LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello. La decisione ribadisce che tale accordo processuale, basato sulla rinuncia ai motivi di impugnazione, preclude la possibilità di contestare la responsabilità penale o chiedere l’assoluzione, ammettendo il ricorso solo per vizi specifici legati alla formazione della volontà, al consenso del PM o all’illegalità della pena.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, disciplinato dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che permette alle parti di accordarsi sulla pena nel secondo grado di giudizio. Tuttavia, l’accesso a questo istituto comporta precise conseguenze sulla possibilità di impugnare la sentenza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti invalicabili del ricorso avverso una decisione frutto di tale accordo, confermando un orientamento giurisprudenziale consolidato.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato in primo grado dal Tribunale di Frosinone per un reato in materia di stupefacenti, raggiungeva un accordo con la Procura Generale presso la Corte d’Appello di Roma. Sulla base di questo concordato in appello, la Corte rideterminava la pena in cinque anni e quattro mesi di reclusione e 20.000 euro di multa. Nonostante l’accordo, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione, lamentando la mancanza e la contraddittorietà della motivazione in ordine alla ritenuta impossibilità di pervenire a una sua assoluzione.

La Decisione della Corte di Cassazione sul concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: la sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. può essere impugnata in Cassazione solo per motivi specifici e tassativi. L’accordo si fonda sulla rinuncia ai motivi di appello, il che implica un’accettazione della responsabilità e della qualificazione giuridica del fatto. Pertanto, non è possibile, in sede di legittimità, sollevare doglianze relative al merito della vicenda, come la richiesta di assoluzione ex art. 129 c.p.p.

Le Motivazioni della Scelta

La motivazione della Corte si articola su alcuni punti cardine:

1. Natura dell’Accordo: Il concordato in appello si innesta sulla rinuncia ai motivi di impugnazione. Questo lo differenzia profondamente dal patteggiamento in primo grado (art. 444 c.p.p.), dove l’accordo abbraccia anche i termini dell’accusa. Nel concordato, la responsabilità è già stata accertata e l’accordo verte unicamente sulla pena in cambio della rinuncia a contestare la decisione di primo grado.
2. Motivi di Ricorso Ammessi: Il ricorso in Cassazione contro una sentenza ‘concordata’ è ammissibile solo se contesta vizi relativi alla formazione della volontà delle parti (ad esempio, un consenso viziato), al consenso del pubblico ministero, o se la pena applicata dal giudice è diversa da quella concordata o è illegale (cioè non rientra nei limiti edittali o è di specie diversa da quella prevista dalla legge).
3. Preclusione di Motivi di Merito: Di conseguenza, sono inammissibili tutte le doglianze che riguardano motivi a cui si è rinunciato, come la valutazione delle prove, la ricostruzione dei fatti e la sussistenza delle condizioni per un proscioglimento nel merito. Tentare di ottenere un’assoluzione dopo aver accettato un accordo sulla pena è una contraddizione logica e giuridica.

Le Conclusioni della Suprema Corte

L’ordinanza in esame consolida un principio di coerenza e responsabilità processuale. Accedere al concordato in appello è una scelta strategica che offre il vantaggio di una pena certa e potenzialmente più mite, ma che impone la rinuncia a ulteriori contestazioni sul merito della condanna. La Corte di Cassazione, dichiarando l’inammissibilità del ricorso, non solo applica rigorosamente la legge, ma sanziona anche un comportamento processuale scorretto. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma significativa alla Cassa delle ammende serve da monito: il ricorso per cassazione non può essere utilizzato per aggirare le conseguenze di un accordo liberamente sottoscritto.

Quando è possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa con ‘concordato in appello’?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici: vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo, vizi relativi al consenso del pubblico ministero, o un contenuto della pronuncia del giudice difforme dall’accordo, inclusa l’applicazione di una pena illegale.

Perché il ‘concordato in appello’ limita i motivi di ricorso?
Perché la sua stessa natura si fonda sulla rinuncia ai motivi di impugnazione. Accettando l’accordo sulla pena, l’imputato implicitamente accetta l’affermazione di responsabilità e la qualificazione giuridica del fatto, precludendosi la possibilità di contestarli in una fase successiva.

Cosa succede se si presenta un ricorso inammissibile contro una sentenza concordata?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile ‘senza formalità’. Come conseguenza, la legge prevede la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, il cui importo è commisurato alla colpa nel proporre l’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati