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Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6355/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una sentenza frutto di un concordato in appello. Il motivo del ricorso riguardava la determinazione della pena, un aspetto che, essendo oggetto dell’accordo stesso tra le parti, non può essere contestato in sede di legittimità, salvo che la sanzione sia palesemente illegale. La decisione ribadisce i ristretti limiti di impugnazione per le sentenze emesse ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: I Limiti del Ricorso in Cassazione

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare, rinunciando ai relativi motivi di impugnazione. Tuttavia, quali sono i limiti per contestare una sentenza che ratifica tale accordo? Con la recente ordinanza n. 6355 del 2024, la Corte di Cassazione torna a ribadire i confini, molto stretti, entro cui è possibile ricorrere, dichiarando inammissibile un’impugnazione basata proprio sulla quantificazione della pena concordata.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di Appello di Genova. In quella sede, l’imputato, accusato di lesioni personali e rapina aggravata, aveva raggiunto un accordo con la Procura Generale per una riduzione della pena. La Corte d’Appello, recependo l’accordo, aveva rideterminato la sanzione nei termini concordati.

Nonostante l’accordo raggiunto, il difensore dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un vizio nella determinazione della pena, ovvero uno dei punti che erano stati oggetto del patto processuale.

La Decisione della Cassazione: I Limiti del Concordato in Appello

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile con una procedura semplificata (de plano). La decisione si fonda su un principio consolidato: non si può contestare in sede di legittimità un aspetto della sentenza che è stato oggetto di accordo tra le parti.

L’essenza del concordato in appello è proprio la rinuncia a contestare i punti oggetto dell’accordo, in cambio di un trattamento sanzionatorio più mite. Pertanto, lamentarsi successivamente della pena concordata costituisce una contraddizione logica e giuridica.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha ricordato che il ricorso in Cassazione avverso una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è consentito solo per ragioni specifiche e tassative. In particolare, è ammissibile se si contesta:

1. La formazione della volontà: ad esempio, se si dimostra che il consenso all’accordo è stato viziato.
2. Il consenso del pubblico ministero: se l’accordo è stato raggiunto senza il necessario parere favorevole dell’accusa.
3. Il contenuto difforme della pronuncia: qualora il giudice abbia emesso una sentenza che si discosta da quanto concordato.

Al di fuori di questi casi, sono inammissibili le doglianze su motivi a cui si è rinunciato, sulla mancata valutazione di cause di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) e, soprattutto, sui vizi relativi alla determinazione della pena. Quest’ultimo aspetto è contestabile solo se la pena inflitta è illegale, cioè se è di un genere diverso da quello previsto dalla legge o se è stata quantificata al di fuori dei limiti edittali. Nel caso di specie, il ricorrente non lamentava un’illegalità della pena, ma semplicemente la sua quantificazione, che era però il cuore dell’accordo siglato.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma che la scelta del concordato in appello è una decisione strategica che comporta conseguenze definitive. Chi accede a questo istituto deve essere consapevole di rinunciare a quasi ogni possibilità di ulteriore impugnazione. L’accordo sulla pena cristallizza quel punto della decisione, rendendolo non più sindacabile.

La pronuncia serve da monito: prima di firmare un accordo, è fondamentale valutare attentamente ogni aspetto, poiché le porte della Cassazione, per ridiscutere quanto pattuito, rimarranno quasi certamente chiuse. L’unica via percorribile resta quella, eccezionale, della pena palesemente illegale, un’ipotesi ben diversa dalla semplice insoddisfazione per l’entità della sanzione concordata.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa con concordato in appello?
No, non è sempre possibile. Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici, come vizi nella formazione della volontà di accedere al concordato, dissenso del pubblico ministero o se la pronuncia del giudice è difforme dall’accordo.

Si può contestare la quantificazione della pena decisa con un concordato in appello?
No, di regola non si può. Le doglianze relative alla determinazione della pena sono inammissibili, poiché la pena è proprio l’oggetto dell’accordo tra le parti. L’unica eccezione è se la pena applicata è ‘illegale’, cioè non rientra nei limiti previsti dalla legge o è di un tipo diverso da quello consentito.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di concordato in appello viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un ricorso non consentito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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