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Concordato in appello: limiti al ricorso per Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18593/2024, dichiara inammissibili i ricorsi contro una sentenza emessa con concordato in appello (art. 599-bis c.p.p.). L’accordo sulla pena implica la rinuncia a tutti gli altri motivi di merito, inclusi quelli sul tempus commissi delicti e il bilanciamento delle circostanze, che non possono essere riesaminati in sede di legittimità.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quando l’accordo sulla pena blocca il ricorso in Cassazione

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di accordarsi sulla rideterminazione della pena in secondo grado. Tuttavia, quali sono le conseguenze di tale accordo sulla possibilità di impugnare la sentenza davanti alla Corte di Cassazione? Con la recente sentenza n. 18593 del 2024, la Suprema Corte ha ribadito la natura preclusiva di questo istituto, chiarendo che la scelta del concordato implica una rinuncia pressoché totale a contestare la decisione nel merito.

I Fatti del Caso

Due imputati, dopo una condanna in primo grado, decidevano di accedere al concordato in appello. La Corte di Appello di Napoli, preso atto dell’accordo tra le parti, rideterminava le pene rispettivamente in sette anni e otto mesi e in otto anni e quattro mesi di reclusione. Nonostante l’accordo, entrambi gli imputati proponevano ricorso per Cassazione.

Il primo imputato lamentava la mancata retrodatazione del tempus commissi delicti per il reato associativo, sostenendo che tale motivo non fosse stato oggetto di rinuncia. Il secondo, invece, contestava alla Corte d’Appello di non aver ritenuto prevalenti le circostanze attenuanti generiche sulle aggravanti, pur avendo recepito l’accordo sulla pena.

La Questione Giuridica e i Limiti del Concordato in Appello

La questione centrale sottoposta alla Cassazione riguarda l’ampiezza degli effetti preclusivi del concordato in appello. In altre parole, una volta che l’imputato e il Pubblico Ministero si accordano sulla pena, quali altri motivi di doglianza possono essere sollevati in un successivo ricorso per Cassazione? La difesa sosteneva che alcune questioni di merito, come la data di cessazione della condotta criminosa, potessero ancora essere discusse. La Corte, tuttavia, ha seguito un orientamento consolidato e rigoroso.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, fornendo chiarimenti cruciali sulla natura del concordato in appello. I giudici hanno affermato che la definizione del procedimento tramite questo istituto, analogamente a quanto accade con la rinuncia all’impugnazione, limita la cognizione del giudice di secondo grado e produce effetti preclusivi sull’intero processo, incluso il giudizio di legittimità.

Secondo la Corte, l’accordo sulla pena presuppone che l’imputato, per ottenere una riduzione, rinunci contestualmente a tutti gli altri eventuali motivi di appello che riguardano il merito della vicenda, ad eccezione di quelli strettamente legati alla pena ‘patteggiata’. Pertanto:

1. Questioni di merito escluse: La rinuncia si estende anche a motivi come la qualificazione giuridica del reato, la sussistenza delle aggravanti e, come nel caso specifico, il tempus commissi delicti. Queste sono tutte circostanze che influenzano il calcolo della pena finale e, accettando l’accordo, si accetta implicitamente anche la valutazione su tali punti.
2. Vincolatività dell’accordo: La richiesta concordata è vincolante nella sua integralità. Il giudice non può modificarla, poiché l’accoglimento della richiesta implica la condivisione di tutti gli elementi che hanno portato a quel calcolo finale, incluso il bilanciamento delle circostanze.

La Suprema Corte ha quindi concluso che sollevare tali questioni in sede di legittimità è un tentativo inammissibile di rimettere in discussione punti che si è scelto di non contestare più, in cambio di un trattamento sanzionatorio più favorevole.

Infine, è stata respinta anche la richiesta di rifusione delle spese legali avanzata dalla parte civile, poiché la sua memoria difensiva è stata giudicata troppo generica e non contributiva alla dialettica processuale del caso specifico.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale: il concordato in appello è un patto processuale che chiude la discussione sul merito della causa. Chi sceglie questa via deve essere consapevole che sta barattando la possibilità di contestare nel dettaglio la ricostruzione dei fatti e le valutazioni giuridiche del giudice con la certezza di una pena concordata e, solitamente, più mite. Il ricorso per Cassazione contro una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. resta un’ipotesi eccezionale, limitata a vizi procedurali del concordato stesso o a questioni rilevabili d’ufficio in ogni stato e grado, ma non può diventare uno strumento per riaprire surrettiziamente un dibattito sul merito già chiuso con l’accordo tra le parti.

Dopo un concordato in appello è possibile contestare la data del reato in Cassazione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’accordo sulla pena implica la rinuncia a contestare questioni di merito come il tempus commissi delicti, poiché tale elemento influisce sulla determinazione della pena e si intende accettato con l’accordo stesso.

Se si accetta un concordato in appello, si rinuncia anche a discutere il bilanciamento tra attenuanti e aggravanti?
Sì, l’accordo sulla pena è considerato onnicomprensivo e vincolante. Include l’accettazione del calcolo finale della pena, che a sua volta presuppone la condivisione del bilanciamento delle circostanze, precludendo un suo riesame in Cassazione.

Cosa succede se i motivi di ricorso in Cassazione riguardano questioni coperte dal concordato in appello?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte ha chiarito che il concordato limita la cognizione del giudice e ha effetti preclusivi sull’intero svolgimento processuale, compreso il giudizio di legittimità, per tutte le questioni di merito che si intendono rinunciate con l’accordo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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