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Concordato in appello: limiti al ricorso per Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati contro una sentenza emessa a seguito di un concordato in appello. La Corte ha ribadito che, dopo un accordo sulla pena, non è possibile impugnare la sentenza per motivi generici come la carenza di motivazione, poiché tali doglianze si intendono rinunciate. L’impugnazione è consentita solo in casi specifici e tassativi, non riscontrati nella fattispecie.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento per definire il processo in fase di impugnazione. Tuttavia, accedere a tale accordo comporta delle conseguenze precise sui successivi gradi di giudizio. Con l’ordinanza n. 11808 del 2024, la Corte di Cassazione ribadisce i rigidi limiti entro cui è possibile ricorrere contro una sentenza che recepisce un simile accordo, dichiarando inammissibile un’impugnazione basata su un generico vizio di motivazione.

Il Caso: Ricorso dopo un Patteggiamento in Secondo Grado

Due imputati, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena con la Procura Generale presso la Corte d’Appello, hanno visto applicare la sanzione concordata con sentenza del 17 novembre 2023. Nonostante l’accordo, gli stessi hanno deciso di presentare un ricorso congiunto per cassazione, lamentando un unico e generico vizio: l’omessa motivazione da parte della Corte territoriale. La questione giunta al vaglio della Suprema Corte era quindi stabilire se, una volta rinunciato ai motivi d’appello tramite il concordato, fosse ancora possibile contestare la sentenza per un presunto difetto di motivazione.

I Limiti del Ricorso e la Disciplina del Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha prontamente dichiarato il ricorso inammissibile, richiamando il suo consolidato orientamento giurisprudenziale in materia. L’accesso al concordato in appello implica una rinuncia ai motivi di impugnazione. Di conseguenza, il perimetro per un successivo ricorso in cassazione è estremamente ristretto.

La giurisprudenza ammette il ricorso solo per questioni che non sono state oggetto della rinuncia, quali:

* Vizi relativi alla formazione della volontà dell’imputato di accedere all’accordo;
* Mancanza del consenso del pubblico ministero;
* Contenuto della sentenza difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti;
* Applicazione di una pena illegale, ovvero non prevista dalla legge o al di fuori dei limiti edittali.

Al di fuori di queste ipotesi, ogni altra doglianza, inclusa quella relativa alla valutazione delle condizioni per il proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) o a presunti vizi di motivazione, è da considerarsi preclusa dall’accordo stesso.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha sottolineato che il motivo addotto dai ricorrenti – un generico vizio di omessa motivazione – è del tutto estraneo alle poche eccezioni che consentono l’impugnazione di una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. Proporre una simile questione significa, di fatto, rimettere in discussione elementi coperti dalla rinuncia implicita nell’accordo. La Corte ha qualificato il ricorso come ‘eminentemente generico’ e, pertanto, manifestamente inammissibile. Come conseguenza diretta di tale declaratoria, e ravvisando una colpa nella proposizione del ricorso, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche dell’Ordinanza

Questa ordinanza conferma la natura deflattiva e negoziale del concordato in appello. Chi sceglie questa strada processuale deve essere pienamente consapevole che sta compiendo una scelta strategica che preclude, in larga parte, la possibilità di un ulteriore controllo di legittimità. La decisione della Cassazione serve da monito: il ricorso non può essere utilizzato per aggirare gli effetti della rinuncia ai motivi d’appello. Le uniche porte che restano aperte sono quelle relative alla correttezza procedurale dell’accordo e alla legalità della pena inflitta, escludendo ogni riesame del merito o della motivazione sulla colpevolezza, che si considerano ormai definiti con l’accettazione del concordato.

È sempre possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
No, il ricorso è ammesso solo per motivi specifici e limitati. Questi includono vizi nella formazione della volontà di accedere al concordato, nel consenso del Pubblico Ministero, o se la sentenza è difforme dall’accordo. Non è ammesso per i motivi a cui si è rinunciato con l’accordo stesso.

Un vizio generico di ‘omessa motivazione’ è un motivo valido per impugnare una sentenza di concordato in appello?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un motivo così generico non rientra tra le ipotesi consentite per l’impugnazione di una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis cod. proc. pen., poiché le questioni di merito e motivazionali si intendono rinunciate con l’accordo.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di concordato in appello viene dichiarato inammissibile?
Ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen., il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, se si ravvisano profili di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, anche al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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