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Concordato in Appello: limiti al ricorso per Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’ (art. 599-bis c.p.p.). L’ordinanza chiarisce che la rinuncia a specifici motivi di appello per ottenere un accordo sulla pena è irretrattabile e preclude la possibilità di sollevare tali questioni in Cassazione, anche se relative a condizioni di procedibilità. Si forma, infatti, un giudicato sui punti oggetto di rinuncia.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Precluso

Il concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che consente alle parti di accordarsi sulla pena nel secondo grado di giudizio. Tuttavia, quali sono le conseguenze di tale accordo sulle successive possibilità di impugnazione? Con la recente Ordinanza n. 11797/2024, la Corte di Cassazione ribadisce i rigidi limiti al ricorso avverso le sentenze emesse con questa procedura, sottolineando l’effetto preclusivo della rinuncia ai motivi d’appello.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte di Appello di Napoli. Quest’ultima, accogliendo una proposta di concordato in appello formulata dalle parti, aveva ridotto la pena inflitta in primo grado. Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa decideva di adire la Corte di Cassazione, sollevando un unico motivo di ricorso: la carenza di una condizione di procedibilità per uno dei reati contestati. Si trattava, tuttavia, di un motivo che non era stato oggetto della negoziazione tra le parti in appello.

La Decisione della Cassazione sul Concordato in Appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: l’accordo sulla pena in appello comporta una rinuncia implicita ma irrevocabile a tutti i motivi che non sono stati specificamente esclusi dalla negoziazione. L’imputato, nel caso di specie, aveva rinunciato a tutti i motivi di appello ad eccezione di quello relativo alla concessione delle circostanze attenuanti generiche, per poi concordare la pena con il Procuratore Generale. Di conseguenza, non poteva successivamente sollevare in Cassazione una questione, come la mancanza di una condizione di procedibilità, che era stata implicitamente abbandonata.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha chiarito che il concordato in appello limita la cognizione del giudice di secondo grado ai soli motivi non oggetto di rinuncia. Questo meccanismo processuale produce effetti preclusivi sull’intero svolgimento del processo, estendendosi anche al giudizio di legittimità.

La rinuncia ai motivi è considerata irretrattabile. Per effetto di questa preclusione, si forma il cosiddetto “giudicato” sui punti della decisione che non sono stati devoluti alla cognizione del giudice superiore. In altre parole, se l’accordo riguarda solo la quantificazione della pena, la questione relativa alla responsabilità penale dell’imputato si considera definitivamente accertata e non più discutibile.

I giudici hanno specificato che il ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. è consentito solo per vizi specifici, quali:

1. Difetti nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo;
2. Vizi relativi al consenso prestato dal pubblico ministero;
3. Una pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo raggiunto;
4. Vizi nella determinazione della pena che la rendano palesemente illegale.

Qualsiasi altra doglianza, specialmente se relativa a motivi rinunciati, è inammissibile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida l’orientamento giurisprudenziale sulla natura vincolante del concordato in appello. La scelta di accedere a tale istituto deve essere attentamente ponderata dalla difesa, poiché comporta una significativa limitazione delle future vie di ricorso. Una volta raggiunto l’accordo e rinunciato a determinati motivi, non è più possibile “fare marcia indietro” e sollevare tali questioni dinanzi alla Corte di Cassazione. La pronuncia rafforza la finalità del legislatore di garantire l’efficienza processuale, stabilendo che l’accordo tra le parti su alcuni punti della controversia cristallizza la decisione su tutti gli aspetti rinunciati, rendendoli incontestabili.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa con ‘concordato in appello’ per motivi non discussi nell’accordo?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la rinuncia ai motivi di appello in funzione dell’accordo sulla pena è irretrattabile e produce un effetto preclusivo. Questo significa che non è possibile sollevare in Cassazione questioni (anche quelle rilevabili d’ufficio, come la condizione di procedibilità) che sono state oggetto di rinuncia esplicita o implicita.

Cosa succede ai punti della sentenza non toccati dal concordato in appello?
Sui punti oggetto di rinuncia si forma il ‘giudicato’. Ciò significa che la decisione su quegli aspetti, come la responsabilità penale dell’imputato, diventa definitiva e non può più essere messa in discussione nelle fasi successive del procedimento.

Quali sono gli unici motivi per cui si può ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa con concordato in appello?
Secondo la giurisprudenza costante, il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici, quali quelli relativi alla formazione della volontà della parte di accedere al concordato, al consenso del pubblico ministero, a un contenuto della sentenza difforme dall’accordo, o a vizi nella determinazione della pena che la rendano illegale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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