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Concordato in appello: limiti ricorso Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso avverso una sentenza emessa a seguito di concordato in appello. La Corte chiarisce che l’accordo preclude la possibilità di contestare la sentenza per motivi non attinenti alla formazione della volontà, al consenso del PM o all’illegalità della pena, rendendo il motivo della “mancanza di motivazione” non consentito.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo con cui le parti possono accordarsi sulla pena da applicare nel secondo grado di giudizio. Tuttavia, questa scelta strategica comporta una significativa limitazione del diritto di impugnazione. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i confini invalicabili del ricorso avverso una sentenza che ratifica tale accordo, dichiarandolo inammissibile se fondato su motivi non consentiti dalla legge.

I Fatti del Caso: Dall’Accordo in Appello al Ricorso

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di Appello di Torino che, in parziale riforma di una pronuncia di primo grado per reati in materia di stupefacenti, aveva rideterminato la pena per un imputato sulla base di un accordo tra le parti. La pena era stata fissata in quattro anni e due mesi di reclusione, oltre a una multa di 20.000 euro.
Nonostante l’accordo, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per cassazione, lamentando, con un unico motivo, la “mancanza di motivazione” della sentenza d’appello.

La Decisione della Corte: La Logica del Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno sottolineato che la natura stessa del concordato in appello si fonda su una rinuncia ai motivi di impugnazione. L’accordo, infatti, presuppone che l’imputato non contesti più la propria responsabilità né la qualificazione giuridica del fatto, concentrando la negoziazione esclusivamente sull’entità della pena.
Di conseguenza, la possibilità di presentare un ricorso per cassazione contro una tale sentenza è estremamente limitata.

Le Motivazioni: Perché il Concordato in Appello Limita l’Impugnazione?

La Corte ha chiarito in modo inequivocabile le ragioni giuridiche alla base della sua decisione. Il ricorso avverso una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è ammissibile solo per questioni che non sono state oggetto di rinuncia. Nello specifico, si può contestare:

1. La formazione della volontà delle parti: ad esempio, un vizio nel consenso dell’imputato ad accedere all’accordo.
2. Il consenso del pubblico ministero: vizi relativi alla manifestazione del consenso da parte dell’accusa.
3. Il contenuto difforme della pronuncia: se il giudice emette una sentenza che non rispecchia l’accordo raggiunto.

Sono invece inammissibili tutte le doglianze relative a motivi rinunciati, come la valutazione delle prove, le condizioni per il proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) o vizi nella determinazione della pena che non ne comportino l’illegalità (ad esempio, una pena al di fuori dei limiti edittali o di specie diversa da quella prevista dalla legge). Poiché il motivo dedotto dall’imputato – la mancanza di motivazione – rientra tra quelli a cui si è implicitamente rinunciato con l’accordo, il ricorso è stato giudicato inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa pronuncia consolida un principio fondamentale: la scelta del concordato in appello è una decisione processuale ponderata che chiude la porta a quasi ogni ulteriore contestazione nel merito. La difesa deve essere pienamente consapevole che, aderendo a tale istituto, si accetta la sentenza come un punto fermo, salvo le limitatissime eccezioni relative alla validità dell’accordo stesso o a palesi illegalità della sanzione. La conseguenza dell’inammissibilità è severa: oltre alla condanna al pagamento delle spese processuali, l’imputato è stato condannato a versare una somma di 4.000,00 euro alla Cassa delle ammende, a causa della colpa grave nel proporre un ricorso palesemente infondato.

È possibile fare ricorso in Cassazione dopo un “concordato in appello”?
Sì, è possibile, ma solo per un numero molto ristretto di motivi previsti dalla legge, poiché l’accordo implica la rinuncia alla maggior parte delle contestazioni.

Quali sono i motivi validi per un ricorso dopo un concordato in appello?
I motivi ammissibili riguardano esclusivamente vizi nella formazione della volontà delle parti di accedere all’accordo, il consenso del pubblico ministero, un contenuto della sentenza diverso da quello concordato, o l’illegalità della pena inflitta (ad esempio, se è superiore al massimo previsto dalla legge).

La “mancanza di motivazione” è un motivo valido per impugnare una sentenza di concordato in appello?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la “mancanza di motivazione” è un motivo di impugnazione a cui si rinuncia con la stipula del concordato. Pertanto, un ricorso basato su tale vizio deve essere dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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