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Concordato in appello: limiti al ricorso per Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello. L’imputato aveva rinunciato ai motivi di merito, accordandosi solo sulla pena. La Corte stabilisce che i motivi oggetto di rinuncia non possono essere riproposti in Cassazione, limitando l’impugnazione ai soli vizi dell’accordo o a pene illegali.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione Diventa Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21736/2024, torna a pronunciarsi sui limiti dell’impugnazione a seguito di un concordato in appello. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: la rinuncia a determinati motivi di appello preclude la possibilità di riproporli in sede di legittimità. L’articolo analizza la pronuncia, chiarendo le conseguenze di tale scelta processuale.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una condanna in primo grado, presentava appello. In sede di giudizio di secondo grado, la difesa e la Procura Generale raggiungevano un accordo ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale, noto come concordato in appello.

L’accordo prevedeva l’accoglimento del solo motivo di appello relativo al trattamento sanzionatorio, con una conseguente rideterminazione della pena. Per raggiungere questo risultato, l’imputato rinunciava espressamente a tutti gli altri motivi, cosiddetti “di merito”, che contestavano la sua responsabilità penale. La Corte d’Appello, preso atto dell’accordo, emetteva una sentenza conforme.

Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione avverso la sentenza d’appello, sollevando censure che, di fatto, riproponevano questioni di merito a cui aveva già rinunciato.

La Decisione della Corte di Cassazione sul concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa degli effetti del concordato in appello. Secondo i giudici, una volta che l’imputato rinuncia a specifici motivi di gravame, su quei punti si forma un giudicato parziale. Di conseguenza, tali questioni non possono essere più oggetto di discussione nel successivo giudizio di legittimità.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha articolato la sua decisione sulla base di consolidati principi giurisprudenziali.

In primo luogo, ha sottolineato che l’istituto del concordato in appello, reintrodotto dalla legge n. 103 del 2017, limita la cognizione del giudice di secondo grado ai soli motivi non oggetto di rinuncia. A causa dell’effetto devolutivo proprio dell’impugnazione, il giudice d’appello non deve motivare il mancato proscioglimento dell’imputato per le cause previste dall’art. 129 c.p.p. (come l’evidenza dell’innocenza) se i motivi di merito sono stati abbandonati.

In secondo luogo, la Cassazione ha chiarito quali sono le uniche doglianze ammissibili contro una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. Il ricorso è possibile solo per contestare:

1. Vizi nella formazione della volontà delle parti di accedere all’accordo.
2. Un contenuto della pronuncia difforme da quanto concordato.
3. L’applicazione di una pena illegale, che rappresenta un’eccezione sempre rilevabile.

Nel caso di specie, il ricorrente si era limitato a contestazioni generiche sulla logicità della motivazione, del tutto sganciate dalla vicenda processuale e non rientranti nelle categorie ammesse. Pertanto, il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida l’orientamento secondo cui il concordato in appello è una scelta processuale strategica con conseguenze definitive. La rinuncia ai motivi di merito è un atto tombale che preclude qualsiasi futura discussione sulla colpevolezza. Gli avvocati e i loro assistiti devono essere pienamente consapevoli che, accettando un accordo sulla pena, cristallizzano la propria posizione sulla responsabilità, perdendo la possibilità di far valere tali argomenti davanti alla Corte di Cassazione. La pronuncia rafforza l’efficienza del processo penale, valorizzando gli accordi processuali e scoraggiando ricorsi dilatori e privi di fondamento giuridico.

È possibile ricorrere in Cassazione dopo aver fatto un “concordato in appello”?
Sì, ma solo per motivi molto specifici e limitati. Non è possibile riproporre le censure oggetto di rinuncia, come quelle relative al merito della vicenda processuale.

Quali motivi si possono usare per impugnare una sentenza basata su un concordato in appello?
Secondo la Corte, il ricorso è ammesso solo per contestare eventuali vizi nella formazione della volontà delle parti di concludere l’accordo, un contenuto della sentenza diverso da quello pattuito, oppure l’applicazione di una pena considerata illegale dalla legge.

Se si rinuncia ai “motivi di merito” in appello, cosa succede?
Sui punti della sentenza che riguardano i motivi rinunciati si forma il cosiddetto “giudicato parziale”. Ciò significa che la decisione su quegli aspetti diventa definitiva e non può più essere messa in discussione, né dal giudice d’appello né, successivamente, dalla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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