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Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello che aveva rideterminato la pena in base a un ‘concordato in appello’ ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. La Suprema Corte ha stabilito che i motivi di ricorso sono limitati in questi casi e che la scelta di accordarsi sulla pena preclude la possibilità di sollevare determinate censure in sede di legittimità.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: l’adesione al concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, limita significativamente la possibilità di presentare un successivo ricorso. Questa decisione offre spunti importanti sulle conseguenze strategiche di tale scelta processuale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. In secondo grado, le parti avevano raggiunto un accordo sulla pena, applicando l’istituto del concordato in appello. La Corte territoriale, in parziale riforma della sentenza di primo grado, aveva così rideterminato la sanzione penale per i reati contestati. Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di impugnare la decisione davanti alla Corte di Cassazione, lamentando un vizio di motivazione relativo alla mancata applicazione di una causa di non punibilità.

L’istituto del Concordato in Appello

Il concordato in appello, introdotto dalla cosiddetta Riforma Orlando (L. 103/2017), è uno strumento processuale che permette alle parti (pubblico ministero e imputato) di accordarsi sull’accoglimento, totale o parziale, dei motivi di appello, con una conseguente rideterminazione della pena. Il giudice d’appello, una volta investito della richiesta congiunta, ha il compito di verificare la correttezza della qualificazione giuridica del fatto, la congruità della pena richiesta e il rispetto dei limiti legali. Se l’esito di questo controllo è positivo, il giudice emette una sentenza conforme all’accordo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso dell’imputato inammissibile. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa della normativa che regola l’impugnazione delle sentenze emesse a seguito di concordato. I giudici di legittimità hanno sottolineato come la legge ponga dei paletti precisi ai motivi per cui è possibile ricorrere in Cassazione in questi casi.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che la scelta di aderire al concordato in appello implica una valutazione congiunta e una parziale rinuncia all’impugnazione da parte dell’imputato. Questo accordo processuale, una volta ratificato dal giudice d’appello che ne ha verificato la legalità e la congruità, non può essere rimesso in discussione con motivi generici o non specificamente previsti dalla legge.

Il legislatore, attraverso l’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, ha inteso definire un perimetro ben preciso per l’impugnabilità di tali sentenze. Il motivo sollevato dal ricorrente, relativo a un presunto vizio di motivazione, non rientrava tra quelli esperibili. L’ordinanza chiarisce che il giudice d’appello, nel recepire l’accordo, compie una valutazione complessiva che assorbe anche le questioni che le parti, con l’accordo stesso, hanno deciso di superare. Pertanto, tentare di riaprire la discussione su tali punti in sede di legittimità è un’azione processualmente non consentita.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La pronuncia in esame conferma che il concordato in appello è un istituto che favorisce la deflazione del contenzioso, ma che richiede un’attenta ponderazione da parte della difesa. Aderire a un accordo sulla pena significa accettare una limitazione del proprio diritto di impugnazione. È una scelta strategica che baratta la possibilità di un esito potenzialmente più favorevole in un giudizio ordinario con la certezza di una pena concordata, ma chiudendo di fatto la porta a quasi ogni ulteriore contestazione davanti alla Corte di Cassazione. Di conseguenza, l’imputato che opta per questa via deve essere pienamente consapevole che la sentenza emessa sulla base dell’accordo sarà, nella maggior parte dei casi, definitiva.

Cos’è il ‘concordato in appello’ secondo questa ordinanza?
È un istituto processuale in cui le parti si accordano sulla qualificazione giuridica dei fatti e sull’entità della pena da irrogare. Questo accordo, una volta verificato e applicato dal giudice d’appello, porta a una sentenza che recepisce quanto concordato.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa dopo un concordato in appello?
Sì, ma solo per motivi specifici previsti dalla legge. L’ordinanza chiarisce che non tutti i vizi possono essere fatti valere. In particolare, i motivi proposti nel caso di specie, relativi a vizi di motivazione, sono stati ritenuti inammissibili.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo sollevato (vizio di motivazione sulla mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p.) non rientra tra quelli che la legge consente di proporre avverso una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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