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Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza emessa a seguito di un concordato in appello. La Corte ha stabilito che l’accordo sulla pena, previsto dall’art. 599-bis c.p.p., implica la rinuncia a futuri motivi di gravame, rendendo radicalmente inammissibile ogni doglianza successiva, comprese quelle sulla valutazione della responsabilità penale.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: L’inammissibilità del Ricorso in Cassazione

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che permette alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: la scelta di questo percorso procedurale preclude quasi ogni possibilità di un successivo ricorso. Analizziamo la decisione per comprendere la portata e le conseguenze di tale accordo.

Il Caso: Dal Concordato in Appello al Ricorso in Cassazione

Nel caso di specie, un imputato, dopo una condanna in primo grado, aveva raggiunto un accordo con il pubblico ministero nel giudizio di appello. La Corte d’Appello, accogliendo la proposta congiunta, aveva rideterminato la pena. Nonostante l’accordo, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una presunta mancanza di motivazione della sentenza d’appello sia sulla valutazione delle prove a carico, che fondavano la responsabilità penale, sia sulla mancata disapplicazione della recidiva.

La Decisione della Corte: La Radicale Inammissibilità del Ricorso

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una lettura chiara e rigorosa della normativa introdotta con la riforma del 2017. La Corte ha evidenziato come l’imputato, nel momento in cui ha rinunciato ai motivi di gravame per concordare il trattamento sanzionatorio, abbia perso la possibilità di contestare successivamente la decisione. L’accordo sulla pena, dunque, non è una semplice transazione sul quantum, ma un atto dispositivo che chiude la porta a ulteriori doglianze.

Le Motivazioni: Perché il Concordato in Appello Preclude il Ricorso?

La Corte di Cassazione ha articolato le sue motivazioni attorno a due pilastri normativi e giurisprudenziali.

In primo luogo, l’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, stabilisce espressamente il modello procedurale da seguire per la dichiarazione di inammissibilità del ricorso avverso una sentenza pronunciata ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p.. Questo meccanismo è diretto e privo di formalità, a testimonianza della volontà del legislatore di creare un effetto preclusivo netto.

In secondo luogo, la Corte richiama il proprio orientamento consolidato, secondo cui l’accordo tra le parti implica una rinuncia a sollevare, nel successivo giudizio di legittimità, ogni diversa doglianza. Questa rinuncia si estende anche a questioni che, in altri contesti, potrebbero essere rilevate d’ufficio dal giudice. L’effetto è totalizzante: l’intero svolgimento processuale successivo, compreso il giudizio di Cassazione, è precluso. Le uniche, strettissime eccezioni riguardano l’eventuale irrogazione di una pena illegale o vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato, circostanze non ravvisate nel caso in esame.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

La pronuncia in commento ha importanti implicazioni pratiche per la difesa. La scelta di percorrere la strada del concordato in appello deve essere attentamente ponderata, in quanto rappresenta una decisione processuale quasi irreversibile. Sebbene possa offrire il vantaggio di una pena certa e potenzialmente più mite, essa comporta la rinuncia definitiva a contestare nel merito la decisione del giudice d’appello. La Corte, dichiarando inammissibile il ricorso, ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di quattromila euro alla Cassa delle Ammende. Questa sanzione sottolinea ulteriormente la serietà dell’effetto preclusivo e funge da deterrente contro impugnazioni dilatorie o prive di fondamento giuridico.

È possibile presentare ricorso in Cassazione dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (concordato in appello)?
No, la Corte di Cassazione stabilisce che il ricorso è radicalmente inammissibile. L’accordo, previsto dall’art. 599-bis c.p.p., implica la rinuncia ai motivi di gravame, precludendo un’ulteriore impugnazione.

La rinuncia ai motivi di appello derivante dal concordato copre anche questioni che il giudice potrebbe rilevare d’ufficio?
Sì, secondo l’orientamento consolidato della Corte, l’accordo delle parti implica la rinuncia a dedurre ogni diversa doglianza nel successivo giudizio di legittimità, anche se riferibile a questioni normalmente rilevabili d’ufficio, con pochissime eccezioni come l’irrogazione di una pena illegale.

Cosa succede se si presenta comunque un ricorso dichiarato inammissibile in questi casi?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende. Nel caso esaminato, la somma è stata determinata in quattromila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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