LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

Un imputato, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in secondo grado tramite un concordato in appello, ha tentato di impugnare la decisione in Cassazione lamentando la mancata assoluzione e vizi di motivazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il concordato in appello limita fortemente le possibilità di un ulteriore ricorso, che è consentito solo per vizi procedurali specifici e non per riesaminare il merito della causa.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando è Possibile Ricorrere in Cassazione?

L’istituto del concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, offrendo una via per la definizione più rapida del processo di secondo grado. Tuttavia, la scelta di aderire a tale accordo comporta conseguenze procedurali significative, in particolare per quanto riguarda la possibilità di impugnare la decisione successiva. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 1482/2024) fa luce sui ristretti limiti del ricorso contro una sentenza emessa a seguito di un patteggiamento in appello.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato dal difensore di un imputato avverso una sentenza della Corte di appello di Napoli. In secondo grado, le parti avevano raggiunto un accordo, un concordato in appello, che aveva portato a una riduzione della pena inflitta in primo grado per un reato previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90 (Testo Unico sugli stupefacenti).

Il Ricorso in Cassazione e le Doglianze dell’Imputato

Nonostante l’accordo raggiunto, il difensore ha proposto ricorso per Cassazione, sollevando due questioni principali: la violazione dell’art. 129 del codice di procedura penale, che impone al giudice di dichiarare d’ufficio determinate cause di non punibilità, e la mancanza di motivazione riguardo alla confisca del denaro che era stato sequestrato. In sostanza, pur avendo concordato la pena, l’imputato lamentava che il giudice d’appello non avesse valutato la possibilità di un’assoluzione immediata.

Le Motivazioni della Cassazione: i Rigidi Limiti del Concordato in Appello

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, offrendo una chiara spiegazione dei limiti legati all’istituto del concordato in appello. I giudici hanno sottolineato che la rinuncia ai motivi di merito è un elemento intrinseco dell’accordo. Accettando il concordato, l’imputato rinuncia a contestare la propria colpevolezza in cambio di uno sconto di pena, limitando così l’effetto devolutivo dell’appello. La cognizione del giudice di secondo grado viene circoscritta ai soli motivi non oggetto di rinuncia.

La Cassazione, richiamando un suo precedente orientamento (Sez. 1, n. 944/2019), ha ribadito che il ricorso contro una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. è ammissibile solo in casi eccezionali, ovvero quando si contestano:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Problemi relativi al consenso del pubblico ministero.
3. Un contenuto della pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.

Sono invece inammissibili le doglianze relative ai motivi rinunciati, come la mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento ex art. 129 c.p.p., o a presunti vizi nella determinazione della pena, a meno che questa non risulti palesemente illegale.

Conclusioni: la Scelta del Concordato come Atto Procedurale Definitivo

L’ordinanza in esame conferma che la scelta di accedere al concordato in appello è una decisione strategica con effetti preclusivi. Chi sceglie questa strada non può, in un secondo momento, tentare di riaprire la discussione sul merito della vicenda davanti alla Corte di Cassazione. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile de plano, senza udienza, e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende. Questa decisione rafforza la natura dell’accordo come strumento di definizione del processo, la cui stabilità non può essere minata da ripensamenti tardivi su questioni di merito a cui si è volontariamente rinunciato.

Dopo aver stipulato un ‘concordato in appello’ è ancora possibile ricorrere in Cassazione?
Sì, ma solo per motivi molto specifici e limitati. Il ricorso è ammissibile unicamente se contesta vizi relativi alla formazione della volontà delle parti, al consenso del pubblico ministero, o se la sentenza del giudice si discosta dall’accordo pattuito. Non è possibile contestare il merito della causa.

Se si accetta un concordato in appello, si può poi lamentare in Cassazione la mancata assoluzione secondo l’art. 129 c.p.p.?
No. Secondo la Corte di Cassazione, aderire al concordato implica la rinuncia ai motivi di merito, inclusa la potenziale applicazione delle cause di non punibilità previste dall’art. 129 c.p.p. Tale doglianza è quindi inammissibile.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di concordato in appello viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della cassa delle ammende (nel caso di specie, 3.000 euro). La sentenza della Corte di appello diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati