LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver accettato un concordato in appello per tentato furto, ha tentato di contestare la valutazione sulla colpevolezza. La Suprema Corte ribadisce che il concordato limita fortemente i motivi di impugnazione, escludendo quelli relativi al merito della responsabilità penale, considerati rinunciati con l’accordo stesso. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che permette all’imputato e alla pubblica accusa di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Tuttavia, la scelta di percorrere questa strada comporta conseguenze significative sui successivi gradi di giudizio. Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i rigidi limiti entro cui è possibile impugnare una sentenza frutto di tale accordo, sottolineando come la rinuncia ai motivi di appello si estenda anche alla possibilità di contestare il merito della colpevolezza.

I Fatti del Caso: Dal Tentato Furto all’Accordo in Appello

Il caso trae origine da una sentenza di condanna in primo grado per il reato di tentato furto in abitazione aggravato. In secondo grado, la difesa dell’imputato e la Procura Generale raggiungono un accordo, il cosiddetto concordato in appello. La Corte di Appello, accogliendo la proposta, ridetermina la pena in un anno e otto mesi di reclusione e 267 euro di multa, confermando nel resto la sentenza di primo grado.

Nonostante l’accordo, l’imputato decide di presentare ricorso per Cassazione, lamentando la violazione degli articoli 129 e 599-bis del codice di procedura penale. Secondo la difesa, la Corte di Appello avrebbe errato nel non effettuare un vaglio critico sulla sussistenza dei presupposti della colpevolezza e nell’omettere di valutare la concessione della sospensione condizionale della pena.

La Decisione e i Limiti del concordato in appello

La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile con una motivazione netta e perentoria. Gli Ermellini ricordano che, in tema di concordato in appello, il ricorso per Cassazione è consentito solo per motivi molto specifici e circoscritti. In particolare, è possibile contestare:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo.
2. La validità del consenso del Procuratore Generale sulla richiesta.
3. Un contenuto della pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.

Al di fuori di queste ipotesi, ogni altra doglianza è preclusa. La Corte chiarisce che le censure relative alla mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) o al merito della colpevolezza sono inammissibili. Questo perché l’accordo stesso implica una rinuncia a tali motivi, che non vengono devoluti al giudice dell’appello.

Le motivazioni della Suprema Corte

Il ragionamento della Corte si fonda sulla natura stessa del concordato in appello. Scegliendo questa via, l’imputato accetta una ridefinizione della pena e, implicitamente, rinuncia a contestare l’affermazione di responsabilità. Pretendere che il giudice, dopo l’accordo, debba comunque rivalutare da zero la colpevolezza dell’imputato snaturerebbe la funzione stessa dell’istituto, che è quella di semplificare e accelerare il processo d’appello.

La Corte cita un proprio precedente (Sez. 2, n. 30990 del 01/06/2018), consolidando l’orientamento secondo cui l’accordo preclude la possibilità di sollevare in Cassazione questioni che si sarebbero dovute considerare rinunciate. La decisione viene presa de plano, ovvero senza udienza, a sottolineare la manifesta infondatezza del ricorso. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 4.000,00 euro alla Cassa delle ammende.

Le conclusioni: Le Conseguenze Pratiche dell’Accordo

Questa ordinanza offre un importante monito per la difesa: la scelta del concordato in appello è una decisione strategica che deve essere ponderata attentamente. Se da un lato può portare a una riduzione della pena, dall’altro chiude quasi ermeticamente le porte a un successivo ricorso in Cassazione sul merito della vicenda. L’imputato deve essere pienamente consapevole che, accettando l’accordo, sta di fatto rinunciando a far valere gran parte delle sue potenziali difese, concentrando le residue possibilità di impugnazione solo su vizi procedurali legati alla formazione dell’accordo stesso.

È possibile contestare la propria colpevolezza in Cassazione dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (concordato)?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’adesione al concordato in appello implica la rinuncia a contestare i presupposti della colpevolezza, poiché tali motivi si considerano rinunciati con l’accordo stesso.

Quali sono gli unici motivi per cui si può ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi che riguardano la formazione della volontà di accedere all’accordo, il consenso del Procuratore generale, o nel caso in cui la decisione del giudice sia difforme rispetto a quanto concordato tra le parti.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come stabilito dal giudice. In questo caso, la somma è stata fissata in 4.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati