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Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato avverso una sentenza di patteggiamento in secondo grado (concordato in appello). L’imputato, dopo aver accettato una riduzione della pena, aveva impugnato la decisione per carenza di motivazione. La Suprema Corte ha chiarito che l’adesione al concordato in appello comporta una rinuncia implicita ai motivi relativi alla responsabilità, sui quali si forma il giudicato, rendendo inammissibile un successivo ricorso su tali punti.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: La Cassazione Chiarisce i Limiti all’Impugnazione

L’istituto del concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, ma le sue implicazioni procedurali possono essere complesse. Con la recente ordinanza n. 13980/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui limiti del ricorso contro una sentenza emessa a seguito di tale accordo, ribadendo un principio fondamentale: l’accordo sulla pena implica una rinuncia irrevocabile a contestare la propria responsabilità.

I Fatti del Processo

Il caso nasce dal ricorso di un imputato avverso la sentenza della Corte di Appello di Napoli. In secondo grado, le parti avevano raggiunto un accordo, un concordato in appello, che aveva portato alla rideterminazione e riduzione della pena. Nonostante l’accordo, la difesa ha presentato ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione della sentenza d’appello, ai sensi dell’art. 606, comma 1, lett. e), del codice di procedura penale.

In sostanza, l’imputato, dopo aver beneficiato di uno sconto di pena grazie all’accordo, ha tentato di rimettere in discussione la decisione basandosi su una presunta carenza delle ragioni a suo fondamento.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione si fonda su un’interpretazione consolidata degli effetti del concordato in appello, che limita drasticamente le possibilità di un’ulteriore impugnazione.

Le Motivazioni della Scelta

La Suprema Corte ha articolato il suo ragionamento su due pilastri principali.

La Genericità del Motivo e i Limiti del Concordato in Appello

In primo luogo, il Collegio ha rilevato la totale genericità del motivo di ricorso. La difesa si era limitata a un’affermazione astratta, senza specificare quali fossero i rilievi critici e le ragioni di fatto o di diritto che avrebbero dovuto essere considerate.

Ma l’argomento decisivo riguarda la natura stessa dell’accordo. La giurisprudenza è costante nell’affermare che, in tema di concordato in appello, il ricorso in Cassazione è consentito solo per motivi molto specifici, quali:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di aderire all’accordo.
2. Problemi relativi al consenso del pubblico ministero.
3. Contenuto della sentenza difforme rispetto all’accordo raggiunto.

Sono invece inammissibili le doglianze relative a motivi a cui si è rinunciato, alla mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento o a vizi nella determinazione della pena (a meno che questa non sia illegale).

La Rinuncia Implicita e la Formazione del Giudicato

Il punto centrale della decisione è che, quando l’imputato rinuncia ai motivi di appello e concorda esclusivamente una rideterminazione della pena, la motivazione sulla sua responsabilità rimane quella contenuta nella sentenza di primo grado. La Corte d’Appello non è tenuta a motivare nuovamente sull’esistenza del reato (an della responsabilità), proprio perché l’imputato, con l’accordo, ha rinunciato a contestare quel punto.

Questa rinuncia, essendo irretrattabile, produce effetti preclusivi e fa sì che sulla questione della responsabilità si formi il giudicato. Di conseguenza, se l’accordo riguarda solo la pena, la colpevolezza non può più essere messa in discussione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce che la scelta del concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive. L’imputato ottiene un beneficio certo (la riduzione della pena), ma al prezzo di una rinuncia irrevocabile a contestare nel merito la propria colpevolezza. Tentare di impugnare successivamente la sentenza per vizi di motivazione legati alla responsabilità è una strada proceduralmente non percorribile e destinata all’inammissibilità. Per gli avvocati e i loro assistiti, è fondamentale comprendere appieno la portata di questa rinuncia prima di accedere all’accordo, poiché chiude la porta a quasi ogni ulteriore possibilità di impugnazione.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Sì, ma solo per motivi molto limitati, come vizi relativi alla formazione della volontà di aderire all’accordo, al consenso del pubblico ministero, o nel caso in cui la sentenza del giudice sia difforme da quanto concordato. Non è possibile impugnarla per motivi legati alla responsabilità, ai quali si è implicitamente rinunciato.

Cosa comporta la scelta del concordato in appello riguardo alla responsabilità dell’imputato?
Comporta una rinuncia irrevocabile a contestare i motivi di appello relativi alla propria responsabilità. Di conseguenza, su tale punto si forma il ‘giudicato’, e la motivazione sulla colpevolezza resta quella stabilita nella sentenza di primo grado, senza che la Corte d’Appello debba riesaminarla.

Perché il ricorso in questo specifico caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due ragioni principali: era formulato in modo del tutto generico e, soprattutto, pretendeva di contestare la motivazione sulla responsabilità, un punto al quale l’imputato aveva implicitamente e irrevocabilmente rinunciato aderendo al concordato in appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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