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Concordato in appello: l’inammissibilità del ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver ottenuto una riduzione di pena tramite un “concordato in appello” (art. 599 bis c.p.p.), aveva comunque impugnato la sentenza. L’accordo, che implica la rinuncia ad altri motivi, preclude la possibilità di sollevare ulteriori questioni in Cassazione, come la mancata applicazione della particolare tenuità del fatto. La decisione conferma che il concordato in appello ha un effetto preclusivo sull’intero procedimento.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando l’Accordo Chiude le Porte alla Cassazione

L’istituto del concordato in appello, introdotto dall’art. 599 bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento processuale di grande rilevanza strategica. Permette alle parti di accordarsi sulla pena in secondo grado, ma quali sono le conseguenze di tale scelta? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che l’accordo preclude la possibilità di presentare un successivo ricorso per le questioni oggetto di rinuncia, rendendolo inammissibile. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato dal difensore di un imputato condannato per il reato di cui all’art. 385 del codice penale. In secondo grado, la difesa aveva richiesto e ottenuto l’applicazione del concordato in appello. La Corte d’Appello di Milano, accogliendo la richiesta, aveva ridotto la pena nella misura concordata, confermando nel resto la condanna.

Nonostante l’accordo, che presupponeva la rinuncia agli altri motivi di appello, l’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione relativo alla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis c.p.

La Decisione della Corte e gli Effetti del Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine: l’accordo raggiunto tramite il concordato in appello ha un effetto preclusivo che si estende all’intero svolgimento processuale, incluso il giudizio di legittimità.

Quando l’imputato, attraverso il suo difensore, accetta di concordare la pena, esercita un potere dispositivo riconosciutogli dalla legge. Tale scelta comporta necessariamente la rinuncia a far valere altre doglianze. Questa rinuncia non limita solo la cognizione del giudice d’appello, ma impedisce che le stesse questioni possano essere riproposte in sede di Cassazione.

Le Motivazioni della Scelta

La Suprema Corte ha spiegato che il potere dispositivo riconosciuto alla parte dall’art. 599 bis c.p.p. produce effetti analoghi a quelli della rinuncia all’impugnazione. Se un imputato rinuncia a determinati motivi per ottenere un beneficio (la riduzione della pena concordata), non può successivamente tentare di ‘riaprire’ la partita su quei punti in un grado di giudizio superiore.

Il ricorso è stato quindi ritenuto inammissibile perché verteva su questioni a cui l’interessato aveva implicitamente ma inequivocabilmente rinunciato in funzione dell’accordo. La Corte ha sottolineato che tale inammissibilità va dichiarata senza formalità di rito, con una trattazione non partecipata, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale.

In conseguenza dell’inammissibilità, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un concetto fondamentale per la difesa tecnica: la scelta di accedere al concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive. Se da un lato offre il vantaggio certo di una riduzione della pena, dall’altro cristallizza la pronuncia di condanna su tutti i punti non contestati o oggetto di rinuncia. È quindi essenziale valutare attentamente tutti gli aspetti del caso prima di intraprendere questa strada, poiché preclude la possibilità di sollevare in Cassazione questioni, anche potenzialmente fondate come quella sulla tenuità del fatto, che rientrano nell’ambito della rinuncia effettuata per raggiungere l’accordo.

È possibile presentare ricorso in Cassazione dopo aver concluso un “concordato in appello”?
No, il ricorso è inammissibile per le questioni a cui si è rinunciato, implicitamente o esplicitamente, in funzione dell’accordo sulla pena in appello.

La rinuncia ai motivi di appello per ottenere il concordato preclude anche di sollevare in Cassazione la questione della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Sì. Secondo la Corte, l’accordo sulla pena ha effetti preclusivi sull’intero svolgimento processuale, compreso il giudizio di legittimità, per tutti i punti che sono stati oggetto di rinuncia per ottenere il beneficio della riduzione di pena.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso in questo caso?
La persona che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della cassa delle ammende, che in questa specifica vicenda è stata quantificata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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