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Concordato in appello: limiti al ricorso per Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11260/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da due imputati. Essi, dopo aver ottenuto una riduzione di pena tramite un “concordato in appello” (ex art. 599-bis c.p.p.) e aver rinunciato agli altri motivi, avevano comunque impugnato la decisione. La Corte ha stabilito che l’accordo ha un effetto preclusivo che si estende anche al ricorso di legittimità, rendendolo inammissibile.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione Diventa Inammissibile

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, consentendo alle parti di accordarsi sulla pena in secondo grado. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 11260/2024) ribadisce le importanti conseguenze procedurali di tale scelta, in particolare riguardo all’impossibilità di presentare un successivo ricorso per Cassazione sui motivi a cui si è rinunciato.

I Fatti del Caso

Due imputati, dopo una condanna in primo grado, presentavano appello. In sede di giudizio di secondo grado, le difese avanzavano una richiesta di concordato in appello, accordandosi con la Procura Generale per una rideterminazione della pena. Tale accordo, per sua natura, implicava la rinuncia a tutti gli altri motivi di gravame. La Corte d’Appello di Napoli accoglieva la richiesta, riducendo la pena come concordato.

Nonostante l’accordo raggiunto e la rinuncia ai motivi, i due imputati proponevano comunque ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione in relazione alla presunta mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p. (obbligo di immediata declaratoria di determinate cause di non punibilità).

La Decisione della Cassazione e l’Effetto Preclusivo del Concordato in Appello

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili senza neppure entrare nel merito della questione sollevata. La decisione si fonda su un principio consolidato: l’accordo sulla pena in appello ha un effetto preclusivo che si estende all’intero procedimento, compreso il giudizio di legittimità.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che la scelta di accedere al concordato in appello è un’espressione del potere dispositivo riconosciuto alla parte. Questo potere non si limita a influenzare la cognizione del giudice d’appello (che si restringe alla valutazione dell’accordo), ma produce effetti definitivi sull’intero percorso processuale.

Secondo gli Ermellini, la rinuncia ai motivi d’appello, che è un presupposto essenziale del concordato, è del tutto analoga a una rinuncia formale all’impugnazione. Di conseguenza, presentare un ricorso per Cassazione su questioni che erano oggetto di tale rinuncia costituisce un’azione processualmente inammissibile. L’accordo, una volta raggiunto e ratificato dal giudice, cristallizza la situazione giuridica e preclude ogni ulteriore contestazione sui punti rinunciati.

La Corte ha richiamato precedenti giurisprudenziali conformi, sottolineando come l’inammissibilità in questi casi debba essere dichiarata senza formalità di rito, con una trattazione non partecipata, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, c.p.p.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame conferma la natura vincolante e definitiva del concordato in appello. Gli imputati e i loro difensori devono essere pienamente consapevoli che l’adesione a tale istituto comporta una rinuncia tombale alla possibilità di contestare in Cassazione i profili oggetto dell’accordo o i motivi di appello abbandonati. La scelta strategica di concordare la pena in secondo grado per ottenere un beneficio immediato preclude la via per un successivo controllo di legittimità.

Di conseguenza, la decisione di ricorrere a questo strumento deve essere attentamente ponderata, valutando il beneficio della riduzione di pena contro la perdita della facoltà di far valere eventuali vizi della sentenza di primo grado davanti alla Suprema Corte. La pronuncia, inoltre, condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro alla cassa delle ammende, a sottolineare le conseguenze negative di un ricorso presentato in violazione di chiari principi procedurali.

È possibile presentare ricorso per Cassazione dopo aver raggiunto un concordato in appello?
No, il ricorso per Cassazione è inammissibile se riguarda questioni a cui l’interessato ha rinunciato in funzione dell’accordo sulla pena in appello. L’accordo ha un effetto preclusivo sull’intero svolgimento processuale.

Perché la rinuncia ai motivi di appello nel concordato impedisce il ricorso in Cassazione?
Perché il potere dispositivo riconosciuto alla parte dall’art. 599-bis c.p.p. non solo limita la cognizione del giudice di secondo grado, ma produce effetti preclusivi analoghi a una formale rinuncia all’impugnazione, che si estendono anche al successivo giudizio di legittimità.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile in questo scenario?
La parte che presenta un ricorso dichiarato inammissibile viene condannata, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata determinata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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