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Concordato in appello: limiti al ricorso per cassazione

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza basata su un concordato in appello. La rinuncia ai motivi di merito impedisce di contestare la congruità della pena, salvo i casi di illegalità della sanzione inflitta.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione Diventa Inammissibile

Il processo penale prevede diversi strumenti per definire le controversie, tra cui il concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale. Questo istituto permette all’imputato e alla Procura di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado, ma comporta importanti conseguenze sulla possibilità di impugnare ulteriormente la decisione. Con l’ordinanza n. 6726/2024, la Corte di Cassazione ribadisce i rigidi limiti del ricorso contro una sentenza emessa a seguito di tale accordo.

I Fatti del Caso: un Appello Definito con Accordo

Nel caso in esame, un imputato, condannato per il reato di evasione, aveva proposto appello. In quella sede, le parti avevano raggiunto un accordo sulla pena, sfociato in una sentenza di concordato in appello. Nonostante l’accordo, l’imputato presentava ricorso in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione riguardo alla congruità della pena applicata, ritenendola eccessiva.

La Decisione della Cassazione e il Ruolo del Concordato in Appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso totalmente inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del concordato in appello: l’effetto devolutivo limitato. Accettando il concordato, l’imputato rinuncia volontariamente ai motivi di appello che non riguardano l’accordo stesso. Di conseguenza, la cognizione del giudice di secondo grado viene circoscritta ai soli punti non oggetto di rinuncia.

Le Motivazioni: i Limiti Imposti dall’Accordo Processuale

La Cassazione ha chiarito che proporre un ricorso basato su motivi ai quali si è già rinunciato in appello è una pratica non consentita. L’accordo sulla pena implica l’accettazione della sua congruità. Pertanto, non è più possibile, in sede di legittimità, sollevare questioni relative alla correttezza della determinazione della sanzione, a meno che non si configuri un’ipotesi di ‘pena illegale’.

Una pena è considerata ‘illegale’ solo quando non è prevista dall’ordinamento giuridico, quando è di specie diversa da quella stabilita dalla legge o quando è determinata in misura superiore o inferiore ai limiti edittali. Nel caso di specie, il ricorrente contestava unicamente la valutazione discrezionale del giudice (la ‘congruità’), un aspetto coperto dall’accordo e quindi non più sindacabile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale ormai stabile. Chi sceglie la via del concordato in appello deve essere consapevole che sta compiendo una scelta strategica che preclude quasi ogni possibilità di un successivo ricorso in Cassazione. La rinuncia ai motivi di merito è un atto definitivo che cristallizza la pena concordata. La conseguenza di un ricorso presentato in violazione di questi principi è non solo la sua inammissibilità ‘de plano’ (cioè senza udienza), ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, come avvenuto nel caso specifico con una condanna al pagamento di 3.000 euro.

Dopo un concordato in appello è possibile ricorrere in Cassazione per contestare l’entità della pena?
No, la rinuncia ai motivi di merito con il concordato preclude la possibilità di contestare la congruità della pena in Cassazione. L’unica eccezione riguarda i casi in cui la sanzione applicata sia ‘illegale’, cioè non prevista dalla legge o al di fuori dei limiti edittali.

Quali sono gli unici motivi validi per un ricorso in Cassazione dopo una sentenza di concordato in appello?
Il ricorso è ammissibile solo se si lamenta l’illegalità della pena inflitta (ad esempio, una pena di specie diversa da quella prevista o di durata superiore al massimo legale) o se si dimostra che sussistevano le condizioni per un proscioglimento immediato ai sensi dell’art. 129 c.p.p., che il giudice d’appello avrebbe dovuto rilevare.

Cosa comporta la presentazione di un ricorso inammissibile in questi casi?
Se la Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, condanna il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla cassa delle ammende, il cui importo è stabilito dalla Corte stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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