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Concordato in appello: limiti al ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato contro una sentenza di “concordato in appello”. L’imputato lamentava un vizio di motivazione sull’affermazione di responsabilità, ma la Corte ha stabilito che la scelta di concordare la pena implica la rinuncia a tali motivi. Il ricorso è stato inoltre ritenuto generico, portando alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, disciplinato dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del processo che consente alle parti di accordarsi sulla rideterminazione della pena in secondo grado. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti invalicabili per chi, dopo aver raggiunto tale accordo, intende comunque presentare ricorso. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: la scelta di concordare la pena implica una rinuncia ai motivi di appello che contestano l’affermazione di responsabilità.

I Fatti del Caso

Nel caso di specie, la Corte di Appello, accogliendo la richiesta delle parti, aveva applicato la pena concordata di 7 anni e 6 mesi di reclusione e una multa. Questa pena era il risultato del riconoscimento della continuazione tra i reati di rapina e ricettazione oggetto del procedimento e i fatti giudicati in una precedente sentenza. L’imputato, tuttavia, decideva di presentare ricorso per cassazione avverso tale decisione, lamentando un presunto vizio di motivazione e una violazione di legge riguardo alla mancata argomentazione sulla sua colpevolezza.

Il Ricorso Basato sul Vizio di Motivazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha basato il suo ricorso su un unico motivo: l’omessa motivazione da parte della Corte di Appello in merito all’affermazione della sua responsabilità penale. Secondo la difesa, la sentenza emessa a seguito di concordato in appello non poteva esimersi dal giustificare le ragioni per cui l’imputato era stato ritenuto colpevole, richiamando i principi costituzionali sul giusto processo e l’obbligo di motivazione dei provvedimenti giurisdizionali.

Le Motivazioni della Cassazione: perché il ricorso sul concordato in appello è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione netta e lineare. In primo luogo, i giudici hanno qualificato i motivi del ricorso come “generici”, ovvero privi di quella specificità richiesta per poter essere esaminati. Il ricorso si limitava a una doglianza astratta, senza indicare elementi concreti che potessero incrinare la logicità della sentenza impugnata.

Il punto cruciale della decisione, però, risiede nella natura stessa del concordato in appello. La Suprema Corte ha sottolineato che la sentenza impugnata dava espressamente atto del fatto che il ricorrente, nel formulare la proposta di accordo, aveva implicitamente ma inequivocabilmente rinunciato ai motivi di appello che contestavano l’affermazione di responsabilità. Scegliere di patteggiare la pena in appello significa concentrare il dibattito unicamente sulla quantificazione della sanzione, accettando come dato acquisito la declaratoria di colpevolezza. Pertanto, un successivo ricorso che rimetta in discussione proprio quel punto non può che essere considerato inammissibile, in quanto si pone in contraddizione con la scelta processuale precedentemente compiuta.

Le Conclusioni: implicazioni pratiche della decisione

La decisione riafferma la logica e la funzione dell’istituto del concordato in appello. Accettare un accordo sulla pena è una scelta strategica che comporta benefici (certezza e potenziale riduzione della sanzione) ma anche rinunce. La principale rinuncia è quella a contestare nel merito la propria colpevolezza. Questa ordinanza serve da monito: non è possibile usufruire dei vantaggi del rito premiale e, contemporaneamente, mantenere aperte tutte le vie di impugnazione come in un processo ordinario. La conseguenza diretta per il ricorrente è stata, come previsto dall’art. 616 c.p.p., la condanna al pagamento delle spese processuali e al versamento di una cospicua somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a sanzione del carattere colposo dell’impugnazione.

È possibile impugnare una sentenza di ‘concordato in appello’ per un vizio di motivazione sulla responsabilità?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la proposta di concordato implica la rinuncia ai motivi di appello relativi all’affermazione di responsabilità, rendendo inammissibile un ricorso basato su tali doglianze.

Quali sono le conseguenze di un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata quantificata in 3.000 euro.

Cosa si intende per ‘motivi generici’ di ricorso?
Sono motivi che non specificano in modo chiaro e dettagliato il presunto errore di diritto o vizio della sentenza impugnata, ma si limitano a una doglianza generale e astratta, senza confrontarsi puntualmente con le ragioni della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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