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Concordato in appello: limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una sentenza emessa a seguito di un concordato in appello. La Corte ha ribadito che l’imputato, dopo aver concordato la pena e rinunciato ai motivi di appello, non può più sollevare in Cassazione questioni relative ai motivi rinunciati o alla mancata valutazione di un proscioglimento immediato.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto del concordato in appello, reintrodotto dalla legge n. 103 del 2017, rappresenta uno strumento fondamentale per la definizione accelerata dei processi penali. Tuttavia, la sua adozione comporta precise conseguenze sulla possibilità di impugnare la decisione successiva. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti invalicabili del ricorso avverso una sentenza che ratifica un accordo tra le parti.

I Fatti di Causa

Nel caso di specie, un imputato aveva proposto ricorso per cassazione avverso una sentenza della Corte di Appello di Napoli. Tale sentenza era il risultato di un accordo raggiunto tra la difesa e l’accusa ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. In appello, le parti avevano concordato una pena di quattro anni e quattro mesi di reclusione, a fronte della rinuncia dell’imputato a specifici motivi di gravame, tra cui la riqualificazione del reato e l’esclusione di una circostanza aggravante.

Nonostante l’accordo, l’imputato presentava ricorso alla Suprema Corte, lamentando, tra le altre cose, l’omessa valutazione da parte del giudice d’appello delle condizioni per un proscioglimento immediato ai sensi dell’art. 129 c.p.p.

Il Concordato in Appello e i Suoi Limiti

L’articolo 599-bis c.p.p. permette alle parti di accordarsi sull’accoglimento, in tutto o in parte, dei motivi di appello, con eventuale rideterminazione della pena. La rinuncia ad altri motivi è un elemento essenziale di questo patto processuale. La finalità è quella di deflazionare il carico giudiziario, incentivando una rapida conclusione del giudizio di secondo grado. L’adesione a tale accordo, tuttavia, non è priva di conseguenze e limita fortemente le successive vie di impugnazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, pronunciandosi de plano, ovvero senza udienza. Gli Ermellini hanno richiamato la propria giurisprudenza consolidata (in particolare, la sentenza n. 22002 del 2019), secondo cui il ricorso contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello è ammissibile solo in casi eccezionali e tassativi. Tali casi riguardano vizi nella formazione della volontà della parte (ad esempio, un consenso estorto), il dissenso del pubblico ministero o una pronuncia del giudice difforme dall’accordo stesso.

Al di fuori di queste ipotesi, sono inammissibili tutte le doglianze che riguardano:
1. I motivi di appello a cui si è rinunciato come parte dell’accordo.
2. La mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento ex art. 129 c.p.p.
3. Vizi nella determinazione della pena, a meno che essa non sia illegale (cioè fuori dai limiti edittali o di specie diversa da quella prevista dalla legge).

La Corte ha specificato che, aderendo al concordato, l’imputato accetta una definizione del processo che preclude la possibilità di sollevare nuovamente questioni che sono state oggetto di rinuncia. La richiesta di proscioglimento rientra tra queste, poiché la sua valutazione è logicamente incompatibile con l’accettazione di una sentenza di condanna a una pena concordata.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza conferma un principio cruciale: la scelta di accedere al concordato in appello è una decisione strategica che implica una ponderazione attenta dei suoi benefici e delle sue rinunce. L’imputato ottiene una pena certa e spesso più mite, ma perde la possibilità di contestare nel merito la decisione davanti alla Corte di Cassazione, salvo vizi genetici dell’accordo stesso.

La decisione rafforza la stabilità delle sentenze concordate e la natura deflattiva dell’istituto, impedendo ricorsi meramente dilatori. Per gli avvocati e i loro assistiti, ciò significa che la valutazione sulla convenienza del concordato deve essere fatta con la massima consapevolezza, poiché rappresenta, nella maggior parte dei casi, il capitolo finale del percorso processuale.

È possibile presentare ricorso in Cassazione dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (concordato in appello)?
Sì, ma solo per motivi molto specifici, come vizi nella formazione della volontà di aderire all’accordo, dissenso del pubblico ministero, o se la decisione del giudice è diversa da quanto concordato. Non è possibile per motivi a cui si è rinunciato.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’imputato ha sollevato questioni (come la mancata valutazione del proscioglimento ex art. 129 c.p.p.) che sono considerate rinunciate implicitamente con l’adesione all’accordo sulla pena.

Cosa succede in caso di declaratoria di inammissibilità del ricorso?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla cassa delle ammende, come stabilito nel provvedimento (in questo caso, tremila euro).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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