LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza emessa a seguito di un ‘concordato in appello’. La Suprema Corte ha ribadito che tale accordo sulla pena limita fortemente i motivi di impugnazione, escludendo censure sulla valutazione delle cause di proscioglimento e sulla motivazione della pena, a meno che questa non sia palesemente illegale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: i Limiti del Ricorso in Cassazione Secondo la Suprema Corte

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento per definire il processo in secondo grado attraverso un accordo sulla pena. Tuttavia, la scelta di questa via processuale comporta una significativa limitazione del diritto di impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 37844/2025) ha ribadito con fermezza i confini invalicabili del ricorso avverso una sentenza che ratifica tale accordo, dichiarandolo inammissibile quando basato su motivi non consentiti.

I Fatti del Caso: un Accordo sulla Pena Messo in Discussione

Nel caso di specie, la Corte d’Appello di Napoli, su accordo delle parti, aveva rideterminato la pena per un imputato nella misura di cinque anni, sei mesi e dieci giorni di reclusione, oltre a una multa. Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato, tramite il suo difensore, decideva di proporre ricorso per Cassazione, sollevando due specifiche doglianze.

I Motivi del Ricorso: Due Questioni Centrali

Il ricorso si fondava su due principali argomentazioni:

1. Omessa verifica della causa di proscioglimento: Il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello non avesse verificato, come previsto dall’art. 129 c.p.p., la possibile sussistenza di cause che avrebbero dovuto portare a un proscioglimento, nonostante l’accordo sulla pena.
2. Carenza di motivazione sulla pena: Si contestava la motivazione della sentenza riguardo alla mancata concessione delle attenuanti generiche e al fatto che la pena non fosse stata contenuta nel minimo edittale.

La Decisione della Cassazione e i Limiti del concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso integralmente inammissibile. La decisione si allinea a un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato in materia di concordato in appello. I giudici di legittimità hanno chiarito che la natura stessa dell’accordo processuale preclude la possibilità di sollevare in Cassazione questioni che sono oggetto di rinuncia implicita.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che il ricorso per Cassazione contro una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è consentito solo per motivi molto specifici e circoscritti. Essi riguardano esclusivamente:

* Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo.
* Vizi relativi al consenso del pubblico ministero.
* Un contenuto della sentenza difforme rispetto all’accordo pattuito.

Al di fuori di queste ipotesi, ogni altra doglianza è inammissibile. In particolare, la Cassazione ha sottolineato che non possono essere fatti valere motivi che sono stati implicitamente rinunciati con l’accordo, come la mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento ex art. 129 c.p.p. Allo stesso modo, non sono ammesse censure sulla determinazione della pena, a meno che non si traduca in una sanzione palesemente illegale (perché fuori dai limiti di legge o di tipo diverso da quello previsto). Poiché i motivi sollevati dal ricorrente rientravano proprio tra quelli esclusi, il ricorso non poteva che essere rigettato.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale per chiunque si approcci all’istituto del concordato in appello: la scelta di un accordo sulla pena è una decisione strategica che implica una rinuncia a far valere gran parte dei possibili motivi di impugnazione. La convenienza di una pena certa e potenzialmente più mite si paga con la perdita della possibilità di contestare nel merito la decisione del giudice. Il ricorso in Cassazione rimane un’opzione residuale, esperibile solo per gravi vizi procedurali che inficiano la validità stessa dell’accordo e non per rimettere in discussione il giudizio di colpevolezza o la congruità della sanzione concordata.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di concordato in appello per motivi relativi alla determinazione della pena?
No, non è possibile sollevare censure relative alla motivazione sul trattamento sanzionatorio. L’impugnazione è ammessa solo se la pena applicata è illegale, ovvero se non rientra nei limiti edittali o è di tipo diverso da quella prevista dalla legge.

Il giudice d’appello, in caso di concordato, deve comunque verificare la presenza di cause di proscioglimento?
Sebbene il giudice debba sempre verificare la sussistenza di cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p., l’omissione di tale verifica non costituisce un motivo valido per ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello, in quanto si tratta di un motivo a cui si è implicitamente rinunciato con l’accordo.

Cosa comporta la presentazione di un ricorso inammissibile contro una sentenza di concordato in appello?
La presentazione di un ricorso basato su motivi non consentiti dalla legge ne comporta la dichiarazione di inammissibilità. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati