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Concordato in Appello: Limiti e Nullità Procedurali

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due imputati che, dopo aver stipulato un concordato in appello, contestavano la sentenza per vizi procedurali. La Corte chiarisce che il concordato in appello implica la rinuncia ai motivi di impugnazione, ad eccezione delle nullità assolute. Poiché il vizio lamentato (omessa notifica a uno dei due difensori) costituisce una nullità a regime intermedio, si considera sanato dall’accordo stesso. Inammissibile anche la doglianza sul mancato proscioglimento.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello e vizi procedurali: la Cassazione traccia i confini

Il concordato in appello, noto anche come patteggiamento in appello, è uno strumento che mira a definire il processo in modo più rapido. Ma cosa accade se, nonostante l’accordo, emergono presunti vizi procedurali del primo grado? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i limiti invalicabili posti da tale accordo, chiarendo quali eccezioni possono essere sollevate e quali, invece, si intendono rinunciate.

I Fatti del Caso

Due imputati, dopo una condanna in primo grado, avevano raggiunto un accordo con la Procura Generale presso la Corte d’Appello, ottenendo una riduzione della pena. La Corte d’Appello, recependo il concordato in appello formulato ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, riducendo le pene e dichiarando la prescrizione per alcuni capi d’imputazione.

Nonostante l’accordo, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, sollevando due questioni principali:
1. Una presunta nullità assoluta derivante dalla mancata notifica del decreto dispositivo del giudizio di primo grado a uno dei due difensori di fiducia di un imputato.
2. La violazione di legge per la mancata valutazione, da parte della Corte d’Appello, di possibili cause di proscioglimento e della congruità della pena concordata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi manifestamente infondati. La decisione si fonda su un’attenta analisi degli effetti giuridici del concordato in appello sulla proponibilità delle eccezioni processuali.

Le motivazioni: l’effetto rinunciatario del concordato in appello

La Corte ha smontato le argomentazioni difensive con due passaggi logici chiari.

1. La natura della nullità eccepita:
Il fulcro della decisione risiede nella distinzione tra nullità assolute e nullità a regime intermedio. La difesa sosteneva che l’omessa notifica a uno dei due difensori costituisse una nullità assoluta, come tale rilevabile in ogni stato e grado del procedimento e non sanabile dall’accordo. La Cassazione, richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, ha invece qualificato tale vizio come una nullità di ordine generale a regime intermedio. Questo tipo di nullità, a differenza di quelle assolute, deve essere eccepito entro termini specifici e si considera sanato se non dedotto tempestivamente. L’accordo tra le parti in appello, che implica una rinuncia ai motivi non concordati, ha proprio l’effetto di sanare tali vizi procedurali. L’unica eccezione, ha ribadito la Corte, riguarda le nullità assolute e insanabili, categoria in cui non rientrava il caso di specie.

2. I limiti cognitivi del giudice d’appello e di legittimità:
Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte ha sottolineato che l’effetto devolutivo dell’appello, unito alla rinuncia implicita nel concordato in appello, limita la cognizione del giudice ai soli punti oggetto dell’accordo. Di conseguenza, le questioni relative a un eventuale proscioglimento nel merito, che erano state oggetto di rinuncia, non potevano essere riproposte in sede di legittimità. L’accordo preclude la possibilità di contestare il merito della responsabilità, focalizzando l’esito del giudizio sulla sola rideterminazione della pena. Infine, la Corte ha osservato che, contrariamente a quanto lamentato dalla difesa, la Corte d’Appello si era espressamente pronunciata sulla congruità della pena concordata, adempiendo al proprio dovere di controllo.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre un importante monito pratico: la scelta di aderire a un concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze processuali significative e irreversibili. L’imputato e il suo difensore devono essere consapevoli che, accettando l’accordo, rinunciano a far valere la maggior parte dei vizi procedurali del precedente grado di giudizio. La possibilità di contestare la sentenza diventa estremamente limitata, circoscritta alle sole nullità assolute, a vizi del consenso o a un accordo non conforme alla legge. Pertanto, prima di percorrere questa strada, è fondamentale una valutazione approfondita di tutti i potenziali motivi di impugnazione, poiché l’accordo cristallizza la situazione processuale, precludendo future contestazioni.

Aderire a un concordato in appello impedisce di sollevare vizi procedurali del primo grado?
Sì, l’accordo implica la rinuncia ai motivi di appello, comprese le eccezioni procedurali. Fanno eccezione solo le nullità assolute e insanabili, che possono essere fatte valere in ogni stato e grado del procedimento.

La mancata notifica di un atto a uno dei due difensori di fiducia è una nullità assoluta?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata della Cassazione, qualora l’imputato sia assistito da due difensori, l’omesso avviso a uno di essi non costituisce una nullità assoluta, ma una nullità generale a regime intermedio, che viene sanata se non eccepita tempestivamente o se le parti raggiungono un accordo in appello.

Dopo un concordato in appello, è possibile chiedere il proscioglimento in Cassazione?
No, non è possibile. La richiesta di concordato sulla pena comporta la rinuncia ai motivi di appello relativi alla responsabilità penale. Di conseguenza, la questione di un eventuale proscioglimento non può essere portata all’attenzione della Corte di Cassazione, poiché la cognizione del giudice è limitata ai punti non oggetto di rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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