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Concordato in appello: limiti all’impugnazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento in secondo grado, nota come ‘concordato in appello’. La decisione ribadisce che, una volta accettata la pena concordata, non è più possibile contestare la qualificazione del fatto o la congruità della sanzione, a meno che la pena stessa non sia illegale. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti di impugnazione delle sentenze emesse a seguito di concordato in appello. Questa procedura, prevista dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, consente alle parti di accordarsi sui motivi d’appello e sulla pena, ma tale accordo comporta una rinuncia a future contestazioni. La Suprema Corte ha ribadito che, una volta raggiunto l’accordo, le possibilità di ricorrere ulteriormente diventano estremamente limitate.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva applicato una pena concordata tra le parti per reati legati agli stupefacenti, ai sensi dell’art. 73 del d.P.R. 309/1990. Nonostante l’accordo raggiunto in secondo grado, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, sollevando un unico motivo di impugnazione.

I Motivi del Ricorso

Il ricorrente lamentava l’omesso esame da parte della Corte d’Appello su tre punti specifici: la qualificazione giuridica del fatto, la congruità della pena applicata e il giudizio di bilanciamento tra le circostanze attenuanti e aggravanti. In sostanza, si contestava il merito della valutazione che aveva portato alla determinazione della pena, sebbene questa fosse stata precedentemente concordata.

La Decisione della Cassazione sul concordato in appello

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile senza formalità di procedura. Questa decisione si fonda su un principio consolidato nel nostro ordinamento processuale penale: l’accordo sulla pena in appello implica una rinuncia a contestare i punti che ne sono oggetto.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che, avverso una sentenza pronunciata all’esito di un concordato in appello, le doglianze relative a motivi a cui si è rinunciato sono inammissibili. Ciò include le contestazioni sulla valutazione delle condizioni per il proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) e i vizi relativi alla determinazione della pena.

L’unico spiraglio per un ricorso valido riguarda l’illegalità della sanzione. Un ricorso è ammissibile solo se la pena inflitta si rivela illegale, ovvero:

1. Non rientra nei limiti edittali stabiliti dalla legge per quel reato.
2. È diversa per specie da quella prevista dalla norma incriminatrice.

Nel caso di specie, i motivi sollevati dal ricorrente (qualificazione giuridica, congruità della pena, bilanciamento delle circostanze) non rientravano in queste eccezioni. Si trattava di questioni di merito sulle quali, con l’accordo, l’imputato aveva implicitamente prestato acquiescenza. Di conseguenza, il ricorso è stato giudicato inammissibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la natura dispositiva del concordato in appello. Scegliendo questa via processuale, l’imputato ottiene una riduzione della pena in cambio di una rinuncia a contestare nel merito la decisione del giudice d’appello. Le uniche censure ammissibili in sede di legittimità sono quelle che denunciano una palese illegalità della pena, un vizio che travolge l’accordo stesso. La decisione comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di quattromila euro alla Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 c.p.p. in caso di inammissibilità del ricorso.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa dopo un ‘concordato in appello’?
Sì, ma solo per motivi molto specifici. L’impugnazione è ammissibile unicamente se si contesta l’illegalità della pena applicata, ad esempio perché supera i limiti massimi previsti dalla legge (limiti edittali) o perché è di una specie diversa da quella prescritta.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le contestazioni sollevate (sulla qualificazione giuridica del fatto, la congruità della pena e il bilanciamento delle circostanze) riguardavano aspetti di merito. Accettando il concordato, il ricorrente aveva rinunciato a sollevare tali doglianze.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
A norma dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in quattromila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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