LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: limiti del ricorso in Cassazione

Un imputato ricorre in Cassazione lamentando la mancanza di motivazione in una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che tale tipo di sentenza può essere impugnata solo per vizi specifici, come quelli relativi alla formazione della volontà delle parti o all’illegalità della pena, e non per motivi legati alla valutazione del merito, considerati rinunciati con l’accordo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, permettendo a imputato e pubblico ministero di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Tuttavia, quali sono i limiti per impugnare una sentenza che recepisce tale accordo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini dell’ammissibilità del ricorso, sottolineando la natura quasi definitiva dell’accordo raggiunto tra le parti.

I Fatti di Causa

Nel caso in esame, la Corte d’appello di Catania, in accoglimento di un accordo tra le parti, aveva rideterminato la pena per un imputato a sette anni e nove mesi di reclusione e 3.000 euro di multa. La nuova pena teneva conto della continuazione tra i reati oggetto del giudizio (rapina pluriaggravata) e altri fatti già giudicati con sentenze precedenti. L’imputato, tramite il proprio difensore, ha proposto ricorso per cassazione avverso tale sentenza, lamentando un unico vizio: la mancanza di motivazione in merito alle modalità, alla gravità del fatto e alla personalità dell’imputato stesso.

La Decisione della Corte di Cassazione e i limiti del concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia di impugnazione delle sentenze emesse a seguito di concordato in appello. L’ordinanza sottolinea che la scelta di accedere a questo rito speciale comporta una rinuncia implicita a far valere determinate doglianze.

I Limiti dell’Impugnazione

Il ricorso per cassazione contro una sentenza ex art. 599-bis c.p.p. è consentito solo per un novero ristretto di motivi, tra cui:

1. Vizi della volontà: quando il consenso dell’imputato o del pubblico ministero all’accordo sia stato viziato.
2. Contenuto difforme: se la sentenza del giudice si discosta dall’accordo raggiunto tra le parti.
3. Illegalità della pena: qualora la sanzione inflitta sia illegale, ovvero diversa da quella prevista dalla legge o al di fuori dei limiti edittali.
4. Cause di proscioglimento: in casi eccezionali, come l’estinzione del reato per prescrizione maturata prima della sentenza d’appello.

Al di fuori di queste ipotesi, le censure relative a motivi cui la parte ha rinunciato con l’accordo, come la valutazione della gravità del fatto ai fini della determinazione della pena, non sono ammesse.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha spiegato che il motivo di ricorso sollevato dalla difesa – la presunta assenza di motivazione sulla gravità del reato e sulla personalità dell’imputato – non rientra in nessuno dei casi di ammissibilità. Tale doglianza, infatti, attiene proprio alla determinazione della pena, un aspetto che, con l’accettazione del concordato, viene sottratto alla piena valutazione del giudice e coperto dall’accordo stesso. L’imputato, aderendo al patto sulla pena, rinuncia a contestare la congruità della sanzione pattuita, a meno che questa non sfoci in una palese illegalità. Nel caso di specie, non essendo stata contestata l’illegalità della pena, la critica sulla mancanza di motivazione è stata giudicata irrilevante e, pertanto, inammissibile.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma che la scelta del concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze significative. Se da un lato offre la possibilità di ottenere una pena certa e potenzialmente più mite, dall’altro preclude quasi ogni possibilità di successiva impugnazione in Cassazione. La difesa deve quindi valutare attentamente i pro e i contro, essendo consapevole che, una volta siglato l’accordo, le porte della Suprema Corte si chiudono per tutte le questioni che non riguardino vizi genetici dell’accordo stesso o l’illegalità della sanzione. La sentenza impugnata non deve contenere alcuna motivazione ulteriore, poiché essa si fonda sull’accordo stesso. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver promosso un ricorso palesemente inammissibile.

Cos’è il concordato in appello?
È un istituto processuale previsto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale che consente all’imputato e al pubblico ministero di accordarsi sull’accoglimento, totale o parziale, dei motivi di appello, con eventuale rideterminazione della pena. Il giudice d’appello recepisce l’accordo con una sentenza, salvo che ritenga di non poter prosciogliere l’imputato.

Per quali motivi si può impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici, quali quelli relativi a vizi nella formazione della volontà delle parti di accedere all’accordo, al dissenso del pubblico ministero, a un contenuto della sentenza difforme dall’accordo, o all’illegalità della pena inflitta (cioè una pena non prevista dalla legge o fuori dai limiti edittali).

Perché il ricorso in questo caso specifico è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché lamentava la mancanza di motivazione sulla gravità del fatto e sulla personalità dell’imputato. Secondo la Corte, questo tipo di doglianza riguarda la determinazione della pena, un aspetto che viene coperto dall’accordo tra le parti e al quale l’imputato rinuncia implicitamente aderendo al concordato. Non rientrava, quindi, nei casi tassativi per cui è ammessa l’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati