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Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13912/2024, dichiara inammissibile un ricorso contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello. L’imputato aveva accettato l’accordo sulla pena, rinunciando implicitamente ad altri motivi, per poi contestare la mancata assoluzione. La Corte ha ribadito che, accettando il concordato in appello, la cognizione del giudice è limitata ai soli aspetti non rinunciati, escludendo la valutazione delle cause di proscioglimento.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Limiti e Conseguenze del Ricorso in Cassazione

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Tuttavia, l’adesione a tale accordo comporta importanti conseguenze sulla possibilità di impugnare successivamente la decisione. Con la recente ordinanza n. 13912 del 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito i confini invalicabili del ricorso avverso una sentenza che recepisce un accordo sulla pena, dichiarandolo inammissibile qualora si sollevino questioni a cui si è implicitamente rinunciato.

Il Caso in Esame: Dall’Accordo al Ricorso per Cassazione

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che, in parziale riforma della decisione di primo grado, aveva rideterminato la pena nei confronti di un imputato. Tale rideterminazione era avvenuta proprio in accoglimento di una proposta di concordato in appello formulata dalle parti durante l’udienza.

La Contestazione dell’Imputato

Nonostante l’accordo raggiunto, il difensore dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione della sentenza d’appello. Nello specifico, si contestava il fatto che i giudici di secondo grado non avessero valutato la sussistenza delle condizioni per un proscioglimento immediato ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale, una valutazione che, secondo la difesa, avrebbe dovuto precedere l’accoglimento del patteggiamento.

La Decisione della Cassazione sul concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, seguendo un orientamento giurisprudenziale consolidato. I giudici hanno chiarito che l’istituto del concordato in appello si fonda su una logica precisa: l’imputato, accettando di accordarsi sulla pena, rinuncia di fatto agli altri motivi di impugnazione. Di conseguenza, il potere decisionale del giudice d’appello viene circoscritto dall’effetto devolutivo dell’impugnazione e si limita a verificare la correttezza dell’accordo e a recepirlo, senza poter entrare nel merito di motivi che non sono più oggetto del contendere.

Le Motivazioni: L’Effetto della Rinuncia ai Motivi

La Corte ha spiegato che, una volta che l’imputato rinuncia ai motivi d’impugnazione per accedere al concordato in appello, la cognizione del giudice deve limitarsi ai soli aspetti non rinunciati. Il principio, elaborato già in vigenza del precedente istituto previsto dall’art. 599, comma 4, c.p.p., stabilisce che il giudice d’appello non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento dell’imputato quando accoglie una richiesta di pena concordata.

Il ricorso in Cassazione contro una tale sentenza è ammissibile solo per vizi specifici, quali:

1. Difetti nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo.
2. Mancanza o vizio del consenso del pubblico ministero.
3. Contenuto della pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo raggiunto.
4. Illegalità della sanzione inflitta (ad esempio, una pena non prevista dalla legge o al di fuori dei limiti edittali).

Qualsiasi doglianza relativa a motivi rinunciati, come la mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento ex art. 129 c.p.p., è pertanto inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche del Provvedimento

La decisione in esame conferma che la scelta di aderire al concordato in appello è strategica e irreversibile per quanto riguarda i motivi di impugnazione. L’imputato e il suo difensore devono essere consapevoli che, barattando la certezza di una pena ridotta con la rinuncia ai motivi di appello, si preclude la possibilità di sollevare in Cassazione questioni di merito o di procedura che non attengano strettamente alla validità dell’accordo stesso. Questa pronuncia rafforza la natura negoziale dell’istituto, sottolineando che non può essere utilizzato come un espediente per poi tentare di riaprire, in sede di legittimità, una discussione su punti ormai superati dalla volontà concorde delle parti.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello per contestare la mancata assoluzione ex art. 129 c.p.p.?
No. La Corte stabilisce che, accettando il concordato, l’imputato rinuncia ai motivi di impugnazione e la cognizione del giudice si limita ai punti non rinunciati, escludendo la valutazione sulle cause di proscioglimento.

Quali sono i motivi per cui è ammissibile un ricorso in Cassazione contro una sentenza di “patteggiamento in appello”?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere all’accordo, al consenso del pubblico ministero, a un contenuto della sentenza difforme dall’accordo, oppure se la pena applicata è illegale (perché non prevista dalla legge o fuori dai limiti edittali).

Cosa comporta l’accettazione di un concordato in appello riguardo agli altri motivi di impugnazione?
L’accettazione del concordato comporta una rinuncia ai motivi di impugnazione che non sono legati all’accordo sulla pena. A causa dell’effetto devolutivo, il giudice d’appello non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento dell’imputato per le cause previste dall’art. 129 c.p.p.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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