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Concordato in appello: limiti al ricorso per Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza emessa a seguito di un concordato in appello. L’accordo tra le parti sulla pena, previsto dall’art. 599-bis c.p.p., preclude la possibilità di sollevare in Cassazione motivi di ricorso precedentemente rinunciati, come il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La decisione ribadisce la natura vincolante dell’accordo e le sue conseguenze processuali.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione Diventa Impossibile

Il concordato in appello, introdotto dalla riforma Orlando (legge n. 103/2017), rappresenta uno strumento processuale volto a definire il giudizio di secondo grado in modo più celere. Tuttavia, la sua applicazione comporta conseguenze significative sulla possibilità di impugnare ulteriormente la decisione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 6809/2024) chiarisce in modo netto i limiti del ricorso successivo a un accordo sulla pena, dichiarandolo inammissibile.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per reati legati agli stupefacenti, emessa dal Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Taranto. L’imputato, giudicato con rito abbreviato, veniva ritenuto responsabile per fatti commessi nell’aprile del 2023. In sede di appello, la difesa e la pubblica accusa raggiungevano un accordo ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. La Corte d’Appello, preso atto del concordato in appello, rideterminava la pena, riducendola, e confermava nel resto la sentenza di primo grado.

Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato presentava ricorso per cassazione, lamentando una presunta violazione di legge e un difetto di motivazione riguardo al mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.).

La Disciplina del Concordato in Appello e l’inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La decisione si fonda su una chiara interpretazione della normativa che regola il concordato in appello. Questo istituto processuale prevede che le parti possano accordarsi per rinunciare a tutti i motivi di appello, ad eccezione di quelli relativi alla determinazione della pena. Una volta che la Corte territoriale accoglie la richiesta congiunta e ridetermina la sanzione, la possibilità di un ulteriore vaglio di legittimità viene drasticamente limitata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha evidenziato come la sentenza impugnata fosse stata adottata proprio sulla base di un accordo che implicava una rinuncia ai motivi di appello diversi dalla quantificazione della pena. L’essenza del concordato risiede proprio in questo scambio: una pena più mite in cambio della chiusura della controversia. Di conseguenza, presentare un ricorso in Cassazione lamentando questioni che sono state oggetto di rinuncia (come le attenuanti generiche, che incidono sulla pena) è una palese contraddizione.

I giudici hanno richiamato l’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, il quale stabilisce espressamente che, in caso di sentenza emessa a seguito di concordato, il successivo ricorso deve essere dichiarato inammissibile con una pronuncia de plano, ovvero senza udienza. L’inammissibilità del ricorso ha comportato, come previsto dall’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Decisione

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: l’adesione al concordato in appello è una scelta processuale che produce effetti preclusivi. La difesa che opta per questa via deve essere pienamente consapevole che sta barattando la possibilità di contestare nel merito la decisione con la certezza di una pena concordata e, solitamente, ridotta. Qualsiasi tentativo successivo di rimettere in discussione punti coperti dall’accordo, come il trattamento sanzionatorio complessivo (che include la valutazione delle attenuanti), si scontrerà inevitabilmente con una declaratoria di inammissibilità. La decisione rafforza la finalità deflattiva dell’istituto, garantendo che l’accordo tra le parti ponga un punto fermo al processo, salvo vizi procedurali macroscopici che qui non sono stati ravvisati.

Che cos’è il concordato in appello?
È un accordo, previsto dall’art. 599-bis c.p.p., tra accusa e difesa per concordare l’entità della pena nel giudizio di appello, rinunciando agli altri motivi di impugnazione.

È possibile fare ricorso in Cassazione dopo una sentenza che applica un concordato in appello?
No, la legge (art. 610, comma 5-bis, c.p.p.) prevede che il ricorso presentato contro una sentenza emessa a seguito di concordato sia dichiarato inammissibile, in quanto l’accordo implica la rinuncia ai motivi di impugnazione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso da parte della Cassazione?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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