di procedura penale.
2. Carente motivazione sulla pena: Si contestava la mancanza di una specifica motivazione riguardo all’aumento di pena applicato per il cosiddetto “reato satellite”, in violazione dell’art. 81 del codice penale che disciplina il reato continuato.

La Decisione della Cassazione sul concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: la natura stessa del concordato in appello limita drasticamente le possibilità di impugnazione.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che il ricorso per cassazione contro una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è consentito solo per motivi eccezionali e specifici, che riguardano la validità dell’accordo stesso. In particolare, è possibile contestare:
* Vizi nella formazione della volontà: Se il consenso dell’imputato all’accordo non è stato libero e consapevole.
* Vizi nel consenso del Pubblico Ministero: Qualora il consenso dell’accusa sia viziato.
* Difformità della sentenza: Se la pena inflitta dal giudice è diversa da quella concordata tra le parti.

Al di fuori di queste ipotesi, ogni altra doglianza è preclusa. La Corte ha chiarito che non è possibile utilizzare il ricorso per cassazione per rimettere in discussione questioni che sono state implicitamente superate dall’accordo. Questo include sia la valutazione sull’esistenza di cause di proscioglimento (art. 129 c.p.p.), sia la critica alla motivazione sul calcolo della pena.

L’unico caso in cui si può contestare la pena è quello della sua “illegalità”, cioè se la sanzione inflitta è di un genere diverso da quella prevista dalla legge o è stata determinata al di fuori dei limiti edittali. Nel caso di specie, il ricorrente non lamentava un’illegalità della pena, ma solo una sua carente motivazione, motivo che, come detto, non rientra tra quelli ammessi.

Le Conclusioni: Cosa Impariamo da Questa Decisione

Questa ordinanza conferma che la scelta del concordato in appello è una strada che, una volta intrapresa, chiude la porta alla maggior parte delle contestazioni successive. L’imputato, accettando l’accordo, rinuncia di fatto a far valere eventuali vizi della sentenza di primo grado o a contestare la valutazione del giudice d’appello, in cambio di una pena certa e concordata. La decisione serve da monito: un ricorso basato su motivi non consentiti dalla legge non solo sarà respinto, ma comporterà anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie, dove al ricorrente è stata inflitta una multa di quattromila euro.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Sì, ma solo per motivi molto specifici: vizi nella formazione della volontà delle parti di accedere al concordato, nel consenso del pubblico ministero, o se la sentenza del giudice è difforme dall’accordo raggiunto.

Si può contestare la mancata applicazione di una causa di proscioglimento (art. 129 c.p.p.) in un ricorso contro una sentenza di concordato in appello?
No. Secondo la sentenza, le doglianze relative alla mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. sono inammissibili in questo contesto, in quanto l’accordo sulla pena presuppone la rinuncia a tali contestazioni.

La motivazione sulla determinazione della pena, inclusi gli aumenti per reati satellite, può essere un motivo valido di ricorso dopo un concordato in appello?
No, a meno che la pena applicata non sia illegale (cioè fuori dai limiti previsti dalla legge o di tipo diverso). La carenza di motivazione sul calcolo della pena, come l’aumento per la continuazione, non è un motivo ammissibile di ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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