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Concordato in appello: limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 29999/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di ‘concordato in appello’. La Corte ha ribadito che l’impugnazione di tali sentenze è possibile solo per vizi procedurali specifici e non per contestare la valutazione della responsabilità o la determinazione della pena, consolidando la natura definitiva dell’accordo tra le parti.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che permette alle parti di accordarsi sulla pena nel secondo grado di giudizio. Tuttavia, la sua natura consensuale impone limiti stringenti alla successiva possibilità di impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 29999/2024) offre un chiaro esempio di questi limiti, dichiarando inammissibile un ricorso proposto proprio contro una sentenza frutto di tale accordo.

Il Caso: Accordo sulla Pena in Appello e Ricorso dell’Imputato

Nel caso specifico, la Corte di Appello di Napoli aveva parzialmente riformato una sentenza di primo grado, accogliendo la richiesta di concordato in appello formulata dalle parti. La pena per un imputato, accusato di usura e tentata estorsione, era stata così rideterminata in tre anni e dieci mesi di reclusione e 8.000 euro di multa.

Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato, tramite il suo difensore, ha deciso di proporre ricorso per cassazione. I motivi sollevati riguardavano una presunta violazione di legge, sostenendo che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente accertato la sua responsabilità penale e avesse omesso di applicare la pena minima possibile, nonostante il riconoscimento delle attenuanti generiche.

La Decisione della Cassazione sul Concordato in Appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato in giurisprudenza, rafforzato anche da una recente pronuncia delle Sezioni Unite.

I Limiti Tassativi del Ricorso

I giudici hanno chiarito che l’impugnazione di una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. è consentita solo in casi eccezionali e tassativamente indicati. Questi includono:
1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo.
2. Mancanza del consenso del pubblico ministero.
3. Pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo raggiunto.
4. Omessa dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione maturata prima della sentenza.

Perché i Motivi dell’Imputato Erano Inammissibili

Le doglianze dell’imputato non rientravano in nessuna delle categorie ammesse. Contestare la valutazione sulla responsabilità penale o la determinazione della pena (a meno che non sia illegale, cioè fuori dai limiti previsti dalla legge) equivale a rimettere in discussione il merito di un accordo a cui si è liberamente aderito. Tali motivi sono considerati rinunciati nel momento in cui si accede al concordato in appello.

Le motivazioni

La ratio della decisione risiede nella natura stessa del concordato. Si tratta di un patto processuale con cui l’imputato accetta una determinata pena in cambio della rinuncia a contestare nel merito la propria colpevolezza attraverso i motivi di appello. Ammettere un ricorso per cassazione che riproponga questioni relative all’accertamento della responsabilità o alla congruità della pena snaturerebbe l’istituto, vanificando la sua funzione di definizione rapida del processo. La Corte ha sottolineato che, aderendo all’accordo, le parti accettano implicitamente la valutazione del giudice di merito sulla non sussistenza delle condizioni per un proscioglimento immediato (ex art. 129 c.p.p.).

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma la rigidità dei presupposti per impugnare una sentenza di concordato in appello. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la scelta di accedere a tale rito deve essere ponderata con estrema attenzione, poiché preclude quasi ogni possibilità di successiva contestazione. Per l’imputato, l’accordo rappresenta una rinuncia definitiva a far valere determinate difese in cambio di una pena certa e potenzialmente più mite. La decisione della Cassazione, quindi, non fa che rafforzare il valore dell’accordo processuale come strumento di chiusura irrevocabile del contenzioso, salvo i limitatissimi casi di vizi genetici dell’accordo stesso.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di concordato in appello (art. 599-bis c.p.p.)?
Sì, ma solo per motivi molto specifici e limitati. Non è possibile contestare la valutazione di merito sulla colpevolezza o la quantificazione della pena concordata, a meno che questa non sia illegale.

Quali sono i motivi ammessi per ricorrere contro una sentenza di concordato in appello?
I motivi ammessi riguardano vizi nella formazione della volontà di accordarsi, il dissenso del pubblico ministero, una decisione del giudice non conforme all’accordo, oppure l’omessa dichiarazione di prescrizione del reato maturata prima della sentenza.

Cosa accade se si propone un ricorso per motivi non consentiti contro una sentenza di concordato in appello?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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