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Concordato in appello: motivi di ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33556/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di “concordato in appello”. La Corte ha ribadito che, una volta accettato l’accordo, non è possibile contestare in Cassazione la qualificazione giuridica del fatto o la congruità della pena, in quanto tali motivi si considerano rinunciati.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quali motivi di ricorso sono ammessi in Cassazione?

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado, rinunciando ai motivi di impugnazione. Tuttavia, quali sono i limiti del successivo ricorso in Cassazione? Con la recente ordinanza n. 33556/2025, la Suprema Corte ha tracciato confini precisi, dichiarando inammissibile un ricorso che contestava aspetti ormai coperti dall’accordo stesso.

I fatti del caso

Nel caso di specie, la Corte di Appello di Napoli, in accoglimento della richiesta delle parti, aveva applicato all’imputato la pena concordata ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. Successivamente, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione avverso tale sentenza. Le doglianze sollevate riguardavano la violazione di legge e il vizio di motivazione, poiché, a dire del ricorrente, la Corte territoriale non aveva adeguatamente motivato né sulla qualificazione giuridica del fatto né sulla congruità della pena patteggiata.

La decisione della Corte sul concordato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici di legittimità hanno richiamato un principio consolidato in materia: la sentenza che recepisce un concordato in appello può essere impugnata in Cassazione solo per motivi molto specifici e limitati. La decisione si fonda sulla natura stessa dell’accordo, che implica una rinuncia volontaria da parte dell’imputato a contestare determinati aspetti della sentenza di primo grado in cambio di un trattamento sanzionatorio più favorevole.

Le motivazioni: i limiti del ricorso in Cassazione

La Corte ha chiarito che il ricorso è ammissibile solo se contesta vizi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere all’accordo, al consenso del pubblico ministero, o a un contenuto della sentenza difforme da quanto pattuito. Al contrario, sono inammissibili le doglianze relative a motivi ai quali si è rinunciato, come la valutazione delle condizioni per un proscioglimento ex art. 129 c.p.p. o la determinazione della pena (a meno che questa non sia illegale, ovvero fuori dai limiti edittali o diversa da quella prevista dalla legge).

Nel caso esaminato, il ricorrente si doleva proprio della carenza di motivazione sulla definizione concordata, ovvero su aspetti che, per natura, rientrano nell’accordo e nella conseguente rinuncia ai motivi di appello. Contestare la qualificazione giuridica o la congruità della pena dopo averla accettata significa contraddire la logica stessa del concordato in appello. La Corte ha quindi ritenuto che i motivi addotti non fossero consentiti, determinando l’inammissibilità del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

Conclusioni

Questa pronuncia rafforza l’idea del concordato in appello come un patto processuale che, una volta siglato, preclude la possibilità di rimettere in discussione gli elementi oggetto dell’accordo stesso. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la scelta di aderire a tale rito deve essere ponderata attentamente, essendo consapevoli che le possibilità di un successivo vaglio in Cassazione sono estremamente circoscritte. La sentenza chiarisce che l’impugnazione non può diventare uno strumento per aggirare la rinuncia ai motivi di appello, garantendo così la stabilità delle decisioni e l’efficienza del sistema giudiziario.

Quando è possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di “concordato in appello”?
Il ricorso in Cassazione è ammissibile solo per motivi specifici, quali vizi nella formazione della volontà della parte di aderire all’accordo, vizi relativi al consenso del pubblico ministero, o nel caso in cui la pronuncia del giudice sia difforme dall’accordo raggiunto tra le parti.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché contestava la mancanza di motivazione sulla qualificazione giuridica del fatto e sulla congruità della pena, aspetti che si considerano oggetto di rinuncia con l’adesione al concordato in appello e che, pertanto, non rientrano tra i motivi consentiti per l’impugnazione.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Alla declaratoria di inammissibilità del ricorso consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle Ammende, commisurata al grado di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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