LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: limiti al ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata che, dopo aver stipulato un concordato in appello con parziale rinuncia ai motivi, lamentava la mancata valutazione delle cause di proscioglimento. La Suprema Corte chiarisce che la rinuncia ai motivi sulla responsabilità rende definitiva la condanna su quel punto, precludendo ogni successiva doglianza in sede di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quando la rinuncia ai motivi chiude le porte alla Cassazione

L’istituto del concordato in appello, reintrodotto dalla Legge n. 103/2017, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso penale, ma le sue implicazioni procedurali possono essere decisive. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 25971/2024, offre un chiarimento fondamentale sui limiti del ricorso successivo a tale accordo, specificando come la rinuncia ai motivi sulla responsabilità precluda quasi ogni via di riesame.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una sentenza di primo grado in cui un’imputata veniva assolta da alcuni capi d’accusa ma condannata per altri, con una pena complessiva di 6 anni di reclusione e 10.000 euro di multa. In secondo grado, la difesa dell’imputata raggiungeva un accordo con la Procura Generale. Tale accordo prevedeva la declaratoria di prescrizione per uno dei reati e la rinuncia ai motivi d’appello relativi alla responsabilità per le altre accuse. Di conseguenza, la Corte d’Appello rideterminava la pena in 4 anni e 4 mesi di reclusione e 8.800 euro di multa, confermando le statuizioni civili.
Nonostante l’accordo, la difesa presentava ricorso per cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nel non motivare sull’assenza di cause di proscioglimento immediato, come previsto dall’art. 129 del codice di procedura penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del concordato in appello: l’accordo processuale che include una rinuncia, anche parziale, ai motivi d’appello, limita drasticamente l’ambito del successivo controllo di legittimità.

Le Motivazioni: Il Ruolo del Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha spiegato che la rinuncia ai motivi d’appello riguardanti la responsabilità dell’imputato non è un atto formale, ma una scelta processuale che determina il passaggio in giudicato della sentenza su quel profilo. In pratica, accettando il concordato in appello e rinunciando a contestare la propria colpevolezza, l’imputato cristallizza l’accertamento di responsabilità fatto in primo grado.

I giudici di legittimità hanno definito il concordato in appello come una sorta di “patteggiamento sui motivi”. L’accordo non verte sul reato in sé, ma sui motivi di doglianza contro la sentenza. Una volta che l’imputato rinuncia a tali motivi, la cognizione del giudice d’appello si restringe unicamente ai punti non coperti dalla rinuncia.

Di conseguenza, decade anche l’obbligo per il giudice d’appello di motivare sulla non applicabilità dell’art. 129 c.p.p. (cause di non punibilità). Poiché la responsabilità è ormai un punto definito e non più in discussione a causa dell’effetto devolutivo dell’impugnazione limitata, il giudice non deve più esplorare d’ufficio eventuali cause di proscioglimento. Il ricorso per cassazione che ripropone tali questioni risulta, pertanto, inevitabilmente inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso e offre un’indicazione pratica di notevole importanza. La scelta di accedere al concordato in appello deve essere attentamente ponderata. Sebbene possa portare a una riduzione della pena, essa comporta la definitiva accettazione dell’accertamento di responsabilità. Chi intraprende questa strada processuale deve essere consapevole che le possibilità di contestare la propria colpevolezza in Cassazione saranno estremamente limitate, se non del tutto precluse. La sentenza diventa, per i punti oggetto di rinuncia, un capo chiuso, non più suscettibile di revisione in sede di legittimità.

Dopo un concordato in appello è possibile ricorrere in Cassazione per mancata valutazione delle cause di proscioglimento?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la rinuncia ai motivi di appello sulla responsabilità, implicita nel concordato, rende definitivo l’accertamento di colpevolezza e preclude la possibilità di sollevare tale questione in sede di legittimità.

Il giudice d’appello, quando accoglie un concordato, deve motivare sull’assenza delle cause di proscioglimento dell’art. 129 c.p.p.?
No, la sentenza chiarisce che, a seguito della reintroduzione del concordato in appello, il giudice di secondo grado non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento dell’imputato per una delle cause previste dall’art. 129 c.p.p., poiché la cognizione del giudice è limitata ai motivi non oggetto di rinuncia.

Cosa succede ai motivi d’appello a cui si è rinunciato con il concordato?
I motivi d’appello a cui si è rinunciato determinano il passaggio in giudicato della sentenza su quei specifici punti. Di conseguenza, l’accertamento di responsabilità contenuto nella sentenza di primo grado diventa definitivo e non può più essere messo in discussione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati