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Concordato in appello: limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 47649/2024, ha dichiarato inammissibili i ricorsi contro una sentenza di concordato in appello. La Corte ha ribadito che i motivi di ricorso sono limitati a vizi della volontà o a una pronuncia difforme dall’accordo. Inoltre, ha chiarito che l’imputato che accetta il concordato in appello acconsente implicitamente alla propria assenza in udienza, a meno che non chieda espressamente di essere sentito.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Ammissibile?

Il concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, permettendo alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Tuttavia, quali sono i limiti per impugnare tale accordo davanti alla Corte di Cassazione? Una recente sentenza chiarisce i confini dell’ammissibilità del ricorso e il ruolo della presenza dell’imputato.

I Fatti del Caso

Tre imputati, dopo aver ottenuto dalla Corte di Appello di Genova l’applicazione di una pena concordata, proponevano ricorso per cassazione tramite i loro difensori. Due di essi lamentavano una generica mancanza o illogicità della motivazione della sentenza. Il terzo imputato, invece, sollevava questioni più specifiche: sosteneva che la sentenza fosse nulla perché emessa in sua assenza, nonostante si trovasse in detenzione domiciliare e non avesse ricevuto la notifica dell’autorizzazione a lasciare l’abitazione per partecipare all’udienza.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili tutti i ricorsi presentati. Per i primi due ricorrenti, ha ribadito un principio consolidato: la scelta del concordato in appello implica una rinuncia a far valere determinate censure. Per il terzo ricorrente, ha stabilito che la richiesta di concordato comporta un consenso implicito alla celebrazione dell’udienza in assenza, salvo che l’imputato non abbia fatto una richiesta esplicita di essere sentito.

I Limiti del Ricorso in Caso di Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha chiarito che il ricorso contro una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è consentito solo per motivi specifici. Non si possono sollevare doglianze generiche sulla motivazione o sulla valutazione delle condizioni per un proscioglimento. Il ricorso è ammissibile solo se riguarda:

* Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
* Mancanza del consenso del pubblico ministero sulla richiesta.
* Una pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.
* L’illegalità della pena inflitta (ad esempio, perché superiore ai limiti di legge o di tipo diverso da quello previsto).

Nel caso di specie, i ricorsi basati sulla presunta illogicità della motivazione sono stati ritenuti inammissibili perché non rientravano in queste categorie.

Concordato in Appello e Presenza dell’Imputato

Un punto cruciale della sentenza riguarda la presenza dell’imputato detenuto (anche ai domiciliari) all’udienza. La Corte ha affermato un principio di fondamentale importanza pratica: nel momento in cui un imputato conferisce al proprio difensore una procura speciale per definire il giudizio con il concordato in appello, acconsente implicitamente a che l’udienza si svolga in sua assenza.

Questo significa che non è necessario disporre la traduzione dell’imputato detenuto o attendere la notifica di un’autorizzazione per l’imputato ai domiciliari. L’udienza si celebra validamente anche senza di lui, a meno che non abbia manifestato espressamente la volontà di essere sentito. Poiché nel caso in esame tale richiesta esplicita non era stata avanzata, la lamentela sull’assenza è stata giudicata infondata.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla natura stessa del concordato in appello, che è un atto negoziale-processuale. Aderendovi, l’imputato accetta i termini dell’accordo e rinuncia a contestare aspetti che esulano dai vizi specifici dell’accordo stesso. La logica è quella dell’economia processuale e della stabilizzazione delle decisioni concordate. Per quanto riguarda la presenza in udienza, la Corte sottolinea che l’essenza del rito camerale previsto per il concordato è la discussione tra le parti tecniche (difensore e PM) sull’accordo. La presenza fisica dell’imputato non è considerata un requisito essenziale, a meno che non sia lui stesso a chiederla per rendere dichiarazioni.

le conclusioni

Questa sentenza consolida l’orientamento della giurisprudenza sui limiti del ricorso in Cassazione avverso le sentenze di patteggiamento in appello. Sottolinea come la scelta di questo rito alternativo comporti una significativa limitazione delle facoltà di impugnazione, circoscrivendole a vizi strutturali dell’accordo. Inoltre, fornisce un’indicazione chiara agli operatori del diritto: la volontà dell’imputato di presenziare all’udienza del concordato deve essere manifestata in modo esplicito e inequivocabile, non potendosi desumere implicitamente dallo stato di detenzione.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di concordato in appello?
No, il ricorso è ammesso solo per motivi specifici, come vizi nella formazione della volontà, mancanza del consenso del PM, una decisione del giudice diversa dall’accordo, o l’illegalità della pena. Non sono ammesse censure generiche sulla motivazione.

Se l’imputato è ai domiciliari, la sua assenza all’udienza per il concordato in appello rende nulla la sentenza?
No. Secondo la Corte, l’imputato che conferisce procura speciale al difensore per il concordato acconsente implicitamente a che l’udienza si svolga in sua assenza. La sentenza è nulla solo se l’imputato aveva chiesto espressamente di essere sentito e la sua presenza non è stata garantita.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di concordato in appello viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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