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Concordato in appello: limiti al ricorso per Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5187/2024, dichiara inammissibile un ricorso contro una sentenza di concordato in appello. L’imputato lamentava l’omessa motivazione su cause di proscioglimento e sulla quantificazione della pena, ma la Corte ha ribadito che tali motivi, essendo stati rinunciati con l’accordo, non possono essere riproposti in Cassazione, salvo vizi specifici dell’accordo stesso o illegalità della pena.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto del concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Tuttavia, questa scelta strategica comporta precise conseguenze sulla possibilità di impugnare la decisione successiva. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 5187 del 2024, ribadisce con fermezza i limiti del ricorso avverso una sentenza frutto di tale accordo, chiarendo quali motivi non possono più essere sollevati.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso la sentenza della Corte di Appello di Genova. Quest’ultima aveva applicato la pena concordata tra le parti ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., riformando parzialmente la sentenza di primo grado. Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa decideva di proseguire il percorso giudiziario, proponendo ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa Infruttuosa

Il ricorrente lamentava principalmente due vizi:
1. Violazione di legge in riferimento all’art. 133 del codice penale (criteri di commisurazione della pena) e agli artt. 544 e 546 del codice di procedura penale (requisiti della sentenza).
2. In particolare, si contestava l’omessa motivazione da parte della Corte di Appello sulla sussistenza di eventuali cause di proscioglimento, che il giudice è tenuto a valutare d’ufficio ai sensi dell’art. 129 c.p.p., e sulla quantificazione della pena stessa.

La Decisione della Cassazione sul concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato in giurisprudenza: l’accesso al concordato in appello implica una rinuncia ai motivi di ricorso che non siano strettamente legati alla validità dell’accordo stesso. I motivi proposti dal ricorrente, relativi al merito della valutazione probatoria e alla congruità della pena, rientrano esattamente tra quelli a cui si è implicitamente rinunciato aderendo all’accordo.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che il ricorso per Cassazione contro una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. è consentito solo in ipotesi tassative. Richiamando un proprio precedente (Sentenza n. 944 del 2019), ha elencato i motivi ammissibili:

* Vizi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere all’accordo (es. errore, violenza, dolo).
* Problemi legati al consenso del pubblico ministero.
* Un contenuto della pronuncia del giudice difforme da quanto concordato tra le parti.

Sono invece inammissibili le doglianze relative ai motivi a cui si è rinunciato, alla mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. e ai vizi sulla determinazione della pena, a meno che questa non sia illegale (cioè non rientrante nei limiti edittali o diversa da quella prevista dalla legge).

Nel caso di specie, le lamentele del ricorrente non rientravano in nessuna delle eccezioni ammesse. L’accordo sulla pena presuppone l’accettazione della stessa come congrua e la rinuncia a sollevare questioni di merito, come la potenziale esistenza di cause di assoluzione, che avrebbero dovuto essere discusse prima di raggiungere l’intesa.

Conclusioni: L’Importanza della Rinuncia ai Motivi di Ricorso

L’ordinanza in esame conferma che la scelta del concordato in appello è una decisione processuale tombale, che preclude quasi ogni ulteriore via di impugnazione. Aderendo all’accordo, l’imputato accetta la pena e, contestualmente, rinuncia a contestare la valutazione di merito compiuta nei gradi precedenti. Il controllo della Corte di Cassazione viene così circoscritto alla sola legalità formale dell’accordo e della pena irrogata, senza possibilità di riesaminare il fondo della questione. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di ponderare attentamente le conseguenze di un accordo sulla pena in appello, essendo una via che cristallizza la responsabilità penale in cambio di una definizione più rapida e certa del trattamento sanzionatorio.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza di concordato in appello per vizi di motivazione sulla quantificazione della pena?
No, non è possibile. Aderendo al concordato, si accetta la pena pattuita e si rinuncia a contestarne la congruità. L’impugnazione è ammessa solo se la pena applicata dal giudice è illegale, ovvero fuori dai limiti previsti dalla legge o di tipo diverso.

Con il concordato in appello si rinuncia a far valere l’eventuale esistenza di cause di proscioglimento?
Sì. Secondo la Corte, la doglianza relativa alla mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. è inammissibile, in quanto rientra tra i motivi oggetto di rinuncia implicita con l’accordo sulla pena.

Quali sono gli unici motivi per cui è ammesso un ricorso in Cassazione contro una sentenza di concordato in appello?
Il ricorso è ammesso solo per motivi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere all’accordo, al consenso del pubblico ministero, a un contenuto della sentenza difforme dall’accordo, o a vizi che si traducono nell’illegalità della sanzione inflitta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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