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Concordato in appello: no ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15026/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in secondo grado (cosiddetto “concordato in appello”), aveva comunque impugnato la decisione. La Corte ha stabilito che l’accettazione del concordato comporta una rinuncia implicita agli altri motivi di doglianza, con un effetto preclusivo che si estende anche al giudizio di legittimità, rendendo impossibile un successivo ricorso.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: la Cassazione chiude le porte a ulteriori ricorsi

L’istituto del concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta una scelta strategica per l’imputato che può ottenere una riduzione della pena in cambio della rinuncia a specifici motivi di gravame. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 15026/2024) ha ribadito un principio fondamentale: questa scelta ha un effetto preclusivo che si estende all’intero processo, rendendo inammissibile un successivo ricorso per cassazione sui punti oggetto di rinuncia.

I Fatti di Causa

Il caso analizzato dalla Suprema Corte nasce dal ricorso di un imputato avverso una sentenza della Corte di Appello di Napoli. In sede di appello, la difesa aveva raggiunto un accordo con la pubblica accusa per una rideterminazione della pena, rinunciando contestualmente agli altri motivi di impugnazione. La Corte territoriale aveva quindi accolto la richiesta, confermando la condanna ma riducendo la sanzione secondo i termini concordati. Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di presentare ugualmente ricorso per cassazione, sollevando questioni che erano state oggetto della precedente rinuncia.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neppure entrare nel merito delle questioni sollevate. La decisione si fonda su un’interpretazione consolidata dell’articolo 599-bis c.p.p. Secondo i giudici di legittimità, l’adesione al concordato in appello non è un atto di poco conto, ma una manifestazione del potere dispositivo della parte che produce conseguenze definitive e irreversibili sull’intero iter processuale.

Le motivazioni sull’effetto preclusivo del concordato in appello

Le motivazioni della Corte sono chiare e si allineano a precedenti orientamenti giurisprudenziali. Il potere dispositivo riconosciuto all’imputato dall’art. 599-bis c.p.p. non si limita a influenzare la cognizione del giudice di secondo grado, ma genera effetti preclusivi sull’intero svolgimento del processo, incluso il giudizio di legittimità. In pratica, la rinuncia ai motivi di appello, funzionale all’ottenimento dell’accordo sulla pena, è assimilabile alla rinuncia all’impugnazione stessa per quei specifici punti. Permettere un successivo ricorso in Cassazione sulle medesime questioni vanificherebbe la natura stessa dell’accordo, che si basa proprio su uno scambio tra la rinuncia a contestare certi aspetti della sentenza e il beneficio di una pena più mite. La Corte ha sottolineato che, analogamente a quanto avviene con la rinuncia all’impugnazione, l’accordo sulla pena cristallizza la situazione processuale e impedisce qualsiasi ripensamento. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile senza formalità di rito, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante monito per la difesa. La scelta di accedere al concordato in appello deve essere attentamente ponderata, poiché è una decisione che chiude definitivamente la porta a future contestazioni sui motivi a cui si è rinunciato. L’imputato deve essere pienamente consapevole che il beneficio di una pena ridotta comporta la perdita definitiva della possibilità di far valere quelle specifiche doglianze dinanzi alla Corte di Cassazione. Questa pronuncia rafforza la natura dispositiva e negoziale del processo penale, confermando che le scelte strategiche delle parti hanno conseguenze vincolanti e non possono essere rimesse in discussione a piacimento nelle fasi successive del giudizio.

È possibile presentare ricorso in Cassazione dopo aver ottenuto una riduzione di pena tramite il “concordato in appello”?
No, il ricorso è inammissibile se riguarda questioni che sono state oggetto di rinuncia per ottenere l’accordo sulla pena. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale rinuncia ha un effetto preclusivo che si estende anche al giudizio di legittimità.

Qual è l’effetto giuridico principale della rinuncia ai motivi di appello nel contesto di un concordato?
L’effetto principale è “preclusivo”. Ciò significa che la parte rinuncia definitivamente e irrevocabilmente alla possibilità di sollevare nuovamente tali motivi in qualsiasi fase successiva del processo, compreso il ricorso alla Corte di Cassazione.

Cosa succede se si presenta comunque un ricorso inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, come stabilito dall’art. 616 c.p.p., il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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