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Concordato in appello: no ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 20/01/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza d’appello. L’imputato aveva precedentemente accettato un ‘concordato in appello’ sulla pena, rinunciando agli altri motivi. La Suprema Corte ha stabilito che tale accordo ha un effetto preclusivo, impedendo ogni successiva impugnazione sui punti concordati, assimilando di fatto la scelta alla rinuncia all’impugnazione stessa. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto e il ricorrente condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: La Cassazione Conferma, l’Accordo sulla Pena è Definitivo

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di accordarsi sulla pena nel secondo grado di giudizio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: una volta siglato l’accordo, la strada per un ulteriore ricorso in Cassazione è sbarrata. Analizziamo questa importante decisione per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche per l’imputato.

I Fatti del Caso

Un imputato, dopo essere stato condannato in primo grado, presentava appello. Nel corso del giudizio di secondo grado, la difesa raggiungeva un accordo con la Procura Generale per una riduzione della pena, ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., rinunciando contestualmente agli altri motivi di gravame. La Corte d’Appello di Catania, accogliendo la richiesta congiunta, confermava la condanna ma riduceva la pena nella misura concordata.
Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando un presunto errore di valutazione sull’entità della pena a cui aveva prestato il proprio consenso. Il motivo di ricorso, tuttavia, veniva descritto dalla Suprema Corte come del tutto generico e, soprattutto, volto a rimettere in discussione profili ai quali lo stesso interessato aveva rinunciato.

La Decisione sul concordato in appello

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha stabilito che la scelta di aderire al concordato in appello non è un atto privo di conseguenze, ma una decisione strategica che produce effetti preclusivi sull’intero svolgimento del processo, incluso il giudizio di legittimità. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3000 euro alla Cassa delle Ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte fonda la sua decisione su un’interpretazione consolidata dell’istituto. Le motivazioni possono essere così sintetizzate:

* Natura Dispositiva dell’Accordo: L’articolo 599-bis c.p.p. conferisce alle parti un potere dispositivo. Scegliendo il concordato in appello, l’imputato rinuncia volontariamente agli altri motivi di appello per ottenere un beneficio concreto, ovvero la riduzione della pena. Questa rinuncia non è un mero dettaglio formale, ma il cuore dell’istituto.

* Effetto Preclusivo: La Corte ha chiarito che tale rinuncia produce un ‘effetto preclusivo’ che si estende a tutto il procedimento. In altre parole, chiude definitivamente la porta a qualsiasi riesame dei punti coperti dall’accordo o a cui si è rinunciato. Questo principio è analogo a quello della rinuncia totale all’impugnazione: una volta fatta, non si può tornare indietro.

* Impossibilità di Rimettere in Discussione l’Accordo: Tentare di impugnare in Cassazione la valutazione sulla pena, dopo averla concordata in appello, equivale a contraddire la propria precedente manifestazione di volontà. Il ricorso è stato quindi giudicato ‘sostanzialmente volto a rimettere in discussione profili cui l’interessato ha rinunciato’.

La Corte ha inoltre specificato che l’inammissibilità deve essere dichiarata senza formalità di rito, attraverso una trattazione camerale non partecipata, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis c.p.p., a sottolineare la manifesta infondatezza del ricorso.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un monito chiaro: il concordato in appello è una scelta processuale definitiva e vincolante. Se da un lato offre il vantaggio di una pena certa e ridotta, dall’altro comporta la perdita irrevocabile del diritto di contestare ulteriormente la sentenza sui punti oggetto di rinuncia. Gli imputati e i loro difensori devono ponderare attentamente questa opzione, essendo pienamente consapevoli che l’accordo sigillato in appello preclude la via del ricorso per Cassazione. La decisione rafforza la natura dispositiva degli accordi processuali, confermando che la volontà delle parti, una volta espressa in forme legali, assume un valore preclusivo per la prosecuzione del giudizio.

È possibile presentare ricorso in Cassazione dopo aver raggiunto un accordo sulla pena (concordato) in appello?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’accordo sulla pena, ai sensi dell’art. 599 bis c.p.p., implica la rinuncia agli altri motivi di appello e ha un effetto preclusivo che si estende anche al giudizio di legittimità, rendendo inammissibile un eventuale ricorso.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso in questo caso?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 c.p.p. in caso di inammissibilità del ricorso.

Perché il ‘concordato in appello’ limita il diritto di impugnazione?
Perché il potere dispositivo riconosciuto alla parte dall’art. 599 bis c.p.p. non solo limita l’esame del giudice d’appello ai termini dell’accordo, ma produce effetti preclusivi sull’intero svolgimento del processo, analogamente a quanto avviene con una rinuncia esplicita all’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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