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Concordato in appello: limiti al ricorso per Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena tramite concordato in appello, ha lamentato la mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento. La Corte ribadisce che il concordato in appello limita i motivi di ricorso, precludendo doglianze su punti rinunciati, come l’applicazione dell’art. 129 c.p.p. (sentenza di proscioglimento).

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quando il ricorso in Cassazione è precluso

Il concordato in appello, noto anche come ‘patteggiamento in appello’, rappresenta uno strumento processuale che consente di definire il giudizio di secondo grado attraverso un accordo sulla pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo netto i confini dell’impugnazione successiva a tale accordo, stabilendo quando un ricorso diventi inammissibile. La decisione offre spunti fondamentali per comprendere la natura e gli effetti di questa procedura.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna in primo grado emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i reati di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) e rapina (art. 628 c.p.). In secondo grado, la difesa dell’imputato e la Procura generale raggiungevano un accordo sulla rideterminazione della pena. La Corte di appello, accogliendo il concordato in appello, riformava parzialmente la sentenza di primo grado, confermandola nel resto.

Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, sollevando un unico motivo: l’omessa motivazione da parte della Corte di appello sulla sussistenza delle condizioni per una sentenza di proscioglimento, ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale.

La Decisione della Corte sul concordato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ribadito un principio consolidato in giurisprudenza: la sentenza emessa a seguito di concordato in appello (ex art. 599-bis c.p.p.) è ricorribile in Cassazione solo per motivi molto specifici. Questi non includono la mancata valutazione di cause di proscioglimento che, per effetto dell’accordo, si intendono rinunciate.

La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, ritenendo il ricorso basato su motivi non consentiti dalla legge.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda sulla natura stessa del concordato in appello. Quando le parti si accordano sulla pena, rinunciano implicitamente ai motivi di appello che non riguardano l’accordo stesso. L’effetto devolutivo dell’impugnazione viene così limitato alla volontà delle parti di definire il processo con quella specifica pena.

La Cassazione ha precisato che il ricorso avverso una sentenza di patteggiamento in appello è ammissibile solo se contesta:
1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Vizi relativi al consenso del Procuratore generale.
3. Un contenuto della pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo raggiunto.

Sono invece inammissibili tutte le doglianze relative a motivi rinunciati, tra cui, in particolare, la mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento ex art. 129 c.p.p. Accedendo al concordato, l’imputato accetta che la cognizione del giudice sia limitata alla ratifica dell’accordo sulla pena, precludendosi la possibilità di sollevare successivamente questioni che avrebbe dovuto far valere rinunciando all’accordo stesso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma che la scelta del concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive sul prosieguo del giudizio. Se da un lato offre il vantaggio di una pena certa e potenzialmente più mite, dall’altro comporta la rinuncia a far valere altre doglianze, inclusa la possibilità di un’assoluzione nel merito. Gli avvocati e i loro assistiti devono ponderare attentamente questa scelta, consapevoli che, una volta siglato l’accordo, le vie per un’ulteriore impugnazione si restringono drasticamente ai soli vizi procedurali dell’accordo stesso, escludendo ogni riesame del merito della vicenda.

È possibile ricorrere in Cassazione dopo un concordato in appello per lamentare la mancata valutazione di un proscioglimento?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che le doglianze relative alla mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) sono inammissibili, poiché si considerano rinunciate con l’adesione al concordato.

Quali sono gli unici motivi validi per impugnare in Cassazione una sentenza di concordato in appello?
Il ricorso è ammissibile solo se si deducono motivi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere al concordato, al consenso del Procuratore generale sulla richiesta, o al contenuto difforme della pronuncia del giudice rispetto all’accordo pattuito.

Cosa accade se si presenta un ricorso inammissibile dopo un concordato in appello?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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