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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 44785/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una sentenza emessa a seguito di un concordato in appello. La Corte ha ribadito che l’accordo sulla pena implica la rinuncia alla maggior parte dei motivi di impugnazione, salvo eccezioni tassative, tra cui non rientra la mancata motivazione su eventuali cause di proscioglimento.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: I Limiti al Ricorso per Cassazione

L’istituto del concordato in appello, noto anche come ‘patteggiamento in appello’, rappresenta uno strumento processuale cruciale che consente di definire il giudizio di secondo grado in modo più celere. Tuttavia, la scelta di aderire a tale accordo comporta conseguenze significative sui successivi gradi di giudizio. Con la recente ordinanza n. 44785 del 2024, la Corte di Cassazione torna a ribadire i rigidi limiti all’impugnazione delle sentenze emesse a seguito di tale accordo, dichiarando inammissibile un ricorso basato su motivi rinunciati.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza della Corte di Appello di Catania che, applicando l’art. 599-bis del codice di procedura penale, riduceva la pena inflitta a un imputato per i reati di rapina e lesioni personali. La riduzione era il frutto di un accordo tra le parti, il cosiddetto concordato in appello, che fissava la pena finale a 3 anni e 8 mesi di reclusione, oltre a una multa.

Nonostante l’accordo raggiunto, il difensore dell’imputato proponeva ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione della sentenza d’appello. Nello specifico, si contestava l’omessa valutazione circa la sussistenza di eventuali cause di proscioglimento, che il giudice avrebbe dovuto esaminare prima di ratificare l’accordo sulla pena.

La Disciplina del Concordato in Appello e l’Impugnazione

Il concordato in appello è una procedura deflattiva che presuppone la rinuncia dell’imputato agli altri motivi di appello a fronte di una rideterminazione concordata della sanzione. La logica è quella di uno scambio processuale: certezza e riduzione della pena in cambio della rinuncia a contestare altri aspetti della sentenza di primo grado.

La legge e la giurisprudenza, in particolare una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 19415/2023), hanno chiarito che, una volta emessa la sentenza che recepisce l’accordo, le possibilità di ricorrere in Cassazione sono estremamente limitate. L’impugnazione è ammessa solo per motivi specifici, quali:

1. Vizi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Contenuto della sentenza difforme rispetto all’accordo raggiunto.
3. Mancata constatazione di una causa di estinzione del reato (come la prescrizione) già maturata al momento della pronuncia.

Sono invece inammissibili le doglianze relative a motivi a cui si è rinunciato o a vizi nella determinazione della pena, a meno che non si tratti di una pena illegale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha applicato con rigore questi principi. I giudici hanno osservato che il motivo proposto dal ricorrente – l’omessa motivazione sulla sussistenza di cause di proscioglimento – non rientra in nessuna delle eccezioni che consentono l’impugnazione di una sentenza frutto di concordato in appello.

Come si legge nell’ordinanza, l’interessato, aderendo all’accordo, aveva implicitamente rinunciato a far valere ulteriori motivi di ricorso, concentrando la sua richiesta esclusivamente sulla riduzione della pena. Poiché la Corte d’Appello aveva accolto integralmente la richiesta concordata, l’imputato non poteva più sollevare questioni che dovevano ritenersi superate dalla sua stessa scelta processuale. Il ricorso è stato quindi considerato avanzato per motivi non proponibili in questa fase e trattato con procedura semplificata (de plano), senza udienza.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

La decisione in commento conferma un orientamento consolidato e offre un’importante lezione pratica. La scelta di aderire a un concordato in appello è una decisione strategica che deve essere attentamente ponderata insieme al proprio difensore. Se da un lato offre il vantaggio di una pena certa e ridotta, dall’altro comporta la rinuncia quasi totale a ulteriori contestazioni. Tentare di ‘riaprire i giochi’ in Cassazione su questioni coperte dall’accordo non solo è destinato all’insuccesso, ma comporta anche conseguenze economiche negative, come la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

È sempre possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa con concordato in appello?
No, il ricorso è ammesso solo per motivi tassativamente previsti dalla legge, come vizi nella formazione della volontà di accordo, una sentenza difforme da quanto pattuito o la mancata dichiarazione di una causa di prescrizione già maturata al momento della decisione.

Se si accetta un concordato in appello, si rinuncia a far valere l’esistenza di cause di proscioglimento?
Sì, secondo l’orientamento della Corte di Cassazione, l’adesione all’accordo sulla pena implica la rinuncia agli altri motivi di impugnazione, inclusa la contestazione relativa all’omessa motivazione sulla sussistenza di cause di proscioglimento.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di concordato in appello viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un ricorso per motivi non consentiti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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