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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 1480/2024, ha ribadito i rigidi limiti all’impugnazione delle sentenze emesse a seguito di un concordato in appello. L’adesione a tale accordo comporta la rinuncia ai motivi di merito, rendendo inammissibile il ricorso basato su presunti errori nella determinazione della pena o sulla mancata valutazione di un proscioglimento. Il ricorso è ammesso solo per vizi procedurali specifici.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quando la Cassazione chiude le porte

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di accordarsi su una riduzione della pena in cambio della rinuncia a determinati motivi di appello. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 1480/2024) ha chiarito in modo definitivo i ristretti confini entro cui è possibile impugnare una sentenza che ratifica tale accordo, sottolineando la natura quasi tombale della scelta processuale.

Il Caso: Dall’Accordo in Appello al Tentativo di Ricorso in Cassazione

Nel caso di specie, due imputati avevano raggiunto un accordo con la Procura Generale presso la Corte di Appello per una riduzione delle pene inflitte in primo grado. La Corte territoriale, recependo l’accordo, aveva riformato la sentenza. Nonostante ciò, i difensori degli imputati proponevano ricorso per Cassazione, lamentando, per un imputato, un’erronea determinazione della pena finale e, per l’altro, la violazione dell’obbligo di proscioglimento immediato (ex art. 129 c.p.p.) e la carenza di motivazione su un aspetto della condotta criminosa.

La Decisione della Suprema Corte e i limiti del concordato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, cogliendo l’occasione per ribadire un principio fondamentale: l’accesso al concordato in appello implica una rinuncia ai motivi di merito. L’effetto devolutivo dell’appello viene limitato ai soli punti non coperti dalla rinuncia. Di conseguenza, un successivo ricorso per Cassazione non può resuscitare le questioni che l’imputato ha scelto di abbandonare per ottenere il beneficio della riduzione di pena.

I Motivi Ammissibili e Quelli Respinti

La Suprema Corte ha precisato che un ricorso avverso una sentenza ex art. 599-bis c.p.p. è ammissibile solo in circostanze eccezionali e ben definite:

1. Vizi nella formazione della volontà: Qualora si dimostri che il consenso dell’imputato all’accordo sia stato viziato.
2. Vizi nel consenso del pubblico ministero: In caso di irregolarità nel consenso prestato dalla pubblica accusa.
3. Contenuto difforme della pronuncia: Se la sentenza del giudice si discosta da quanto concordato tra le parti.

Al di fuori di questi casi, le doglianze sono destinate all’inammissibilità. In particolare, sono state respinte le censure relative alla mancata valutazione delle condizioni per un proscioglimento ex art. 129 c.p.p. e quelle attinenti alla determinazione della pena. Quest’ultima, infatti, può essere contestata solo se si traduce in una sanzione ‘illegale’ (ad esempio, di genere diverso o al di fuori dei limiti edittali), ma non per un mero errore di calcolo interno ai parametri di legge, poiché anche questo aspetto è oggetto dell’accordo tra le parti.

Le Motivazioni della Corte

I giudici di legittimità hanno motivato la loro decisione sulla base della natura stessa dell’istituto. Il concordato in appello è un patto processuale che si fonda su un bilanciamento di interessi: lo Stato ottiene una rapida definizione del processo, mentre l’imputato beneficia di uno sconto di pena. Accettare questo patto significa accettarne le conseguenze, prima fra tutte la rinuncia a contestare nel merito la propria responsabilità e la congruità della pena concordata. Permettere un riesame di tali punti in Cassazione svuoterebbe di significato l’istituto, trasformandolo in una mera tappa interlocutoria anziché in un meccanismo di definizione del giudizio.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche del Concordato in Appello

L’ordinanza in esame offre un importante monito per la difesa. La scelta di percorrere la strada del concordato in appello deve essere attentamente ponderata. Se da un lato garantisce un risultato certo in termini di riduzione della pena, dall’altro preclude quasi ogni ulteriore possibilità di impugnazione. È essenziale che l’imputato sia pienamente consapevole che, con la firma dell’accordo, sta rinunciando a far valere le proprie ragioni nel merito, cristallizzando la propria posizione processuale. La via della Cassazione rimane aperta solo per denunciare gravi vizi procedurali che hanno inficiato la genuinità dell’accordo stesso, non per rimettere in discussione ciò che è stato volontariamente pattuito.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di un ‘concordato in appello’?
Sì, ma solo per motivi molto specifici e limitati, quali vizi nella formazione della volontà delle parti di accedere all’accordo, nel consenso del pubblico ministero, o qualora la sentenza del giudice sia difforme rispetto ai termini dell’accordo raggiunto.

Con il concordato in appello, si può ancora contestare la propria colpevolezza o chiedere il proscioglimento?
No. Secondo quanto stabilito dall’ordinanza, l’adesione all’accordo comporta la rinuncia ai motivi di merito, inclusa la possibilità di far valere le condizioni per un proscioglimento ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale.

Si può impugnare la determinazione della pena stabilita con il concordato in appello?
No, a meno che la pena applicata non sia ‘illegale’, ovvero diversa per genere da quella prevista dalla legge o al di fuori dei limiti edittali. Non sono ammesse censure relative a semplici errori di calcolo della pena, poiché si ritiene che anche questo aspetto sia stato coperto e accettato con l’accordo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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