LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5392/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati contro una sentenza emessa a seguito di un concordato in appello. La Corte ha ribadito che, una volta accettato il patteggiamento in secondo grado, non è possibile impugnare la decisione per motivi che sono stati oggetto di rinuncia, come l’erronea qualificazione giuridica del fatto. Il ricorso è ammesso solo per un numero chiuso di vizi specifici, legati alla formazione della volontà delle parti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: I Limiti del Ricorso in Cassazione

Il concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento processuale che consente alle parti di accordarsi sulla rideterminazione della pena in secondo grado, a fronte della rinuncia ad alcuni motivi di impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito in modo definitivo i limiti invalicabili per ricorrere contro una sentenza emessa a seguito di tale accordo, ribadendo la natura quasi tombale di questa scelta processuale.

Il Caso in Esame: Un Ricorso Basato su Motivi Rinunciati

Nel caso di specie, due imputati, dopo aver ottenuto una rideterminazione della pena in secondo grado grazie a un concordato in appello, decidevano di presentare ugualmente ricorso per Cassazione. La loro doglianza si basava su un presunto errore nella qualificazione giuridica del fatto, ovvero su come il reato era stato inquadrato legalmente.

Questo motivo, tuttavia, rientrava tra quelli a cui avevano implicitamente rinunciato proprio per accedere al beneficio del concordato. La difesa ha tentato di rimettere in discussione un aspetto del merito che, per effetto dell’accordo, non era più contestabile.

La Decisione della Corte di Cassazione sul concordato in appello

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi proposti inammissibili. La decisione si fonda su un principio consolidato: l’accordo raggiunto tramite il concordato in appello preclude la possibilità di sollevare in seguito doglianze relative a motivi rinunciati. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Il Principio del “Numerus Clausus” nei Ricorsi

La Suprema Corte ha spiegato in modo cristallino le ragioni della sua decisione. Il ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è ammissibile solo per un numerus clausus (numero chiuso) di motivi. Questi motivi non riguardano il merito della vicenda, ma sono circoscritti a vizi specifici che possono aver inficiato il procedimento dell’accordo stesso.

Nello specifico, è possibile ricorrere solo se si lamentano:

1. Difetti nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Vizi nel consenso prestato dal pubblico ministero.
3. Un contenuto della sentenza difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.

Sono invece categoricamente inammissibili le censure relative a:

* Motivi che sono stati oggetto di rinuncia (come l’erronea qualificazione giuridica del fatto).
* La mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento secondo l’art. 129 c.p.p.
* Vizi nella determinazione della pena, a meno che questa non si traduca in una sanzione illegale.

La doglianza degli imputati non rientrava in nessuna delle categorie ammesse, configurandosi come un tentativo tardivo di ridiscutere il merito del processo, precluso dall’accordo stesso.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame rafforza un principio fondamentale per chi opera nel diritto penale: la scelta del concordato in appello è una decisione strategica dalle conseguenze definitive. Se da un lato offre la possibilità di ottenere una pena più mite, dall’altro comporta la rinuncia a quasi tutte le ulteriori vie di impugnazione. Gli avvocati e i loro assistiti devono essere pienamente consapevoli che, una volta intrapresa questa strada, lo spazio per un successivo ricorso in Cassazione si riduce drasticamente, limitandosi a verificare la correttezza procedurale dell’accordo e non più la sostanza della condanna.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa dopo un “concordato in appello”?
No, non è sempre possibile. Il ricorso è ammesso solo per un numero chiuso e specifico di motivi, come vizi nella formazione della volontà di accordarsi o un dispositivo della sentenza non conforme all’accordo.

Quale tipo di motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
È stato dichiarato inammissibile il ricorso basato sull’erronea qualificazione giuridica del fatto, poiché si tratta di un motivo oggetto di rinuncia implicita nel momento in cui si accede al concordato in appello.

Cosa succede se si presenta un ricorso in Cassazione per motivi non ammessi contro una sentenza di concordato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Come conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati