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Concordato in appello: limiti al ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 405/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’. La Corte ha ribadito che, una volta accettato l’accordo e rinunciato ai motivi di gravame, l’imputato non può più sollevare in Cassazione questioni relative alla mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p. (obbligo di proscioglimento), poiché l’ambito del giudizio è limitato ai soli vizi relativi alla formazione dell’accordo stesso.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare, rinunciando ai motivi di gravame. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 405/2024) torna a definire con precisione i confini del successivo ricorso per cassazione, chiarendo quali doglianze non possono essere sollevate dopo aver scelto questa via.

I Fatti del Caso

Nel caso di specie, un imputato aveva proposto ricorso per cassazione avverso una sentenza della Corte di Appello. Tale sentenza non era l’esito di un dibattimento ordinario, bensì di un accordo tra le parti ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., che aveva portato alla rideterminazione della pena e alla contestuale rinuncia ai motivi di appello. Nonostante l’accordo, la difesa sollevava in Cassazione un unico motivo di ricorso, lamentando la violazione dell’art. 129 c.p.p., norma che impone al giudice di prosciogliere l’imputato in presenza di evidenti cause di non punibilità, anche d’ufficio.

La Decisione della Corte e il Ruolo del Concordato in Appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato in giurisprudenza: la scelta del concordato in appello preclude la possibilità di sollevare in Cassazione questioni che erano state oggetto di rinuncia. L’accordo, infatti, limita drasticamente l’ambito del giudizio d’appello e, di conseguenza, anche quello del successivo controllo di legittimità.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha specificato che il ricorso per cassazione avverso una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. è ammissibile solo per motivi molto specifici. Questi riguardano esclusivamente:
1. La formazione della volontà della parte: ad esempio, se il consenso all’accordo è stato viziato.
2. Il consenso del pubblico ministero: se vi sono state irregolarità nell’ottenimento del suo parere favorevole.
3. Il contenuto della pronuncia del giudice: se la decisione del giudice è difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.

Al di fuori di queste ipotesi, ogni altra doglianza è inammissibile. In particolare, non è possibile lamentare la mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento secondo l’art. 129 c.p.p. o la presenza di nullità assolute. Questo perché, a causa dell’effetto devolutivo dell’impugnazione e della successiva rinuncia ai motivi, la cognizione del giudice di appello è circoscritta alla ratifica dell’accordo. Il giudice non è tenuto a motivare sul perché non abbia prosciolto l’imputato, poiché tale valutazione esula dall’oggetto del suo giudizio, definito dall’accordo stesso. La rinuncia ai motivi di appello copre implicitamente anche la possibilità di far valere eventuali cause di proscioglimento che avrebbero potuto essere discusse nel merito.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce la natura strategica e tombale della scelta del concordato in appello. Optando per questa procedura, la difesa ottiene una pena concordata ma rinuncia definitivamente a far valere gran parte delle possibili contestazioni nel merito e di rito. Il ricorso per cassazione non può diventare uno strumento per rimettere in discussione una scelta processuale già compiuta. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la decisione di accedere al concordato deve essere ponderata attentamente, valutando il rapporto tra il beneficio di una pena certa e la perdita di quasi ogni ulteriore via di impugnazione. La sentenza conferma che il sistema processuale premia la scelta deflattiva con la stabilità della decisione, escludendo ripensamenti tardivi.

È possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di “concordato in appello” per lamentare la mancata assoluzione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una volta che l’imputato ha rinunciato ai motivi di appello per accedere al concordato, non può più sollevare in Cassazione doglianze relative alla mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento previste dall’art. 129 c.p.p., poiché tali questioni sono coperte dalla rinuncia.

Quali sono gli unici motivi per cui è ammesso un ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p.?
Il ricorso è ammissibile solo se riguarda vizi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere all’accordo, al consenso del pubblico ministero, o al contenuto della decisione del giudice, qualora sia difforme rispetto all’accordo stesso.

Cosa succede se si presenta un ricorso in Cassazione inammissibile contro un concordato in appello?
Se il ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione non consentita dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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