LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: limiti all’impugnazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello. L’ordinanza chiarisce che, dopo l’accordo, l’impugnazione è consentita solo per vizi relativi alla formazione della volontà delle parti, per un contenuto della sentenza difforme dall’accordo o per l’illegalità della pena. Non è possibile contestare motivi a cui si è rinunciato, come la mancata valutazione delle cause di proscioglimento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando e Come si Può Impugnare la Sentenza?

Il concordato in appello, introdotto nel nostro ordinamento con la Legge n. 103 del 2017, rappresenta uno strumento processuale finalizzato a deflazionare il carico giudiziario, consentendo alle parti di accordarsi sull’esito del giudizio di secondo grado. Tuttavia, una volta raggiunto l’accordo e pronunciata la sentenza, quali sono i margini per un’ulteriore impugnazione in Cassazione? Una recente ordinanza della Suprema Corte fa chiarezza sui limiti di tale possibilità, ribadendo un orientamento ormai consolidato.

I Fatti del Caso

Un imputato, dopo aver raggiunto un accordo con la Procura Generale presso la Corte d’Appello, ha ottenuto una sentenza che accoglieva parzialmente i suoi motivi di gravame, con una rideterminazione della pena. Nonostante l’accordo, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, lamentando la mancata valutazione da parte del giudice d’appello di possibili cause di proscioglimento previste dall’articolo 129 del codice di procedura penale. In sostanza, pur avendo concordato la pena, sosteneva che il giudice avrebbe dovuto comunque assolverlo.

La Decisione della Corte di Cassazione e il concordato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno richiamato la disciplina dell’articolo 599-bis del codice di procedura penale, che regola proprio il concordato in appello. La norma stabilisce che, se le parti si accordano sull’accoglimento di alcuni motivi di appello rinunciando agli altri, il giudice decide in camera di consiglio. Questo accordo processuale ha un effetto preclusivo sulla possibilità di contestare successivamente i punti che sono stati oggetto di rinuncia.

La Suprema Corte ha sottolineato che, una volta perfezionato il concordato, il perimetro delle possibili contestazioni si restringe drasticamente. Il ricorso in Cassazione è ammesso solo in casi eccezionali e ben definiti.

Le Motivazioni Giuridiche

La motivazione della Corte si fonda su un principio di coerenza e auto-responsabilità delle parti processuali. Accettando il concordato, l’imputato rinuncia volontariamente a far valere determinati motivi di appello per ottenere un beneficio, ovvero una pena concordata e potenzialmente più mite. Di conseguenza, non può poi ‘ripensarci’ e sollevare in Cassazione proprio le questioni a cui aveva rinunciato.

I giudici hanno chiarito che i vizi denunciabili contro una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. sono tassativi:
1. Vizi della volontà: se il consenso al concordato è stato estorto o viziato in qualche modo.
2. Contenuto difforme: se la sentenza del giudice si discosta da quanto pattuito nell’accordo tra le parti.
3. Illegalità della pena: se la sanzione applicata è illegale (ad esempio, perché superiore ai limiti di legge o di specie diversa da quella prevista).

Nel caso di specie, il ricorrente aveva sollevato una questione relativa all’art. 129 c.p.p., un tema che rientrava a pieno titolo tra i motivi oggetto di rinuncia implicita nell’accordo. Pertanto, la sua doglianza è stata ritenuta inammissibile. Inoltre, la Corte ha notato come il motivo fosse comunque generico e che la Corte d’Appello avesse, di fatto, dato conto del quadro probatorio a carico dell’imputato.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un punto fondamentale: il concordato in appello è un patto processuale serio che chiude la partita su gran parte delle questioni controverse. L’imputato che sceglie questa strada deve essere consapevole che sta barattando la possibilità di un’assoluzione piena con la certezza di una pena concordata, rinunciando a quasi tutte le successive vie di impugnazione. Il ricorso in Cassazione rimane un’opzione residuale, limitata a gravi vizi procedurali o a palesi illegalità, e non può diventare uno strumento per rimettere in discussione il merito della responsabilità, già implicitamente accettato con l’accordo stesso. La decisione si conclude con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende.

Quando è possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di concordato in appello?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici: vizi relativi alla formazione della volontà di accedere al concordato, un contenuto della pronuncia del giudice difforme dall’accordo, oppure l’illegalità della sanzione inflitta.

È possibile impugnare la sentenza di concordato in appello per la mancata valutazione di cause di proscioglimento (art. 129 c.p.p.)?
No, le doglianze relative a motivi rinunciati, come la mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento previste dall’art. 129 c.p.p., sono inammissibili, poiché l’accordo stesso implica la rinuncia a tali motivi.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso contro un concordato in appello?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende, che nel caso specifico è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati