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Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21706/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello basata su un ‘concordato in appello’. L’imputato aveva rinunciato ai motivi di merito in cambio di un accordo sulla pena. La Suprema Corte ha chiarito che, una volta formalizzato l’accordo e rinunciato a specifici motivi, si forma un giudicato su tali punti, precludendo un successivo ricorso in Cassazione basato su di essi. L’impugnazione è consentita solo per vizi nella formazione dell’accordo, per una pena difforme da quella pattuita o per l’applicazione di una sanzione illegale. Poiché il ricorso era generico, è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: I Limiti del Ricorso in Cassazione

L’istituto del concordato in appello, reintrodotto dalla legge n. 103 del 2017 e disciplinato dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento processuale di grande rilevanza strategica. Esso consente alle parti di accordarsi sull’esito del giudizio di secondo grado, spesso con una riduzione della pena, a fronte della rinuncia a specifici motivi di impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 21706 del 2024, offre chiarimenti cruciali sui limiti dell’impugnabilità di una sentenza emessa a seguito di tale accordo.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. Tale sentenza era stata emessa proprio in applicazione dell’art. 599-bis c.p.p., a seguito di un accordo tra le parti. L’accordo prevedeva l’accoglimento del solo motivo di appello relativo al trattamento sanzionatorio e alla misura della pena, con una conseguente rinuncia da parte dell’imputato a tutti gli altri “motivi di merito”, incluse le circostanze attenuanti generiche. Nonostante l’accordo, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, contestando la logicità e la completezza della motivazione della sentenza d’appello.

La Decisione della Corte di Cassazione e il concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, trattando la questione con la procedura semplificata “de plano” prevista per i casi di manifesta infondatezza. La decisione si fonda su un principio cardine che governa il concordato in appello: l’accordo processuale limita drasticamente le successive possibilità di impugnazione. L’imputato, accettando l’accordo e rinunciando a specifici motivi, cristallizza la decisione su quei punti, che passano di fatto in giudicato. La cognizione del giudice d’appello, e di conseguenza le possibilità di ricorso, vengono circoscritte esclusivamente ai punti non coperti dalla rinuncia.

Le Motivazioni della Sentenza: La Rinuncia ai Motivi di Appello

Le motivazioni della Corte si articolano su diversi punti chiave, che definiscono la natura e gli effetti del concordato in appello.

In primo luogo, la Cassazione ribadisce che le censure proposte in sede di legittimità non possono riguardare i motivi oggetto di rinuncia. Su tali capi e punti della sentenza si è già formato il giudicato, come diretta conseguenza delle scelte processuali liberamente compiute dall’imputato. L’accordo implica, infatti, una rinuncia a dedurre nel successivo giudizio di legittimità ogni diversa doglianza, anche se relativa a questioni rilevabili d’ufficio.

In secondo luogo, viene chiarito che, a seguito della rinuncia ai motivi di appello, la cognizione del giudice di secondo grado è limitata ai soli motivi non oggetto di rinuncia. Ciò significa che il giudice non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento dell’imputato per una delle cause previste dall’art. 129 c.p.p. (le cosiddette cause di non punibilità evidenti), né a verificare l’eventuale sussistenza di nullità assolute o l’inutilizzabilità delle prove. L’effetto devolutivo dell’impugnazione, in questo contesto, circoscrive il potere del giudice ai soli aspetti concordati.

Infine, la Corte delinea con precisione i confini del ricorso per Cassazione avverso tali sentenze. Le uniche doglianze ammissibili sono quelle relative a:
1. Eventuali vizi nella formazione della volontà delle parti di accedere all’accordo.
2. Un contenuto della pronuncia del giudice difforme rispetto a quanto concordato.
3. L’illegalità della pena inflitta, qualora questa non si sia trasfusa nell’accordo stesso.

Nel caso di specie, il ricorrente si era limitato a contestazioni generiche sulla logicità della motivazione, del tutto slegate dalla specifica vicenda processuale e dai limitati ambiti di ammissibilità del ricorso. Per questo motivo, il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche del Concordato in Appello

La decisione in esame conferma la natura strategica e preclusiva del concordato in appello. Per la difesa, rappresenta un’opportunità per ottenere una pena certa e potenzialmente più mite, ma al costo di una rinuncia definitiva alla possibilità di contestare altri aspetti della sentenza di primo grado. La scelta di aderire a un accordo deve essere ponderata con estrema attenzione, poiché chiude la porta a quasi ogni ulteriore via di impugnazione. Questa pronuncia serve come monito: una volta siglato il patto processuale in appello, il perimetro per un successivo ricorso in Cassazione diventa estremamente ristretto e limitato a vizi specifici e non a una riconsiderazione generale del merito della vicenda.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Sì, ma solo per motivi molto specifici. Il ricorso è ammesso unicamente per contestare eventuali vizi nella formazione della volontà delle parti che hanno sottoscritto l’accordo, nel caso in cui la sentenza del giudice sia difforme da quanto pattuito, oppure se la pena applicata risulta illegale.

Se si accetta un concordato in appello, si rinuncia a far valere altre questioni come la nullità degli atti?
Sì. L’accordo delle parti sui punti concordati implica la rinuncia a dedurre ogni altra doglianza nel successivo giudizio. Questo include anche questioni rilevabili d’ufficio, come nullità assolute o inutilizzabilità delle prove, poiché la cognizione del giudice viene limitata ai soli motivi non oggetto di rinuncia.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le contestazioni sollevate dall’imputato erano generiche, riguardavano la logicità e completezza della motivazione e non rientravano in nessuna delle poche e specifiche categorie di vizi per cui è consentito impugnare una sentenza emessa a seguito di concordato in appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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