LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5914/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una sentenza emessa a seguito di concordato in appello (art. 599 bis c.p.p.). La Corte ha ribadito che l’impugnazione è consentita solo per vizi relativi alla formazione della volontà delle parti o per una decisione difforme dall’accordo, e non per contestare la misura della pena concordata, qualora questa non sia illegale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Fuori Gioco

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599 bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Ma cosa succede se una delle parti, dopo aver raggiunto l’accordo, decide di impugnare la sentenza in Cassazione? Una recente ordinanza della Suprema Corte, la n. 5914 del 2024, traccia i confini precisi dell’ammissibilità di tale ricorso, chiarendo quali motivi possono essere fatti valere e quali invece sono destinati a un’inevitabile declaratoria di inammissibilità.

I Fatti del Caso: Dall’Accordo in Appello al Ricorso

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di Torino che, in accoglimento della richiesta concorde delle parti, aveva rideterminato la pena nei confronti di un imputato per i reati di rapina aggravata e porto ingiustificato di oggetti atti ad offendere. Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una presunta illegalità della pena. In particolare, la difesa contestava la misura degli aumenti di pena applicati a titolo di continuazione tra i reati, sostenendo una carenza di motivazione sul punto.

La Decisione della Corte sul Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha trattato il ricorso con la procedura semplificata de plano, ritenendolo manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. I giudici di legittimità hanno colto l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia di impugnazione delle sentenze emesse a seguito di concordato in appello.

I Limiti dell’Impugnazione

La Corte ha chiarito che il ricorso per cassazione contro una sentenza ex art. 599 bis c.p.p. è ammissibile solo per motivi molto specifici. Questi includono:
1. Vizi nella formazione della volontà: ad esempio, se il consenso dell’imputato o del pubblico ministero all’accordo è stato viziato.
2. Contenuto difforme: qualora la pronuncia del giudice si discosti da quanto pattuito tra le parti.

Al di fuori di questi casi, sono considerate inammissibili le doglianze relative ai motivi d’appello cui le parti hanno rinunciato, alla mancata valutazione di cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. e, soprattutto, a vizi nella determinazione della pena che non si traducano in una vera e propria illegalità della sanzione.

L’Inammissibilità del Ricorso nel Caso Concreto

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che l’imputato, pur lamentando in via teorica l’illegalità della pena, stava in realtà contestando la quantificazione degli aumenti per la continuazione. Questa è una valutazione di merito, frutto dell’accordo tra le parti e recepita dal giudice d’appello. Non si trattava di una pena illegale (cioè diversa per specie da quella prevista dalla legge o applicata fuori dai limiti edittali), ma di una quantificazione che rientrava pienamente nella cornice legale. Di conseguenza, il motivo di ricorso è stato giudicato estraneo ai casi in cui è consentita l’impugnazione.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Suprema Corte si fonda sulla natura stessa del concordato in appello. Si tratta di un patto processuale con cui le parti rinunciano a portare avanti il contenzioso su determinati punti in cambio di una pena concordata. Ammettere un ricorso che rimetta in discussione il merito della pena pattuita significherebbe vanificare la ratio dell’istituto, che è quella di definire rapidamente il processo. Il controllo della Cassazione deve quindi limitarsi a verificare la legalità dell’accordo e la sua corretta trasposizione nella sentenza, senza entrare nel merito delle scelte concordate dalle parti, a meno che queste non sfocino in una sanzione contraria alla legge.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame conferma un orientamento giurisprudenziale rigoroso: la scelta di aderire a un concordato in appello è una decisione che preclude, nella maggior parte dei casi, la possibilità di un successivo ricorso in Cassazione. Le parti devono essere consapevoli che, accettando l’accordo, rinunciano a far valere doglianze relative alla valutazione dei fatti o alla commisurazione della pena, salvo i ristretti casi di illegalità della sanzione o di vizi genetici dell’accordo stesso. La decisione rafforza la stabilità delle sentenze concordate e l’efficienza del sistema processuale, invitando le difese a una ponderazione attenta prima di accedere a tale rito.

È sempre possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
No, non è sempre possibile. Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici, come vizi nella formazione della volontà delle parti di accedere all’accordo, il mancato consenso del pubblico ministero, o se la sentenza del giudice è diversa da quanto concordato.

La contestazione sulla misura della pena concordata è un motivo valido per il ricorso?
No, a meno che la pena applicata non sia illegale. Non è un motivo valido se la contestazione riguarda la quantificazione discrezionale della pena (come gli aumenti per la continuazione), purché essa rientri nei limiti previsti dalla legge e sia del tipo corretto.

Cosa accade se un ricorso contro una sentenza di concordato in appello viene presentato per motivi non consentiti?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati