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Concordato in appello: limiti al ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (concordato in appello), aveva impugnato la sentenza lamentando la mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento. La Corte ha ribadito che l’adesione al concordato in appello implica la rinuncia alla maggior parte dei motivi di impugnazione, salvo quelli relativi a vizi della volontà, al consenso del PM o a una decisione del giudice difforme dall’accordo.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto del concordato in appello, previsto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento per definire il processo nel secondo grado di giudizio attraverso un accordo tra le parti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo netto i limiti all’impugnazione della sentenza che ne deriva, sottolineando come l’accordo implichi una rinuncia quasi totale a ulteriori doglianze. Analizziamo la decisione per comprendere la portata di questa scelta processuale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Napoli Nord. In sede di appello, la difesa dell’imputato e la Procura Generale hanno raggiunto un accordo sulla pena. La Corte di Appello di Napoli, recependo la concorde richiesta delle parti, ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado, rideterminando la pena e confermando nel resto la condanna.

Nonostante l’accordo, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per cassazione, sollevando un unico motivo: l’omessa valutazione da parte della Corte di Appello delle condizioni per un proscioglimento immediato ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale.

Il Ricorso in Cassazione e i Limiti del Concordato in Appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione sulla natura stessa del concordato in appello. I giudici hanno richiamato un orientamento consolidato secondo cui, una volta che le parti raggiungono un accordo, l’ambito del successivo ricorso per cassazione è estremamente ristretto.

La Rinuncia ai Motivi di Appello

L’elemento centrale della decisione risiede nell’effetto devolutivo dell’impugnazione. Quando un imputato accetta un concordato in appello, rinuncia implicitamente ai motivi di impugnazione che non sono stati oggetto dell’accordo stesso. La cognizione del giudice d’appello, e di conseguenza quella della Cassazione, viene limitata ai soli termini dell’accordo raggiunto. Di conseguenza, non è possibile, in un momento successivo, sollevare questioni che si devono considerare superate e rinunciate con l’adesione al patto processuale.

I Soli Motivi Ammissibili

La giurisprudenza citata dalla Corte è chiara nell’elencare le uniche eccezioni che consentono di impugnare una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. Il ricorso è ammissibile solo se riguarda:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Problemi relativi al consenso del Procuratore Generale.
3. Un contenuto della pronuncia del giudice difforme da quanto concordato tra le parti.

Al di fuori di queste ipotesi, ogni altra doglianza è preclusa.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha spiegato che questioni come la mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento ex art. 129 c.p.p., le nullità assolute, l’inutilizzabilità delle prove o l’insussistenza di circostanze aggravanti sono tutte coperte dalla rinuncia implicita derivante dal concordato in appello. L’imputato, scegliendo di accordarsi sulla pena, accetta il quadro probatorio e giuridico così come cristallizzato e rinuncia a far valere tali vizi.

La logica del legislatore è quella di favorire la deflazione del contenzioso, offrendo uno strumento che garantisce certezza e rapidità nella definizione del processo di secondo grado. Ammettere un ricorso per cassazione su motivi rinunciati snaturerebbe la funzione stessa dell’istituto, rendendolo di fatto inutile. Pertanto, il ricorso dell’imputato, essendo fondato su un motivo non consentito, è stato dichiarato inammissibile.

Conclusioni: L’Effetto Vincolante del Concordato

Questa pronuncia rafforza un principio fondamentale: la scelta di aderire a un concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive e vincolanti. L’imputato e il suo difensore devono ponderare attentamente i benefici di un accordo sulla pena rispetto alla perdita della possibilità di sollevare ulteriori questioni di merito o di legittimità nei successivi gradi di giudizio. La sentenza emessa a seguito di concordato diventa, salvo i rari casi di vizi genetici dell’accordo, una statuizione quasi intangibile, chiudendo di fatto la vicenda processuale.

È possibile ricorrere in Cassazione dopo aver fatto un ‘concordato in appello’?
Sì, ma solo per motivi molto specifici. Il ricorso è ammissibile unicamente se si denunciano vizi relativi alla formazione della volontà di accedere all’accordo, al consenso del Procuratore Generale o se la sentenza del giudice è difforme rispetto a quanto concordato.

Perché il ricorso che lamentava la mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p. è stato dichiarato inammissibile?
Perché, secondo la Corte di Cassazione, aderendo al concordato in appello, l’imputato rinuncia a tutti i motivi di impugnazione non inclusi nell’accordo, compresa la richiesta di una valutazione per il proscioglimento immediato. Tale questione si considera superata e rinunciata con la stipula del patto processuale.

Quali doglianze sono considerate inammissibili dopo un concordato in appello?
Sono inammissibili tutte le doglianze relative a motivi rinunciati, come la mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento, le questioni rilevabili d’ufficio, l’insussistenza di cause di nullità assoluta o di inutilizzabilità delle prove e l’insussistenza di circostanze aggravanti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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